C’era una volta in un villaggio dell’Africa subsahariana due sorelle che, orfane di entrambi i genitori, condividevano la stessa abitazione da sempre.
Il destino, però, le aveva private non solo di affetti importanti ma aveva giocato loro per di più un brutto tiro : entrambe erano nate con la gobba.
Infatti, quando uscivano per andare al mercato, la gente, ridacchiando, le appellava così : ecco le “dromedarie” !
Le due donne non ci facevano molto caso tanto ormai erano abituate ad essere beffeggiate.
Un giorno, una di loro, la più mansueta e generosa, si ammalò.
E l’altra, la più intraprendente, per fare fuoco per la notte e riscaldare la capanna, andò in cerca di legna in foresta.
Fatta un bel po’ di strada, vide all’improvviso un’abbondanza di fascine come non mai e, per giunta, tutte ben accatastate. Diciamo invitanti.
Non si trattenne,infatti, neanche un po’ e se le caricò in spalla, convinta di poter fare ritorno a casa.
Ma all’istante spuntò fuori una strega, che inveì con veemenza contro di lei e le ordinò di abbandonare subito il carico.
E poi la invitò a seguirla perché, in foresta, c’era un sabba di streghe.
La nostra donna la seguì senza fiatare e , soprattutto, tutta tremante di paura per l’incertezza del suo destino.
Giunte che furono nel luogo deputato, tra balli e canti anch’ella fu invitata ad un unirsi prima al coro e alle danze in collettivo e, successivamente, a prodursi in un “a solo” per amatori del genere.
La sua voce e le sue movenze piacquero così tanto che tutte le streghe, di comune accordo,eccitate dall’eleganza dello spettacolo, con una formula magica segretissima, le fecero dono di una schiena dritta e liscia nella sua bella pelle color ebano.
La donna, cui non parve vero il miracolo, ringraziò e si accomiatò e ebbe anche il permesso di portare con sé le fascine per fare il fuoco.
Giunta a casa l’altra sorella, che nel mentre era sfebbrata, si accorse della magia e volle provare anche lei a raggiungere la foresta e le streghe per avere, se le fosse riuscito, il medesimo trattamento.
Tuttavia non fu così come lei supponeva.
Alle medesime streghe i suoi canti non piacquero e la sua voce la trovarono terribilmente stonata come sgraziate le movenze nella danza.
Perciò ,mogia mogia,la sfortunata ritornò al villaggio, inseguita per lungo tratto dalle invettive delle streghe, che le rimproveravano addirittura di avere osato presentarsi al loro cospetto.
Triste e sconsolata,una volta a casa,la poverina raccontò tutto alla sorella. Ma questa non la lasciò neanche terminare e le disse di non rammaricarsi in quanto sarebbero ugualmente rimaste assieme e non ci sarebbe stato alcun pretendente, capace di allontanare loro due, una dall’altra. Si trattasse pure dell’uomo più bello e più ricco del circondario.
Anzi precisò :<< Io sarò il cammelliere e tu il dromedario. Per sempre. Come è stato finora.>>.
E così fu per davvero.
Tanto che adesso, che sono trascorsi molti anni da quel giorno, le due sorelle sono ancora lì.
Sono solo un po’ invecchiate.
E chi passasse da quelle parti e sbirciasse dentro la loro capanna, da bravo osservatore, potrebbe proprio dire a proposito delle “due” il classico adagio.
E cioè : “due cuori e una capanna”.
Marianna Micheluzzi (Ukundimana)