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In quelle poche occasioni in cui riesco a seguire la TV e le discussioni di politica, resto quest'anno veramente confuso sui temi. A ripensarci bene questa non è una sorpresa: negli ultimi vent'anni (e forse anche prima, ma vallo a ricordare...) non si discute più di temi reali, ma ogni occasione è buona per fare da un lato teatro, e dall'altra per dire quello che gli altri non fanno, non hanno fatto e non faranno. E' veramente irrituale che si vada a parlare di quello che il proprio partito e magari addirittura la propria persona in qualità di rappresentante andrà a fare ovunque ci siano le elezioni.
Tutto questo è ovviamente demoralizzante, ma ha in sé il germe della disfatta. Se da un lato per recuperare da una situazione difficile si deve avere il coraggio di riconoscere i problemi reali, dall'altro il disfattismo è un segno di abbandono della speranza che non porta da nessuna parte. Essere seduti in poltrona a fare gli allenatori della Nazionale, quelli che sanno sputare sentenze sulle scelte riuscendo però facilmente poi a lavarsi le mani della responsabilità di decidere alcunché, è internazionale e interculturale. Tuttavia è uno spirito che si è radicato profondamente nella cultura italiana. Non so dire se il vittimismo di Berlusconi e gli infiniti anni della sinistra siano stati gli autori di questo copione, ma di certo per quanto mi riguarda, il movimento 5 stelle ha assorbito questo atteggiamento. Grillo è poi un maestro della comunicazione e sa adattarsi meravigliosamente alle situazioni più disparate sfruttando a suo piacimento giornali e telegiornali affamati di infamie e raggirati senza posa. Bravo a lui e ai suoi che vedo avvicinarsi sempre più al loro modello e alla sua capacità di abbattere gli avversari in maniera raramente fine ma di certo efficace.
Ma il problema Elezioni Europee resta ed è pesante. Quegli illusi che pensano che la nostra economia sarebbe in grado di svincolarsi dal giogo sovranazionale, a cosa mirano andando in Europa? Quelli che vogliono liberarci dall'Euro, che cosa andranno a dire a Bruxelles? Gli altri che invece vogliono ottenere politicamente di più, che cosa contano di fare nel parlamento?
Nessuno parla di quello che realmente si vuole ottenere. Nessuno ha una visione che riesca a superare l'arco alpino. Mentre dovrebbero tutti capire cosa può venire all'Italia dal Nord, girando anche magari gli occhi a Est, Ovest e Sud, la concentrazione è sempre verso Roma e il governo. Abbatterlo lo scopo di vaste aree del parlamento. Vivacchiarci lo scopo di troppi altri.
Il punto critico è la mentalità: si pensa solo egoisticamente a come trarre un beneficio senza sporcarsi troppo le mani e tenendo in tavola non un piatto di spaghetti al pomodoro, ma delle linguine agli scampi. E questa deviazione dell'ottica si è talmente distribuita che rimboccarsi le maniche e pensare ad azioni concrete rischia di diventare un'anomalia contraria a ogni ragionevolezza.
Io non so se il governo stia facendo qualcosa di quello che ha promesso. A volte mi sembra ci siano scelte che andrebbero un pò approfondite. In altri casi però ho l'impressione che in un disperato tentativo, ci sia dietro a Renzi un gruppo di persone che delle cose le vuole fare. Ho già detto in passato che bisogna tentare e correggere quando non si è sicuri. Confermo che ci deve essere spazio per degli esperimenti che abbiano i migliori presupposti di riuscita. Se si rivelassero errati, se fatti in buona fede, la ruota girerebbe dando spazio al prossimo concorrente. Ma non riesco più a sopportare chi critica a 360 gradi perchè non è in grado di riconoscere altro che i rischi e mai le opportunità. Ancor peggio coloro che sono oltre il pessimismo cosmico e che sanno solo dire che andrà male. Ma a chiedergli cosa migliorare si trincerano dietro un temibile non lo so...
Nell'ottica di un futuro possibile, bisogna accendere la luce in una stanza che è avvolta dalle tenebre del tramonto, e anche se si è stanchi e scoraggiati, bisogna mettersi a lavorare fino a tardi per far rinascere un sentimento di speranza.
A me piacerebbe tornare in Italia per lavorare come faccio qui, a volte fino allo sfinimento. Lo faccio per lo stipendio, certo, ma anche perché sento che sto mirando a ottenere qualcosa che sia valido per una organizzazione di persone che hanno l'obiettivo di continuare a mangiare. Ingigantendo la cosa, chiunque lavora per lo stato deve farlo affinché lui e tutti gli altri cittadini possano continuare a mangiare, sorridere, avere figli e godersi anche la vita quando possibile. Con un cambio di mentalità, con una scrollata forte e una svegliata a chi ormai si è spiaggiato, l'Italia deve ricominciare a nuotare e stare in una delle corsie della piscina di una finale olimpica. Non importa essere sul podio, ma basta tuffarsi in quell'acqua e dare tutto.
Incomincino i governanti, gli imprenditori e tutti quelli che hanno dei bottoni da premere, ma poi continuino tutti per proprio conto, perché dopo la comprensibile delusione di una serie lunghissima di disastri e di scelte orribili, si deve provare il tutto per tutto. Insieme, per chi può...
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