di Davide PiacenzaL
e elezioni presidenziali americane del 6 novembre 2012 le ha vinte innanzitutto Bill Clinton. Il perché è presto detto: dopo il tragico primo dibattito del 3 ottobre scorso a Denver, Obama aveva distrutto il suo vantaggio, regalando senza ragione apparente punti al suo sfidante. Il Presidente sembrava impreparato, quasi arrendevole. Alla fine dei tre dibattiti il “vero” vincitore si chiamava Mitt Romney, il “good debater” (cit. Barack Obama) che aveva saputo mostrarsi prima acuto e incalzante, poi cauto e sulla difensiva, quindi moderato e quasi presidenziale.
Il fatto è che, appunto, il candidato Democratico poteva contare sull’appoggio di un personaggio (prima che un uomo politico) fuori dal comune, un vero gigante della politica americana e mondiale: Bill Clinton, apparendo alla convention di Charlotte, aveva riportato l’entusiasmo fra le fila dei Democratici. Poco importa se – come qualcuno ha ipotizzato – per spianare la strada ad un’eventuale candidatura a Presidente della moglie o meno, ma l’appoggio formale di Clinton a Obama ha costituito la vera svolta della campagna elettorale. Politica, strategica e simbolica. Una svolta così netta che nemmeno il disastro del primo dibattito ha potuto annullarne completamente gli effetti. Il Presidente del “Sex Gate” non solo ha riaffermato sé stesso, dimostrando di poter ancora fare la differenza, ma ha anche restaurato quel legame tra Obama e parte del suo elettorato che nei quattro anni di recessione si era andato affievolendo.
C’è poi da considerare il fattore Tea Party: in diverse riprese la campagna di Obama ha dipinto (non senza qualche ragione) il ticket Romney-Ryan come schiavo dell’ala più populista e anti-intellettuale del partito Repubblicano. Guardando agli esiti dell’Election Day parrebbe che l’accostamento sia sostanzialmente riuscito, nonostante l’ostentata moderazione del Romney dell’ultimo periodo. Oggi, a soli pochi mesi dai deliri dei “birthers” e di Donald Trump, lo speaker GOP della Camera John Boehner ha preso ufficialmente le distanze dalla corrente estremista di Sarah Palin, dichiarando che il suo partito è pronto a trovare compromessi coi Democratici.
I prossimi quattro anni, comunque, dovrebbero segnare una netta crescita occupazionale, non lontana dalle cifre promesse in campagna elettorale da Romney. Una doppia vittoria, per Obama.Four more years, mr President.