Magazine Salute e Benessere

le fantastiche avventure della Fenice: effetti collaterali di un bel corpo su di un cavallo

Creato il 15 giugno 2011 da Lafenice
ed eccoci qui riuniti per un nuovo capitolo della saga "le fantastiche avventure della Fenice".
oggi vorrei raccontarvi un pò della mia più che promettente carriera di amazzone... O per lo meno, dei miei tentativi di rimanere in groppa ad un cavallo alto almeno il doppio di me e con la simpatica abitudine a mordere tutto ciò che ritiene più o meno commestibile.
andiamo con ordine: giungo al maneggio abbastanza assonnata, dopo un mattino trascorso a ordinare l'inordinabile, ovvero il caos che regna sovrano nel mio piccolo angolo di Paradiso, la mia stanza. Sapete, volevo liberarmi da tutta quella marea di appunti di vari esami (per la cronaca, la Passione della Fenice si è conclusa con un bel 26 ed un 29!) ed era anche necessario ricordare a me stessa che l'armadio è fatto per contenere i miei vestiti, funzione che invece la sedia o il davanzale non possono avere.. ad ogni modo! Raggiungo il maneggio con l'occhietto stanco, desiderosa di dedicare qualche momento a me stessa, rilassandomi e dimenticando l'università.. quando appare.
Inizialmente credevo fosse frutto della mia mente lievemente stanca, la rappresentazione vivente di ogni mio recondito (e primordiale) desiderio, ma poi mi rendo conto che è vero: uno dei ragazzi più belli che abbia mai incontrato, sta giocando con uno stallone alto almeno due metri.
sorride: tonfo al cuore. sembra che i suoi denti brillino di luce propria!
salta in groppa al cavallo ed entra nel recinto: è atletico, terribilmente atletico.
la maglia a maniche corte bianca aderisce perfettamente al suo corpo muscoloso..
"basta Fenice, pensa a microeconomia ed ogni impulso sparirà" mi dice Fen, capendo la situazione di immensa crisi nella quale mi trovavo.
aveva giocato la parte migliore, la microeconomia: ebbene si, come il latino ha lo stesso effetto di una bella doccia fredda.
almeno fino al momento in cui lui non scende da cavallo per poi accarezzarlo sul muso. altro tonfo al cuore.
"o scappi, o scappi" mi incalza Fen. come al solito ha ragione.
Prendo i miei Carrera dalla borsa, li indosso in modo da coprirmi buona parte del viso, accarezzo l'idea di coprire con un braccio quel poco del mio volto ancora visibile, in modo da evitare di guardarlo (idea che ho abbandonato immediatamente perchè, dannazione, io volevo guardarlo) e mi avvio verso la pista della scuola americana.
"ciao Fenice" mi saluta festante N. la mia istruttrice. Ricambio felice di aver appena salvato me stessa da una violenta crisi ormonale, quando lei tocca uno degli argomenti sui quali sono più sensibile al momento (oltre alla mia singletudine, questo è chiaro).
"Dimmi carissima, quanto sei alta? mi serve per la sella"
dall'alto del mio metro e cinquantacinque, la guardo un pò perplessa ed esclamo. "beh poco".
colpita dall'ilarità che le mie innocenti parole hanno scatenato, affosso il mio collo tra le spalle, decidendo di mentire spudoratamente (no dai non ho mentito poi così tanto..).
"dai non saprei... direi un metro e sessanta!".
Il momento in cui sono salita a cavallo, ho pregato in greco antico affinchè il bel cavallerizzo non fosse nei paraggi.
problema numero uno: i miei skinny jeans non mi permettevano di piegare la gamba sinistra sufficentemente.
problema numero due: l'incredibile forza delle mie braccia, quasi non mi permetteva di issarmi sulla schiena del cavallo.
problema numero tre: l'urletto selvaggio che, una volta salita, la mia gola ha automaticamente emesso. il cavallo non lo ha apprezzato particolarmente e per poco non mi fa cadere a terra.
Grazie.
a tutto questo è da aggiungere anche la presenza del fantastico fantino che girava avanti ed indietro portando una numero non meglio precisato di cavalli nei loro recinti. e guardava nella nostra direzione.
fantastico.
Fortunatamente la successiva ora è passata senza grossi intoppi: anche se i miei occhi spesso e volentieri vagavano per tutto il maneggio alla ricerca di colui che d'ora in poi chiamerò Prince (ricordando il principe azzurro che arriva sul suo cavallo bianco...questi sono i primi segni di cedimento di questa mia mente annoiata dalla singletudine!), una volta sopra Asia (la mia cavalla) ho iniziato a sentirmi a mio agio. il trotto è un gioco da ragazzi (soprattutto se è l'istruttrice a tenere il cavallo!) ed ho anche imparato a guidarlo (spostando gentilmente le redini a destra e a sinistra).
quando me ne sono andata dal maneggio non stavo nella pelle: adoro l'equitazione!
ma vi dirò che anche Prince non è niente male..
"uno così è fidanzato, questo è certo" mi sta dicendo Fen, anche ora.
non potete immaginare quanto io sia tentata a mandarla a quel paese..
E domani il secondo round al maneggio: sperando di non rivedere nuovamente Prince. Il mio debole cuore non potrebbe resistere!
Buona serata e buona fortuna a tutti!

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog