La prossima settimana a quest’ora ci guarderemo tutti in faccia. Sul bus, a lavoro, a pranzo o a cena con gli amici gli sguardi si incroceranno per intuire, senza il coraggio di chiedere, la soddisfazione, la rabbia o l’assoluta indifferenza sui risultati delle urne.
Come andrà a finire? Non lo so, ma so come tutto è iniziato per me, so come mi sentivo appena qualche settimana fa. Un’anima in preda all’indecisione più assoluta, che non vedeva scelta in un panorama apparentemente colmo di scelte politiche possibili. Mi sono infuriata con me stessa perché lasciare la scheda bianca è come regalare voti ai politici che non voglio più rivedere. Volevo votare, ma non sapevo chi scegliere.
Poi ho iniziato a ragionarci e a cambiare completamente punto di vista sulle elezioni. E alla fine la scelta si è palesata senza ombre.
Non cito partiti o politici. Parlo solo del mio ragionamento, poi ognuno di voi, se vorrà, tirerà le sue conclusioni.
Amo il mio paese, di un amore che non vi so spiegare. Vi ho già raccontato della mia fuga dall’Italia all’Australia e di come abbia riscoperto l’amore per la mia nazione vivendo così lontano. Amo il Belpaese e il suo popolo con i suoi difetti. E non capisco perché chi ci governa e ci ha governato abbia fatto ben poco di buono e molto di dannoso per quello che dovrebbe essere il suo paese e che dovrebbe amare almeno tanto quanto lo amo io.
In realtà è semplice da capire: i nostri politici non amano l’Italia come l’amiamo noi, l’hanno spremuta come una mucca da latte per il loro personale tornaconto e chissenefrega della salute della mucca. Se muore, pazienza.
Allora quel senso di schifo per tutti, quel senso di nausea che non voleva farmi votare per nessuno si è trasformato in estrema incazzatura. Ho la mia piccola occasione per cambiare le cose, non posso non votare per protesta.
Devo votare per protesta.
I governanti non sono come noi, e noi non ce li meritiamo. E’ vero, ho scritto che gli italiani stanno con i furbi e non posso negarlo.
Ma non siamo un popolo di stronzi e profittatori. C’è gente che fa del bene fra di noi, c’è gente buona tra gli italiani che oltre a cercare il proprio benessere prova a fare qualcosa per gli altri. Ci sono giovani brillanti che hanno come unico sogno quello di aver un futuro in Italia. Ci sono delle brave persone tra gli italiani e sono molto più numerose di quello che pensate. E queste persone non si meritano chi ci governa.
Da arrogante quale sono mi ci metto pure io tra queste brave persone. E mi incazzo. E allora penso che ci vorrebbe qualcuno in grado di scardinare il sistema, di fare pulizia e me ne frego se non ha la preparazione di altri politici che ci hanno rovinato con la loro preparazione. Me ne frego se anche lui ha degli scheletri nell’armadio (i santi non esistono in politica). Ma lui e quello che rappresenta, a differenza di tutti gli altri soliti cialtroni, almeno non mi ha ancora deluso. E lui è solo un mezzo, non un fine.
L’Italia ha bisogno di un buon scassinatore che con un ottimo grimaldello butti giù la porta marcia del nostro paese. Quella porta che cela dall’altra parte disonestà e corruzione.
Poi, una volta buttato via questo marciume, il gentile scassinatore (che rappresenta il mezzo) farà entrare i giovani, volti freschi e si spera puliti che possano far ripartire il paese (il fine).
Mi sto aggrappando a questo, perché non vedo altro. Io non vedo alternative, non vedo altre scelte migliori. Ne vedo solo di peggiori. Si può scegliere questo o optare per il solito tunnel senza fondo cui ormai ci hanno abituati i governanti italiani di destra e di sinistra.
L’opzione di non votare non è plausibile. Allora per chi votare? Adesso l’ho capito e quando traccerò quella croce su quel simbolo lo farò piano, pensandoci e perché no, pregando pure di stare facendo la cosa giusta.
Perché scrivere quella croce mi spaventa, diavolo se mi spaventa. E’ un autentico salto nel buio.
Ma ci vuole qualcosa di straordinario e anche di rischioso per cambiare il paese. Quando si sarà fatta pulizia allora ci sarà posto per le brave persone e le facce pulite che potranno ricostruire il paese , ma finché a vincere saranno sempre gli stessi, l’Italia continuerà a essere spremuta come una vacca e lasciata piano piano morire o salvare da altri paesi che a quel punto ci controlleranno in tutto e per tutto ( e alcuni hanno già iniziato).
Non finiremo a saccheggiare i supermercati come la Grecia, ma finiremo controllati da altre nazioni che bramano la nostra potenza economica. Non so, delle due situazioni, cosa è peggio.
Per evitare questi possibili scenari ci vuole una rivoluzione. E non parlo di forconi e manganelli, la violenza non serve a nulla. Parlo della rivoluzione parlamentare se così la possiamo chiamare, un bel ripulisti generale.
Ci sarà terra bruciata dopo, ci sarà un marasma generale, confusione, incertezza? Quel che sarà sarà, ma almeno avremmo dimostrato di avere le palle per cambiare le cose, di lavare i nostri panni sporchi in casa nostra senza che siano altri paesi a dire come lavarceli.
E’ arrivato il momento di cambiare, sul serio. Domenica e lunedì sono i giorni per farlo.
Io ho fatto la mia scelta che avrete certamente capito e che alcuni di voi (spero pochi) probabilmente non condivideranno.
La prossima settimana, quando ci guarderemo tutti in faccia, spero lo faremo con un leggero sorriso sulle labbra e le farfalle nello stomaco.
Per una volta lasciatemelo sperare.