di Gaetano Montefrancesco
C’è un legame tra il Natale, il Carnevale, la Quaremma, le Tavolate di San Giuseppe.
L’elemento che unisce queste ricorrenze così diverse tra di loro è il Cristianesimo. Quando nel mondo antico, quello dell’Impero romano per intenderci, si diffuse la religione cristiana, ogni aspetto della cultura e della civiltà antica venne gradualmente modificato e dovette adattarsi ai principi della nuova religione.
Il Cristianesimo da una parte volle “sconfessare” abitudini e tradizione pagane e creare una certa discontinuità con il passato, dall’altra cercò di adattarsi alle tradizioni preesistenti, rinnovandole, per quanto era possibile.
Il venerdì, per esempio, era il giorno della settimana preferito dagli Egizi, dai Greci, e anche dai Romani. Nel paganesimo il venerdì era considerato “fortunato”, un giorno da onorare, “amico”, perché spartiacque tra lavoro e riposo.
Con l’avvento della tradizione cristiana che fissa di venerdì la crocifissione e la morte di Gesù Cristo, questo giorno ha assunto un aspetto “negativo”, che dura fino ai nostri giorni. Di venerdì, infatti, solo eccezionalmente si celebrano matrimoni, pur essendo il giorno della settimana dedicato a Venere , dea dell’amore.
Per quanto riguarda le feste, alcune vennero cristianizzate, altre, invece, non potendo essere modificate completamente perché troppo radicate nelle abitudini della gente, si tentò di orientarle in modo che non divenissero occasioni per contravvenire ai principi morali della nuova religione.
In particolare, nel periodo che va dall’inizio dell’inverno alla primavera, il ciclo delle feste pagane legate al ritorno della luce, alla fine dell’inverno, all’arrivo della primavera e alla rinascita della natura, venne sostituito con il ciclo delle feste liturgiche incentrate sulla vita di Gesù Cristo: nascita, crescita, morte e resurrezione.
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