Le fiere di Bolzano

Da Loredana V. @lorysmart

Nonostante fosse meno importante di Trento e Bressanone, ambedue principati vescovili, Bolzano, per la sua posizione relativamente vicina al passo del Brennero e all’incrocio delle grandi vie di comunicazioni tra nord e sud, diventò ancora in epoca medievale un importante centro per il commercio: qui si incontravano infatti mercanti provenienti dall’area lombardo-veneta con quelli delle regioni tedesche. Oltre ai mercati settimanali, che interessavano solamente le popolazioni residenti, si tenevano infatti diverse fiere, le più importanti delle quali erano quelle di metà Quaresima che aveva luogo ovviamente in primavera, e la fiera di san Bartolomeo che si teneva invece il 24 di agosto(*), cui si aggiunsero in epoca più tarda  quelle di sant’Andrea e quella del Corpus Domini.

*( inizialmente nata come fiera di san Genesio che si teneva il 25 di agosto.)

In vari atti notarili del 1237 sono citati commercianti provenienti non solo dal vicino Trentino (principalmente Rovereto e lago di Garda), dal Friuli, dal Veneto (Padova e Verona) dalla Germania (Muenchen, Regensburg, Augsburg, Kostanz) .

I commercianti scambiavano per lo più i prodotti locali come vino, pelli, cuoio, con le merci provenienti da fuori: stoffe di lana grezza che veniva poi lavorata e tinta in loco,  cotone e seta, cereali, olio. Molti di questi scambi che avvenivano per lo più con la forma del baratto compensando le differenze in moneta, causavano ovviamente delle controversie, per dirimere le quali fu istituito il Magistero Mercantile.

Artefice dell’operazione fu Claudia de’ Medici, arciduchessa vedova di Leopoldo V, reggente del Tirolo per conto dei due figli ancora minorenni, che aveva istituito i privilegi sui mercati bolzanini.

Il Magistero constava di due Istanze presiedute da  un Console e da due consiglieri, scelti tra i contrattanti che dovevano iscriversi in un apposito registro. Per garantire equità nei giudizi, se la prima istanza era presieduta da un console di lingua tedesca i due consiglieri dovevano essere di lingua italiana, e nella seconda istanza i ruoli venivano scambiati. Questo per evitare cause che comportassero l’intervento di avvocati, senza dover corrispondere onorari e anche perché i magistrati, essendo scelti tra i commercianti stessi, erano competenti in materia. Le spese “legali” venivano saldate con i proventi dei dazi imposti sulle merci che i mercanti pagavano alle dogane  della città, sui ponti presso il torrente Talvera ed il fiume Isarco.

Esiste un corposo archivio concernente tutte queste cause, meticolosamente registrate e protocollate a cura del Cancelliere.

Via via le fiere bolzanine acquisirono sempre maggior importanza e nel 1734 si contarono ben 85 iscritti nei registri dei commercianti che per avere questa registrazione dovevano aver partecipato almeno a due manifestazioni.  Nel 1718 si rese necessario adeguare la disciplina cambiaria a quella degli altri mercati, Venezia ed Augsburg e tale ordinamento venne confermato pure dall’imperatrice Maria Teresa d’Austria. In base ad un ordinamento del 1775, i prodotti provenienti dall’estero vennero assoggettati a dazi pesanti, incluse le merci movimentate tra il Tirolo e l’Austria.

Nel 1780 il regime daziario fu ulteriormente inasprito dall’imperatore Giuseppe II, che istituì ben 4000 stazioni daziarie. Questo regolamento causò notevoli danni alle fiere di Bolzano tanto che il Magistero Mercantile, dietro le pressanti richieste dei commercianti locali, si fece interprete delle loro lagnanze e riuscì a far abrogare le norme vessatorie. Il Magistrato mercantile era dotato di un proprio sigillo il cui emblema, con il motto “Ex merce pulchrior” è stato raffigurato anche in un quadro sito nel Salone d’onore del Palazzo Mercantile.



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