La scorsa settimana un giovane sviluppatore e designer di San Francisco, Tyler Pearson, CTO (Chief Technology Officer) della startup Bubblenews, ha pubblicato su Github il codice di un semplice software per analizzare le liste di following su Twitter a partire dagli utenti inseriti in una lista. Sul suo blog Tyler mostra e commenta i risultati di alcuni esperimenti fatti su liste Twitter famose, soprattutto legate al mondo dei media.
Tra le più interessanti c’è quella dello staff del New York Times: circa 780 account dei giornalisti e collaboratori del giornale che a loro volta seguono migliaia di altri account da cui proviene, almeno in parte, la loro dieta quotidiana di informazione. Il software prende in input una lista Twitter, scarica tutti gli account contenuti in essa, poi scarica tutti i loro following e ne conta le occorrenze. Il risultato è appunto una lista di fonti Twitter dei giornalisti del NYT (le prime 1000), che hanno rilevanza diversa a seconda del numero di giornalisti dello staff che le seguono. Da questa lista abbiamo prodotto una word cloud con Tagul, in cui ogni fonte è cliccabile e porta direttamente al relativo account twitter.
Praticamente tutto lo staff segue l’account ufficiale del NYT e anche quest’ultimo segue sostanzialmente tutto il proprio staff (di fatto @nytimes segue SOLO il proprio staff, che pesa per più dell’80% sul totale dei following). Inoltre poco meno della metà delle fonti più seguite dai giornalisti del NYT sono seguite a loro volta dall’account ufficiale del NYT stesso (478 account della Top 1000 sono anche following del @nytimes). Sembra emergere una certa autoreferenzialità della redazione allargata del NYT su Twitter, confermata dal fatto che ben 426 account della Top 1000 fanno parte dello stesso staff e di questi il 60% occupa la parte alta della classifica: come a dire, al New York Times si ascoltano e si parlano tra loro, almeno su Twitter.