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Le fonti Twitter della redazione del New York Times

Creato il 21 ottobre 2014 da Pedroelrey

La scorsa set­ti­mana un gio­vane svi­lup­pa­tore e desi­gner di San Fran­ci­sco, Tyler Pear­son, CTO (Chief Tech­no­logy Offi­cer) della star­tup Bub­ble­news, ha pub­bli­cato su Github il codice di un sem­plice soft­ware per ana­liz­zare le liste di fol­lo­wing su Twit­ter a par­tire dagli utenti inse­riti in una lista. Sul suo blog Tyler mostra e com­menta i risul­tati di alcuni espe­ri­menti fatti su liste Twit­ter famose, soprat­tutto legate al mondo dei media.

Tra le più inte­res­santi c’è quella dello staff del New York Times: circa 780 account dei gior­na­li­sti e col­la­bo­ra­tori del gior­nale che a loro volta seguono migliaia di altri account da cui pro­viene, almeno in parte, la loro dieta quo­ti­diana di infor­ma­zione. Il soft­ware prende in input una lista Twit­ter, sca­rica tutti gli account con­te­nuti in essa, poi sca­rica tutti i loro fol­lo­wing e ne conta le occor­renze. Il risul­tato è appunto una lista di fonti Twit­ter dei gior­na­li­sti del NYT (le prime 1000), che hanno rile­vanza diversa a seconda del numero di gior­na­li­sti dello staff che le seguono. Da que­sta lista abbiamo pro­dotto una word cloud con Tagul, in cui ogni fonte è clic­ca­bile e porta diret­ta­mente al rela­tivo account twitter.


Pra­ti­ca­mente tutto lo staff segue l’account uffi­ciale del NYT e anche quest’ultimo segue sostan­zial­mente tutto il pro­prio staff (di fatto @nytimes segue SOLO il pro­prio staff, che pesa per più dell’80% sul totale dei fol­lo­wing). Inol­tre poco meno della metà delle fonti più seguite dai gior­na­li­sti del NYT sono seguite a loro volta dall’account uffi­ciale del NYT stesso (478 account della Top 1000 sono anche fol­lo­wing del @nytimes). Sem­bra emer­gere una certa auto­re­fe­ren­zia­lità della reda­zione allar­gata del NYT su Twit­ter, con­fer­mata dal fatto che ben 426 account della Top 1000 fanno parte dello stesso staff e di que­sti il 60% occupa la parte alta della clas­si­fica: come a dire, al New York Times si ascol­tano e si par­lano tra loro, almeno su Twitter.


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