Anche questa sera sono costretto ad affrontare un argomento che, mio malgrado, ero quasi deciso a non toccare o comunque toccarlo solo occasionalmente e non così spesso come sta accadendo fra ieri e oggi.
Ma i giorni che stiamo vivendo sono giorni di squallore, vergogna e paura (in senso lato, ma non tanto) e mi vedo obbligato a tornarci su.
Ogni giorno è diverso dall’altro, ogni giorno si pensa che il fondo sia stato toccato, e invece si scopre che il pozzo è molto più profondo di quanto non si potesse credere.
Esaurite le dovute premesse, cerco di andare al nocciol0 della questione.
Ieri sera, al termine della trasmissione “Parla con me”, su RaiTre, era prevista la messa in onda dei sette minuti finali de “Il Caimano” di Nanni Moretti, la famosa sequenza nel quale il protagonista, che incarna sullo schermo il personaggio di Berlusconi, venendo condannato alla detenzione, incita il popolo e i suoi sostenitori alla rivolta contro la magistratura. Creando così le basi per un più che probabile colpo di Stato.
Evidente era l’allusione alla “causa allo Stato” alla quale il vero Berlusconi ha minacciato di adire, insistendo ancora una volta, l’ennesima, sulla strada della persecuzione personale e della magistratura corrotta e di parte, cancro, a suo dire, di una società che lo vuole eliminare.
Piccola parentesi: ma se un uomo è innocente e crede nella Giustizia e nella Legge, perchè dovrebbe rifiutarsi di comparire in un Tribunale nel quale, oltre agli accusatori, sono previsti giudici imparziali e avvocati di parte?
Vabbe’ cose note e stra-note e chiusa parentesi.
Comunque questa allusione ha mandato nel panico i soliti solerti dirigenti di Mamma Rai, in primo luogo il vice-direttore Antonio Marano (compagno di merende del tristemente noto Masi) il quale ha disposto che fossero trasmessi soltanto tre dei sette minuti previsti.
Risibile la motivazione: i minuti erano troppi e avrebbero svalutato il prodotto, pregiudicando la futura trasmissione del film. Tanto risibile che lo stesso Moretti, in accordo con uno degli autori del programma ha deciso di annullare la messa in onda di questi minuti, giudicando monca e priva di senso la sequenza senza prosecuzione.
Mai caso di censura fu più palese è la triste e ovvia verità.
E così mi viene in mente Pudovkin e la sua teoria sul montaggio come forbici poetiche che intervengono direttamente sulla narrazione e diventano narrazione stessa, il linguaggio vero e proprio del cinema.
E così mi viene da aggiungere che di forbici così poco poetiche è difficile scovarne in giro, eppure in Italia abbondano sempre più.