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Le formiche della città morta

Creato il 15 maggio 2014 da Taxi Drivers @TaxiDriversRoma

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Anno: 2013

Distribuzione: NeroFilm 

Durata: 80′

Genere: Drammatico

Nazionalità: Italia

Regia: Simone Bartolini

Data di uscita: 16 Maggio 2014 (Nuovo Cinema Aquila – Roma)

Opera prima del regista Simone Bartolini, Le formiche della città morta ci offre un affresco (neo)realistico di uno spaccato di vita, di città e di vita di città.

Ad esserne protagonisti sono i ragazzi de-solati di una Roma buia e nascosta, ora dai negozi, ora dal traffico, ora dagli occhi socchiusi di chi non vuole vedere né sapere.

Primo fra tutti l’aspirante rapper Simon Pietro, disoccupato, eroinomane e quindi spacciatore, stretto ormai in un circolo di azioni-bisogni-sentimenti di cui non si conosce l’inizio e non si intravede la fine. Attorno a lui, un microcosmo di personaggi senza futuro, di luoghi senza luce, di gesti nudi e crudi di cui non si svela, però, mai la causa.

Se nel primo episodio di Caro diario seguivamo con sguardi e orecchie all’erta Nanni Moretti (protagonista nonché regista del film) per le strade assolate e semideserte di Roma, imbrattate solo del colore delle sue stravaganti riflessioni, nel lungometraggio d’esordio di Bartolini gli occhi dello spettatore seguono Simon P a cavallo del suo sgangherato motorino per le strade dei quartieri non patinati della Capitale. Alla ricerca spasmodica dei soldi, dell’eroina, poi ancora dei soldi. E dell’eroina.

Così il film inizia. Così finisce. Come la giornata: inizia e finisce.

Pregio del film, certamente, è quello di presentare “con onestà e senza paura un’immagine cruda e disperata della città”, come ha sottolineato il regista stesso. A ben vedere dopo il più fortunato Amore tossico e l’ingiustamente meno conosciuto L’imperatore di Roma, sono tendenzialmente mancati ritratti audaci di un underground romano che non è mai venuto meno e che come tutto ha subito e sta subendo delle trasformazioni. Trasformazioni che meriterebbero l’esame attento di una lente d’ingrandimento.

Realismo quindi: dei gesti, dei dialoghi, dei personaggi, degli attori, tra cui spiccano il protagonista Simon Pietro Manzari (peraltro meglio conosciuto come Simon P del collettivo rap Quarto Blocco) e Rachele Romano, che nel film interpreta la ragazza del giovane rapper. Entrambi alla loro prima prova cinematografica si impongono per la lucidità dell’approccio, per una recitazione che non è mai leziosa ma immediata e genuina.

 Ma ‘senza colpo ferire, senza fare rumore, l’orologio batteva i suoi colpi’ e il film, a un certo punto, è terminato.

Senza spiegazioni, dimentico della necessità che a un prodotto del genere si impone ancor più: quella di penetrare i personaggi, di raccontarne le ferite o le pulsioni dell’anima, le ragioni, le paure, le curiosità che si celano dietro un gesto – quello della siringa infil(z)ata nel braccio – che culturalmente non solo non viene accettato ma guardato con timore ed orrore.

Bartolini purtroppo si concentra affascinato sulla cornice ma del quadro ci offre solo “due schizzi”.

Chi è Simon Pietro? Chi è Rachele? Chi sono Gaia e Nina? Da dove vengono, dove vanno i loro pensieri, da quale direzione arrivano le loro vite?

Non lo sappiamo. Il regista si sofferma con ostentazione sulla rete spasmodica dei (sempre uguali) movimenti che il protagonista compie: cercare – comprare – vendere – cercare – comprare – vendere. Ma non ci suggerisce nulla sulle cause e poco, in effetti, sulle sembianze stesse dell’eroina.

Bella però, la scena finale dei due corpi nudi di Simon P e di Rachele, abbandonati sul letto e fatti. Efficace il breve racconto per immagini che, almeno in dirittura di arrivo, Bartolini ci concede sul viaggio personale del protagonista attraverso l’eroina, sui passeggeri desideri e timori di cui diventa vittima e artefice allo stesso tempo.

Presentato al Riff – Rome Indipendent Film Festival 2013, Le formiche della città morta, prodotto e distribuito dalla NeroFilm, uscirà venerdì 16 Maggio in sala a Roma presso il Nuovo Cinema Aquila.

Dalila Lensi


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