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Ho visto il bellissimo Macbeth di Wilson al Comunale di Bologna. Agatha, che sta leggendo e studiando Shakespeare, mi travolge di citazioni. Basta una frase, sostiene, e io sono d'accordo. State in ascolto: “... sulla testa mi hanno messo una corona infeconda, e nel pugno uno sterile scettro”. Non è grandioso? Una delle mie preferite è la risposta di Cordelia al vecchio padre, Re Lear: “According to my bond, no more nor less”. Sulle frasi potrei continuare con quella di Collodi: “Mio padre fa il povero”. Ecco è a queste stringate sintesi di senso che bisogna ritornare. Per un'ecologia della lettura credo che andrebbero salvati i buoni libri e alleggeriti gli scaffali delle librerie per lasciare più aria: anche i vuoti fanno bene, non soffriamo di horror vacui, preferiamo il silenzio alle pagine bulimiche che travalicano ogni senso della misura. Proporrei una pulizia pasquale, cominciando a togliere ciò che non risuona nei nostri cuori. Mi piacerebbe estrapolare frasi, metafore, similitudini capaci di dar vita a pensieri ed emozioni. Ancora una sintesi, un esempio per capirci “Non era un frate di dozzina”. Ho letto il romanzo per adulti di Beatrice Masini e ho sottolineato molte frasi. Aspetto di ascoltare Faeti, mercoledì prossimo (qui l'invito) e le parole di tanti amici. Ho capito che sono le frasi, più della trama, o del plot, per essere più moderni, che mi catturano, e che su quelle torno per ragionare. Della trama in senso stretto non mi importa tanto, e mi fanno molto arrabbiare le recensioni che non avendo una particolare cosa che vuole con urgenza uscire fuori fanno il riassunto, pensando anche di facilitare il lettore. Il lettore è anarchico, individualista, esige il suo stretto ed unico legame con il testo. Lo spreme in base alle conoscenze che porta, alla disponibiltà alla fatica, o al suo contrario. La lettura allora si accende per le mille luci che gli occhi del lettore portano al testo. Quello di Beatrice permette tante accensioni, tanti rimandi, pertanto il tempo trascorso in sua compagnia è pieno, denso di sfumature, la sua voce è polifonica e il suo sguardo è il panopticon che tutto mostra e controlla. Vi regalo una frase, anzi una domanda: “E' più importante proteggere il nido, difendendolo da ogni novità e turbamento, o navigare verso l'ignoto, dimenticando i legami che pure sono così forti e importanti ma pesano come ancore e ti tengono alla fonda? ”Caro lettore, desocupado lector o ipocrita lettore, come ci apostrofava Baudelaire, che ne pensi? Grazia Gotti