Magazine Diario personale

Le Gioie del Bricolage

Da Bangorn @MarcoBangoSiena

L’altro giorno leggevo un post che ironizzava su una tipologia di persone dei giorni nostri, di cui non farò menzione. Un’etichetta nata non so quando ma che racchiude gente che ne vuole far parte, ma anche gente che non ci terrebbe così tanto.
Ma la cosa buffa, è che tra i vari commenti, ovviamente di chi non ha capito lo spirito ironico del post, c’era anche chi diceva che tal persone sono incapaci di qualsiasi lavoro manuale.

Quello di saper fare i lavoretti manuali sembra ormai un motto usato per denigrare chi magari come hobby ha la lettura, il cinema o la musica, ma anche altre attività che non siano prettamente inerenti ad avvitare una vite o dare due martellate.
Uno strano concetto che vorrebbe fare del bricolage un separatore ideale tra chi sa riparare un tubo di un lavandino e chi si legge un libro in santa pace.

Secondo questo principio, io dovrei essere un inetto con attrezzi vari, e trovarmi in difficoltà con qualsiasi utensile da lavoro. Preconcetto un po’ stupidino, eh?
La cosa buffa è che invece, a differenza di tanti che sbandierano le loro capacità manuali o possono mettersi a ridacchiare quando diciamo di passare qualche ora a leggere, difficilmente ho avuto bisogno di qualcuno che mi aiutasse o mi riparasse qualcosa.
Partiamo dal fatto che sono stato capoturno in un’azienda per quasi vent’anni, e che facevo le manutenzioni a un impianto automatico oleodinamico, e che in tasca avevo sempre una chiave del 13, una del 17, un cacciavite e del teflon in nastro. Ma oltre a quello, dal 2003 a oggi non so quanti mobili ho montato e smontato, e tutti da solo, senza chiamare qualcuno che mi reggesse l’anta, la spalla o mi passasse l’avvitatore. Anzi, ho sempre preferito fare da me, anche perché ci si abitua a come alzare le parti pesanti senza spaccarsi la schiena anche se si è da soli.

Stessa cosa per i lavori elettrici più elementari, come montare lampadari (siamo proprio a livello base) al cambiare i frutti delle prese elettriche. Per non parlare dei pc che me li monto da zero come se fossero Lego.

Ma non per questo il sabato indosso una tuta da lavoro e mi metto a girare per casa e in giardino facendomi vedere dai vicini, strizzando l’occhio, passandomi una mano sulla fronte e annuendo come se fosse un saluto segreto tra lavoratori del week end.
Gli stessi lavoratori del week end che spesso e volentieri lavorano in squadre da due o tre mettendoci un pomeriggio per montare una Billy dell’Ikea.


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