Perchè essere contro le grandi opere.
La TAV ed il Ponte sullo Stretto sono l’emblema dell’ambiguità italiana, di un paese che vuole sentirsi grande agli occhi del mondo e che al mondo cerca di nascondere i suoi piccoli grandi problemi. La TAV, al giorno d’oggi, sembra essere lo specchio di questa realtà, dal momento in cui i vari governi hanno deciso di realizzare quest’opera non per un reale bisogno, ma per quella mania di grandezza lasciata in eredità dal ventennio berlusconiano, per un senso di prostrazione, (solo quando ci fa comodo), nei confronti dell’Europa e per permettere all’ex ministro Lunardi di realizzare numerose gallerie, lui che è uno dei principali costruttori del settore, oltre che per dare ad amici e simpatizzanti del sistema una grande possibilità di speculazione, perchè sono convinto che dinnanzi ad un piano di potenziamento del sistema ferroviaro pendolare, gli abitanti della Val di Susa difficilmente alzerebbero barricate.
Mi chiedo anche, che senso ha un investimento del genere, se poi per fare in treno Trapani-Siracusa occorrono quasi 24 ore, un’infinità di cambi e attese in stazioni situate in aperta campagna, chiuse alla civiltà, senza un bar, senza bagni, nessuna biglietteria e nessun dipendente. La domanda nasce quindi spontanea, e cioè, perchè realizzare dei giganti che poi avranno dei piedi d’argilla?
Un discorso analogo può essere fatto per il Ponte sullo Stretto, faraonica opera altamente inutile, viste le condizioni di strade, autostrade e ferrovie di questo lembo d’Italia.
Come detto, la situazione ferroviaria siciliana è a dir poco drammatica, e di certo la situazione non cambia parlando delle strade, nonostante l’interesse di qualche governo regionale a concentrare nel trasporto su gomma merci e passeggeri, esclusi i tratti autostradali, la realtà è spesso sconfortante guardando alle tradizionali strade statali, quelle che dovrebbero essere le principali vie di comunicazione isolana, assomigliano molto a periferiche strade di campagna, con una rilevante incidenza sulla sicurezza degli automobilisti.
Le grandi opere devono essere la punta di diamante di un sistema già funzionante, da noi invece, sono viste come il punto di partenza che, quasi magicamente, danno il via allo sviluppo di tutto il resto, teoria quindi inverosimile viste le numerose cattedrali nel deserto, servite solo all’arricchimento di qualcuno. E potremmo parlare della Salerno – Reggio Calabria, l’eterna incompiuta, potremmo parlare del grave dissesto idro-geologico che, da queste opere, rischia di subire un’ulteriore, grave, impennata.
L’Italia è quel paese che nasconde i suoi problemi, che va in guerra nel resto del mondo dimenticando di combattere quella interna contro le mafie, che respinge gli immigrati nonostante la nostra storia ci vede come un Paese dalla grande tradizione emigratoria, siamo in realtà una nazione dai mille problemi ma con un grande potenziale, per cui l’auspicio è quello di una maggiore tutela del nostro territorio, che siano realizzate opere veramente utili alla popolazione, magari potenziamo le infrastrutture, rendendo magari affascinante e caratteristico l’attraversamento tra Scilla e Cariddi.
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