Le guerre balcaniche e le grandi potenze – parte seconda (di Massimo Vassallo)

Creato il 21 settembre 2012 da Istanbulavrupa

(qui la prima parte)

Tutte le delegazioni lasciarono Londra, lasciando però in loco uno dei membri per mantenere il contatto con la cosiddetta “Conferenza degli Ambasciatori”

Infatti il 17/12/1912, il giorno successivo all’apertura della Conferenza della pace di Londra, si era costituita a Londra la Conferenza degli Ambasciatori, per valutare il problema turco-balcanico da un punto di vista generale e nel suo complesso; ne facevano parte Sir Edward Grey (Impero britannico) e i 5 Ambasciatori a Londra delle altre 5 Grandi Potenze (Paul Cambon, Francia; Benkendorf, Russia; Guglielmo Imperiali di Francavilla, Italia, principe Mensdorff-Pouilly-Dietrichstein, Austria-Ungheria; principe Lichnowsky, Germania); essa tenne in tutto 63 sedute sino all’11/8/1913 (giorno successivo alla firma del Trattato di Bucarest che terminò la seconda guerra balcanica) e riconobbe l’indipendenza dell’Albania (nonostante le proteste dei serbi)

Intanto nei Balcani si tornava a sparare

Il 6/3/1913 i greci presero Yanya (Iōannina), eliminando così le ultime resistenze ottomane in Epiro settentrionale (doppiamente pericolose dal punto di vista di Atene in quanto, se il neo-Stato albanese fosse stato riconosciuto, cosa che i greci e i serbi non volevano ma era possibile come in effetti avvenne, c’era il concreto pericolo che i turchi di Yanya si “consegnassero” agli albanesi, fra cui c’erano molti ex-funzionari ottomani)

Il 26/3/1913, al mattino, Šukrī Pāšā si arrendeva; Edirne cadeva in mano ai bulgari e, seppure in modo effimero, divenne la bulgara Odrin, ОДРИНЪ nell’ortografia coeva (la Ъ finale, muta, fu abolita dai comunisti nel febbraio 1945; all’interno di una parola invece la stessa lettera si pronuncia eccome ed è trascritta ă come nel nome stesso del paese, Bălgarija); a Sofia e in tutta la Bulgaria vi fu un entusiasmo indescrivibile, narrano le cronache dell’epoca

Il 23/4/1912 Işkodra (Scutari di Albania) si arrese ai montenegrini, il che mandò su tutte le furie Leopold Berchtold, Ministro degli Esteri austro-ungarico che costrinse i montenegrini ad andarsene, dopo aver organizzato un blocco navale delle Potenze (che ottenne anche il blando assenso, sarebbe meglio dire non-dissenso, della Russia, ma che esacerbò Sazonov e, insieme ad altro, ebbe un ruolo nella durissima e ingiustificata posizune russa del tragico luglio 1914)

La Turchia aveva perduto le sue ultime “enclaves”.

Il 14/4/1913 Bulgaria e Turchia avevano firmato un armistizio; si tornò a parlare di ripresa della Conferenza di Londra, per giungere finalmente alla pace

Essa infatti si riaprì il 20/5/1913 e questa volta durò poco

Il 30/5/1913 (17 maggio v.s) alle h. 12.40 venne firmato a Londra il Trattato di pace preliminare fra l’Impero Ottomano (rappresentato da ‘Osmān Nizāmī Pāšā) da un lato e gli “alleati” balcanici (Serbia, Montenegro, Grecia, Bulgaria, rappresentati rispettivamente da Novaković, Popović, Skouloudēs e Danev) dall’altro

La Turchia cedette de iure tutti i suoi territori europei al di là della linea Enez-Midye (oggi Kıyıköy), in greco Ainos-Mēdeia, inclusa quindi Edirne; tutti questi territori, eccetto l’Albania sulla cui sorte e sui cui confini avrebbe deliberato a breve la Conferenza londinese degli Ambasciatori delle 6 Grandi Potenze, furono ceduti in comune ai 4 “alleati” balcanici che avrebbero dovuto dividerseli fra loro pacificamente (! ); la Turchia dovette cedere alla Grecia anche i residui diritti di alta sovranità su Creta (che poté essere quindi annessa de iure allo Stato neo-ellenico..de facto lo era già da anni, anche Eleutherios Venizelos era un cretese); la sorte delle isole dell’Egeo e del Monte Athos fu riservata alle Grandi Potenze (Venizelos non fu contento, ma si ripromise di “conquistarsele” con la sua insuperata capacità di lobbying)

La questione balcanica sembrava risolta ed invece erano posti i germi di una nuova guerra, a brevissima, quasi telegrafica, scadenza

La stessa Turchia ne approfitterà per ritornare in gioco e salvare il salvabile


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