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Le “identità” di Nortse [Seconda parte]

Creato il 25 settembre 2010 da Orienta_menti

Le “identità” di Nortse [Seconda parte]

Fig. 4 – the state I am in, 2007.

Sicuramente un’ esperienza del genere non può di certo essere dimenticata, e rimane vivida nella mente ancor di più a 13 anni. Se originariamente le  bende erano legate a questo terribile evento, col tempo hanno assunto diversi significati. Infatti, lo stesso Nortse, in occasione della sua mostra“Nortse self portraits – the state of imbalance” tenutasi nel 2008 presso la galleria Rossi e Rossi di Londra, afferma che le persone della sua età hanno vissuto diversi cambiamenti e riforme sociali, e lui personalmente si sente come un umano porcellino d’india, sottoposto costantemente a diversi esperimenti per verificarne poi la reazione chimica. Gli “autoritratti” (uno dei quali a Fig.4) sono il risultato degli esperimenti sul porcellino d’india, intrappolato nella stretta fasciatura. L’immagine del porcellino riesce a spiegare bene il sentimento di oppressione Nortse, e in generale del popolo tibetano. Gli Autoritratti sono anche il risultato di uno sforzo da parte dell’artista, che risale al 2007, di esprimere se stesso combinando la pittura tradizionale ad olio con la fotografia, una tecnica che Nortse classifica come “ Nuova Pittura”. Lo stato di squilibrio che Nortse rappresenta nei suoi autoritratti è legato ad un malessere personale che attraverso la raffigurazione di se stesso cerca di ricostruire la sua vita intima e spirituale. Le cause di questo stato sono molteplici: il triste incidente del padre (con la presenza costante delle bende), i ricordi della Rivoluzione Culturale (Fig. 5, Father’s Violin), il periodo da alcolista, ed i cambiamenti contemporanei che avvengono in Tibet.

Le “identità” di Nortse [Seconda parte]

Fig. 5 – father’s Violin 1, 2007.

Per quanto riguarda il passato alcolista di Nortse, l’artista stesso afferma: “Un altro simbolo che spesso appare nei miei dipinti è “La Bottiglia di Vino”. Sono stato a lungo tormentato dall’eccessivo vizio del bere, ogni volta sempre di più; quando versavo in uno stato di squilibrio separato dalla realtà, ho scelto l’alcool come via di fuga, ma così facendo ho perso molto. L’Io nei miei Autoritratti esprime questo stato di squilibrio”.

Altro simbolo presente nelle sue opere è ‘la maschera’. L’uso delle maschere è anch’esso un ritorno al passato, a quel periodo di anarchia, quando ognuno per le strade indossava una maschera, un periodo che per l’artista è simile ai demoni dei suoi sogni. “Adesso quando ripenso a quel periodo, mi sembra che esso rappresenti la prova della fine del mondo, la fine del tempo”.

Oltre agli Autoritratti, ve ne sono altri, come ‘Prayer Wheel’, ‘Big Brother’ (Fig. 6-7) e ‘Auto man’ che sono rappresentazioni del conflitto tra la vecchia e la moderna cultura; altri ancora, come ‘Saved’(Fig.8) di natura più ottimistica, in cui compare una figura a mezzobusto, con gli avambracci legati, ma le mani aperte nell’atto di liberare una nuvola di farfalle. Quest’ultima opera comprende una serie di lavori che sono rappresentazioni circa la natura umana e la religione e la possibilità di una liberazione attraverso quest’ultima.

I temi da lui trattati sono importanti a Lhasa come altrove: il riscaldamento globale, il degrado ambientale, la sovrappopolazione, l’alcolismo fra i giovani (come avviene a Lhasa negli ultimi anni), il desiderio di formare una propria identità in un mondo di mass media e l’erosione della cultura e della tradizione.

Nortse è uno dei pochi artisti tibetani che lavora in ambito multimediale e la sua cultura traspare da ciò che viene raffigurato e non dallo stile utilizzato. La sua arte è infatti costituita maggiormente da lavori mixed media, sebbene includa anche lavori di fotografia, pittura ad olio e lavori come scenografo, associati al suo addestramento accademico e prima espressione artistica.

Nortse sostiene che solo mantenendo con fermezza il proprio punto di vista culturale, l’arte tibetana moderna potrà avere un futuro artistico autentico. Filo conduttore di tutte le opere di cui si è parlato, è la ricerca dell’ identità, che in diversi periodi storici si è espressa in modi diversi, ma che comunque non ha mai smesso di cercare e di affermare se stessa.

Le “identità” di Nortse [Seconda parte]

Fig. 6 – Preyer wheel, fotografia, 2007 Fig. 7 - Big brother, fotografia, 2007 Fig. 8 – Saved, 2007

 

Bibliografia:

Clare Harris, In the Image of Tibet. Tibetan Painting after 1959, Reaktion Books, 1999.

Sitografia:

www.mechak.org

www.rossirossi.com

www.asianart.com

 


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