Le idi di marzo

Creato il 19 febbraio 2013 da Valentina Orsini @Valent1naOrs1n1

Dal 2002 il buon Clooney sembra dilettarsi davvero dietro la macchina da presa. A ben vedere sono già quattro i titoli da mettere nella filmografia da regista, per l'attore statunitense. Confessioni di una mente pericolosa, Good Night and, Good Luck, In amore niente regole. La cosa incredibile è che il mio approccio a Clooney regista è avvenuto proprio ora, con questo suo ultimo film uscito nel 2011 e intitolato Le idi di marzo. Questo, che fu il film d'apertura alla 68°Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia, si presenta allo spettatore come un vecchio thriller politico, molto introspettivo e dotato di una certa sontuosità registica, che sorprende non pochi spettatori, almeno quelli un pochino più scettici di fronte ai raptus illuminanti degli attori che, improvvisamente si sentono anche registi.
Eppure lo scetticismo a volte viene messo a tacere, basti pensare a cosa sta accadendo a Ben Affleck e a quale grande prova abbia dato di sé, facendosi amare molto più come regista che come attore, Argo su tutti! Dunque anche a me un po' frenava questa perplessità, derivante dal mio poco amore per un attore, da sempre visto come il più osannato e sopravvalutato di Hollywood. Invece eccomi qua, soddisfatta per aver assistito a un perfetto ed equilibrato gioco registico, che calibra astutamente movimenti di macchina e fuori campo memorabili. Il tutto, mantenuto saldo da una sceneggiatura ben impostata, a dare il giusto respiro a ciascuno dei personaggi. Era infatti rischio maggiore, secondo me, quello di assistere a una gara spietata tra grandi interpreti, desiderosi di sovrastarsi a vicenda. Questo al contrario, non accade e perfino il giovane Ryan Gosling, perfetto nel ruolo, può dire di non aver sofferto dell'ombra dei grandi che lo affiancavano. 

Il film ripercorre gli ultimi giorni della campagna elettorale per le primarie in Ohio. Il giovane addetto stampa Stephen Meyers/Gosling, viene coinvolto in uno scandalo. A rischio non solo la campagna, ma la carriera dello stesso protagonista, ormai incerto su quelli che credeva suoi "ideali" politici...
George Clooney è il governatore Mike Morris, affiancato da Gosling e dal più anziano fissato con la "lealtà", Paul Zara/Philip Seymour Hoffman. Dall'altra parte il senatore Ted Pullman, il quale può vantare di un responsabile della campagna ben spietato e strategico come Tom Duffy/Paul Giamatti. Anche le parti femminili sono non meno significative e spiccano le performance e i nomi della bella e sempre perfetta Marisa Tomei e la giovane stagista, interpretata da una altrettanto affascinante Evan Rachel Wood.Non grido al capolavoro, quel che mi ha convinta di più però è stato l'atteggiamento di Clooney nel dirigere i suoi colleghi, mai si prende un'inquadratura presuntuosa o autocelebrativa, anzi. Dedica la sua attenzione a questo cast straordinario e lo fa giocando bene con le luci e gli effetti che le ombre danno, quando in ballo ci sono gli stati d'animo dei personaggi. Memorabile la prima sequenza che vede Gosling prepararsi al dibattito di Morris ed è significativo un confronto con la sequenza finale, molto simile nella realizzazione tecnica, ma del tutto distante per il messaggio racchiuso, proprio nell'epilogo. 

Bene, era dai tempi di Tutti gli uomini del Re, di Steven Zaillian, che non mi godevo un buon film sui disagi degli uomini politici e sulle pugnalate alle spalle dei traditori di ogni giorno, quelle che, per intenderci, riportano al calendario romano, a quelle "Idus Martii", e all'assassinio più noto che la storia ricordi.

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