Dopo il piacevole divertissement di In amore niente regole (2008), omaggio gaio e spensierato alla screwball comedy e alla coppia d'attori formata da Cary Grant e Katharine Hepburn, George Clooney a sei anni di distanza da Good Night and Good Luck (2005) torna ad un progetto "serio" con i medesimi rigore formale e impegno civile. Riunendo un cast di grandissimo livello e assai nutrito (Ryan Gosling, Philip Seymour Hoffman, Paul Giamatti, Evan Rachel Wood e Marisa Tomei, oltre allo stesso Clooney), Le idi di marzo narra il duello senza esclusione di colpi tra i due esponenti democratici che ha luogo durante l’ultimo turno delle primarie, decisivo per stabilire il candidato presidente delle elezioni alle porte.
Stephen Meyers (Gosling) è un giovane spin doctor abile e ambizioso che affianca il navigato Paul Zara (Hoffman) nell’organizzazione della complessa campagna del governatore Mike Morris (Clooney), il quale propone una storica svolta nel campo dei diritti, del fisco, dell’ambientalismo e del risparmio energetico. A differenza di Zara, più esperto e smaliziato, Meyers è affascinato dalla seducente figura di Morris ed è sinceramente persuaso dal suo progetto politico, tanto da dichiararsi disposto a tutto pur di farlo arrivare alla Casa Bianca. Fino a quando non emergeranno una serie di eventi che muteranno radicalmente la sua prospettiva sul governatore simbolo del rinnovamento e, più in generale, sulle possibilità della politica. George Clooney, alla sua quarta prova dietro la macchina da presa, dimostra ancora una volta di essere un ottimo regista (la sua filmografia d’altronde, per quanto ristretta, non dà adito a fraintendimenti) e racconta con un linguaggio asciutto, senza fronzoli e privo di qualsivoglia sbavatura, come la corruzione morale e i compromessi opportunistici siano inevitabilmente connaturati all’attività politica. Descrivendo così, con inaspettato disincanto e apprezzabile distacco, un mondo in cui per questioni ontologico-strutturali gli ideali di partenza, quando vi sono, non possono che perdere drammaticamente forza e un decisivo cambiamento sembra impossibilitato ad avere realmente luogo – a tal proposito, non appare azzardato cogliere tra le righe anche un riferimento alla complessiva delusione degli elettori democratici nei riguardi dell’attuale amministrazione Obama.Ispirato alla pièce teatrale di Beau Willimon, Farragut North, e sceneggiato dallo stesso Willimon con Clooney e il suo fido collaboratore Grant Heslov, Le idi di marzo è costruito con impeccabili sapienza drammaturgica e senso del ritmo, potendo inoltre contare sulle efficaci interpretazioni di tutti gli interpreti principali (alcuni momenti che vedono protagonisti Gosling, Hoffman e Giamatti, in particolare, sono davvero notevoli). Nominata poco più di una settimana fa a ben sei Golden Globe – i noti premi attribuiti dalla stampa estera di Hollywood – la pellicola sembra essere tra le favorite per i prossimi Oscar, dove uno dei suoi principali avversari sarà molto probabilmente The Descendants di Alexander Payne, recentemente presentato al festival di Torino e interpretato dallo stesso Clooney. Il curioso titolo, a rappresentare metaforicamente il ruolo irrilevante che lealtà e rispetto ricoprono in politica, fa riferimento al 15 marzo del 44 a.C., il giorno in cui Giulio Cesare fu assassinato da Bruto insieme agli altri cospiratori.Magazine Cinema
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