Magazine Opinioni
Sul cosa non è, mi sembra facile poter avanzare delle opinioni. Mentre la storia si evolveva, ho però capito cosa fosse, e ho capito che su questo non è così semplice poter dire la propria. Perché sotto la questione politica, in politica conta l'apparenza, eccetera, e dietro il thriller accennato si cela una storia raffinata. Un racconto che penetra gli sguardi dei protagonisti, ne racconta la vita, le incertezze, i desideri più segreti e indescrivibili, le ingenuità, le cadute e gli errori.
La politica resta sullo sfondo (capiamoci, influisce decisamente sullo sviluppo della trama), non è l'ospite d'onore. Al centro sta la tensione che si sviluppa attorno ai rapporti lavorativi quando si mescolano con sentimenti più profondi: quando la vita scalpita. E qui si sviluppa tutta la differenza tra la politica, che è apparenza, e la vita; come nella prima tutto si riduce alla retorica, al dialogo, a trucchi e inganni, così non vale per quest'altra. Su questa i discorsi si fermano, le parole non bastano e nel film prende piede una tragedia che è totalmente esclusa dal posticcio agone politico. C'è una profondità tragica che mi ha ricordato alcuni film di Woody Allen, i suoi migliori (certo non l'ultimo), se possiamo dire. Tragico, ma senza quella medesima vena esistenziale. Perché, nonostante tutto, la politica ritorna al centro col suo cinismo, con la sua capacità di risolvere tutto in fretta. E vince il cinismo, contro l'esistenzialismo. Non c'è idealismo, il protagonista che all'inizio crede nella politica degli ideali cambierà idea.
Tuttavia l'attenzione va ben oltre al tema della politica, riguarda le aspettative di vita, richiama al centro la vita in quanto tale: i rapporti di amicizia, i rapporti d'amore, certi tradimenti e l'orgoglio personale. Ma col cinismo della politica, certe questioni non possono essere risolte con i dovuti tempi e modi. La politica invade la vita.
L'abilità maggiore è proprio questa: ricamare un doppio ordito identico per i due protagonisti, in cui l'uno fa alla vita dell'altro quello che nella scena successiva verrà compiuto al suo lavoro. E c'è un bagliore, quando il peggio è ormai avvenuto, che il primo abbia capito l'errore. Che possa fare il proposito di non sbagliare più, di cambiare. Eppure la vita l'ha reso più duro di quello che era, meno ingenuo, cinico come il lavoro che compie. Va dritto per la sua strada, con la sicurezza d'una falciatrice, colpendo chiunque gli si pari davanti.
La tragedia si è consumata, ma non c'è fine ad essa. E' passata per pochi, ma continua nella vita di tutti i giorni. E sono solo idi di marzo, a cosa preludono non è dato sapere.
Film piaciuto molto!
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