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Le Iene, una fabbrica di talenti (Corriere della Sera)
Creato il 19 gennaio 2014 da Nicoladki @NicolaRaianoFabio Volo adesso è Fabio Volo. Conduttore, dj, attore di film di successo, scrittore di bestseller oltre che — senza dubbio — ex panettiere. Ma nel 1998, Fabio Volo era quello che stava alla destra di Simona Ventura nella seconda edizione di una trasmissione destinata a diventare tra quelle di maggior successo della tv (l’ultima edizione si è chiusa con una media di 3 milioni di spettatori, 14% di share. La nuova ripartirà mercoledì, in prima serata, sempre su Italia 1). Come lui hanno fatto in tanti. Nicola Savino è uno dei presentatori del momento: alla guida di «Quelli che il calcio» come di diverse altre prime serate Rai. Il suo approccio con la tv è stato omeopatico ed è iniziato proprio con «Le Iene». Savino ne è stato autore dal 1998 e la voce che apriva il programma con quel «ladies and gentlemen, live from Cologno Monzese…» diventato un marchio per i fan dello show, era la sua.
Tra chi deve dire grazie alle «Iene» ci sono anche Luca e Paolo, che pur non essendo stati «inviati» ne sono stati il volto per anni, Teo Mammucari (lui sì una ex iena: ora le presenta, con Ilary Blasi) e anche Alessandro Cattelan. Il conduttore di «X Factor», dopo anni di Mtv, ha conosciuto il pubblico della generalista nel 2006, proprio come graffiante inviato in occhiali da sole. Ma le ex Iene sono sparse nel palinsesto e sulle reti. C’è chi ha abbracciato la strada del giornalismo meno contaminato dallo spettacolo, come Alessandro Sortino, ormai inviato e inchiestista su La7 e chi invece piuttosto che cambiare formula ha preferito cambiare programma, come Max Laudadio, da anni protagonista di «Striscia la notizia». Anche il giudice di «Ballando con le stelle» Fabio Canino ha lavorato per anni allo show, così come Lillo & Greg, Dario Vergassola, Debora Villa e il Trio Medusa. Tra gli oggi famosi che sono passati dal programma di Davide Parenti, anche Victoria Cabello. E un regista il cui debutto al cinema è ancora fresco, Pif (Pierfrancesco Diliberto) che con il suo La mafia uccide solo d’estate è riuscito a convincere i critici e tanti spettatori a riempire le sale con un film che parla di un tema tanto poco di moda. Per lui ora sarebbe semplice prendere le distanze dai suoi inizi televisivi, sfoderando quel puntuale snobismo di cui soffrono parecchi (pure tra i suoi ex colleghi) anche senza aver diretto un bel film. Ma non lo fa: anzi, si definisce un «senatore a vita delle Iene».
«Ho sempre pensato che “Le Iene” fossero i marines delle televisione — racconta —. È un programma in cui fai di tutto. Io ero autore, riprendevo con la telecamera, montavo i filmati. Dovevo fare un po’ il giornalista, un po’ il clown. E tutto nelle condizioni più estreme: ti cambi nei posti più improbabili, a orari improbabili». Ma proprio per questo, sarebbero «un’ottima scuola, dove puoi imparare un sacco di cose». Secondo Pif però, ci sarebbe anche un «rovescio della medaglia. Proprio perché “Le Iene” sono un’isola felice, io avrei potuto anche starci a vita. Fermarmi lì. In fondo mi sentivo realizzato e fortunato per avere l’opportunità di fare cose che molti sognano». Poi però il richiamo del cinema (sta già lavorando al secondo film) è stato troppo forte: «Ho sentito il bisogno di capire se potevo camminare con le mie gambe. Lasciare il programma è stato come andare via dalla casa di mamma e papà. Quando sono tornato per presentare il mio film, è stato come far conoscere tuo figlio ai genitori».
Lasciare il gruppo sarebbe insomma «il passo più difficile. In quella trasmissione ti senti protetto». Una stima sincera quella di Pif verso un gruppo che ancora, quando possibile, frequenta: «Motivo per cui non escludo di tornare a fare qualcosa per il programma, in futuro. Ora quando vado in redazione e vedo tante facce nuove, provo un po’ di tristezza. Un po’ come quando vedo i servizi di Frank Matano… Lo vedo fare le interviste interrotte che un tempo facevo io e mi viene un po’ di malinconia — ride —. Ma in fondo deve essere successo anche a Peppe Quintale quando vedeva me». Proprio Matano è una delle nuove iene più amate (specie dai giovanissimi). Secondo lui quello che fa la differenza rispetto agli altri programmi «è la capacità di Parenti e degli altri autori di ascoltare. Ti lasciano parlare e le idee vanno in circolo. La prima volta che sono arrivato in redazione è stato come entrare in autostrada a piedi mentre tutti sfrecciano: ogni giorno imparo un sacco. Anche i video che posto su YouTube (sono diventati un fenomeno) devono molto a quello che mi hanno insegnato alle “Iene”». Chissà dove lo ritroveremo tra qualche anno.
Chiara Maffiolettiper "Corriere della Sera"
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