C'è stato un tempo in cui capire chi era un editore a pagamento e chi no era molto semplice: l'editore a pagamento ti scriveva chiaro e tondo nel contratto che tu, per pubblicare con lui, dovevi pagare. Cosa, quanto, come e perché era variabile: c'era chi ti faceva comprare un determinato numero di copie, chi ti addebitava i costi dell'editing, chi della pubblicazione, chi della stampa e così via.
Chi non era a pagamento era altrettanto facilmente riconoscibile: non ti domandava soldi. Punto.
Da sette anni ci occupiamo di editoria a pagamento, in tutte le sue forme e le sue sfaccettature.
Ne abbiamo viste di ogni tipo: da chi accettava manoscritti fasulli elogiandoli come estremi capolavori a chi si faceva pagare la pubblicazione in ebook, passando per chi tentava la prenotazione online, mettendo il libro in prevendita (senza che il libro esistesse realmente) e pubblicandolo solo se raggiungeva un determinato numero di prenotazioni.
Pensavamo di averle viste tutte. Pensavamo che fosse sufficiente avere una clausola contrattuale per definire tal editore a pagamento.
Poveri illusi, siamo stati.
Le vie dell'editoria a pagamento sono infinite, molteplici, sfaccettate e oscure, oggi più che mai. Ripetiamolo, ché non fa mai male: l'editoria a pagamento non è illegale, pagare per pubblicare non è illegale. Non è nemmeno immorale.
Banalmente, è stupido - soprattutto vista la molteplicità di opzioni che ci sono oggi a disposizione.
Ma torniamo a noi.
Oggi non è più così facile distinguere chi è un EAP da chi non lo è.
Poniamo caso di avere a che fare con l'editore Ombrello A Pois: è un editore - apparentemente - free, espone anche orgogliosamente il logo NO EAP sulla sua homepage, dichiara di non chiedere alcun tipo di contributo.
Il proprietario della casa editrice Ombrello A Pois* ha anche un'agenzia letteraria, la Mucca Salvadanaio**.
Mucca Salvadanaio offre un sacco di servizi meravigliosi: valutazione, editing, rappresentanza. Il nostro scrittore, tale Ermenegildo Ciprilanzando, invia il suo manoscritto a Mucca Salvadanaio.
Nel giro di qualche mese l'agenzia letteraria risponde: splendido lavoro, ha giusto bisogno di un piccolo editing a una cifra piuttosto modica; dopodiché, dicono, saremo pronti a rappresentarla, signor Ciprilanzando.
Ermenegildo accetta, paga la modica somma, e dopo qualche altro mese l'agenzia letteraria comunica di aver iniziato la ricerca dell'editore.
E presto la proposta arriva: una splendida proposta, completamente free, dall'editore Ombrello A Pois.
Questa, signori miei, è editoria a pagamento. Pura e semplice.
Solo che, contrariamente a chi lo dichiara in maniera esplicita, qui non è possibile dimostrare alcunché. Come dimostrare che la pubblicazione è vincolata al passaggio tramite l'agenzia - anche se i proprietari o i soci sono gli stessi? Il contratto è "pulito": non prevede alcun esborso da parte dell'autore.
Tanto, ha già sborsato all'agenzia letteraria.
È importante comprendere questi meccanismi perché sono estremamente sottili e molto difficili da provare, dimostrare e mettere in luce. Se prima era sufficiente avere un contratto ora diventa, nei fatti, impossibile dimostrare che un editore che adotta tale pratica è un EAP.
Paradossalmente, sono da rispettare molto di più quegli editori che ammettono con chiarezza la loro politica editoriale, che dicono "noi chiediamo un contributo" e non rinnegano le loro scelte.
Questi sotterfugi sono viscidi. Sono scorretti.
Come difendersi? Prestando attenzione. Molta, molta più attenzione di prima.
Informandosi. Sempre. Costantemente. Rimanendo sempre aggiornati, condividendo le proprie esperienze, senza mai tacere e senza mai aver paura di dire la propria.
La nostra mail e il nostro forum sono sempre a vostra disposizione per le vostre testimonianze.
Oggi come sette anni fa, siamo sempre qui per combattere l'odiosa pratica dell'editoria a pagamento.