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Le intenzioni e le prime decisioni di Maria Chiara (Carrozza)

Creato il 11 giugno 2013 da Filelleni

 

11/06/2013 di Maria Chiara Monaco

Si è tenuta il 6 giugno l’audizione del Ministro Maria Chiara Carrozza (MIUR) alle Commissioni riunite di Camera e Senato. Un  primo, importante, appuntamento che evidenzia le linee programmatiche del Dicastero relativamente ad Istruzione, Università e Ricerca.

Ribadite importanza e strategicità del settore, il Ministro  torna a sottolineare l’abissale ritardo del 

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nostro Paese nel raggiungere l’obiettivo Europa 2020 (40% della popolazione laureata)  ed al contempo  nel produrre innovazione e crescita attraverso la ricerca. A maggior ragione in questi tempi di crisi, che registrano un generalizzato calo delle iscrizioni,  è impensabile non guardare anche ai numeri. In proposito il rimando, voluto proprio dall’ex-Rettore del San’Anna di Pisa, dei test per l’accesso alle facoltà a numero chiuso (che, nella versione Profumo, erano stati anticipati finendo quasi per sovrapporsi agli esami di maturità), nonostante qualche protesta tutta meneghina, sembra cogliere nel segno e tenere conto anche del vistoso crollo delle iscrizioni che diversi grandi Atenei avevano denunciato. A domani, mercoledì, la firma del nuovo DM sull’accesso programmato.

Credibilità, trasparenza e coesione sono le tre parole chiave alle quali il Ministro dichiara di volere ispirare la sua azione.

Credibilità sta per capacità dell’Amministrazione di programmare finanziamenti sicuri nel medio e nel lungo periodo. “I sistemi dell’istruzione, dell’università e della ricerca non possono vivere nell’incertezza perenne tra tagli e rimodulazioni in corso d’anno”.  Vero … anzi verissimo! Le

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 solite belle e sacrosante parole, si dirà. Poi, di fatto, con i fondi dell’Università e della ricerca una volta si pagano i padroncini che, da Nord a Sud, paralizzano il Paese, un’altra volta si chiudono le vertenze della, sempre malmessa, compagnia di bandiera. Fatti innegabili di un passato più o meno recente.

Si segnala però come il 14 maggio 2013 la Commissione Bilancio della Camera abbia approvato un emendamento al DL sui debiti delle PA che prevede l’esclusione degli stanziamenti della Scuola e dell’Università dai tagli previsti per la parziale copertura dello stesso. Un primo, inequivocabile, segnale. Forse non più solo belle parole.

Trasparenza sta per chiarezza delle regole, applicazione di criteri meritocratici, valutazione ed attento 

fig. 3
monitoraggio ex-post. Alla attuale centralizzazione totalizzante, intesa come rimedio al fallito funzionamento dei meccanismi a livello locale,  il Ministro oppone, per contro, la via della autonomia responsabile dei singoli soggetti ai quali affidare un budget finanziario con precisi obiettivi da raggiungere e con il vincolo di severi controlli ex-post. Sembra una banalità, è una rivoluzione copernicana. Si è pensato di “curare” il fallimento dei localismi convogliando ed imbrigliando tutto rigidamente verso il centro. Un rimedio che, per certi versi, si sta rivelando ancora peggiore del male. Dall’imperante cultura nella quale nessuno è responsabile e quindi colpevole, si auspica il passaggio ad un’ autonomia responsabile, condizionata all’ottenimento di risultati e sottoposta alla inventabile necessità del rendere ragione.

Coesione sta per integrazione e messa a sistema di modelli, risorse e strumenti -spesso incoerenti e disuguali- a livello locale, regionale e nazionale.

Due i tipi di interventi previsti per l’Università:  di sistema ed a favore  degli studenti. 

fig. 3bis
Tra i primi il monitoraggio della legge 240/2010 (cd. Riforma Gelmini) limitandosi ad operare su specifici punti e soprattutto a semplificare. Si prospetta l’eliminazione del troppo rigido contingentamento delle assunzioni e del blocco del turn over (attualmente al 20%: 5 pensionamenti per 1 nuovo posto) che sta seriamente mettendo a rischio la sostenibilità dell’offerta formativa. Le nuove assunzioni dovrebbero essere modulate in base alla situazione economica dei singoli Atenei con l’introduzione di vincoli di bilancio … Non solo.

Si chiede che venga rifinanziato, per i prossimi tre anni, il piano straordinario per le chiamate degli associati (90 milioni di euro all’anno) e si prevede un piano straordinario nazionale di reclutamento per i ricercatori che consentirebbe -anche a chi opera in Italia-  di partecipare al Programma Rita Levi Montalcini (70 milioni all’anno per 1000 posizioni).

…Musica per le nostre orecchie! Ma era mai possibile -a fronte di una 

fig. 4
riduzione del corpo docente universitario di più del 10% negli ultimi anni e della paventata chiusura di tanti corsi di laurea- continuare a contingentare così drasticamente e (mi verrebbe da dire) insensatamente le assunzioni vietandole, di fatto, anche a quegli Atenei che hanno i conti in regola e che se le possono permettere?

Si ridefinisce il ruolo dell’ANVUR che dovrebbe “orientarsi esclusivamente alla proposta di metodi valutativi”  ed al contempo si sottolinea la necessità di fermare la deriva eccessivamente burocratica  di tutte le procedure.

In quanto alla drammatica nota del diritto allo studio (in 5 anni i finanziamenti sono calati dell’ 11,2% e solo il 7% degli studenti riesce ad ottenere una borsa), il 

fig. 6
Ministro evidenzia il disomogeneo comportamento delle Regioni che, nel complesso, penalizza grandemente il Mezzogiorno e si impegna ad aumentare il Fondo integrativo statale. Chiede inoltre il ripristino dei 300 milioni di euro sottratti all’FFO  (Fondo di finanziamento ordinario) delle Università statali l’anno passato ed ipotizza che l’importo, ridistribuito su quota premiale, possa essere indirizzato esclusivamente agli studenti (servizi, strutture, residenze).

 

  Se non è neve al sole, è un ottimo inizio.


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