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Le intermittenze della morte

Creato il 14 giugno 2013 da Phoebes

Le intermittenze della morte
di José Saramago

Voto: 8/10
Le intermittenze della morte

Il giorno seguente non morì nessuno.
[incipit]

La mia prima esperienza con Saramago è stata senz’altro positiva. Peccato solo che mi sono persa un po’ nella parte centrale, che mi è piaciuta meno, perché invece l’inizio e, soprattutto, la fine sono sicuramente da 5 stelline!

In un imprecisato paese europeo il primo di gennaio non si registrano morti. E neanche il girono dopo. E quello dopo ancora. La gente ha smesso di morire.

La morte è un tema a cui, chi più chi meno, abbiamo tutti pensato prima o poi nella vita. Basta guardare un telegiornale per averla sempre di fronte, senza contare poi le volte che ci colpisce più da vicino. Quindi quando ho scoperto qual’era la trama di questo libro ho pensato che l’idea era estremamente intrigante! Mi è piaciuto moltissimo il modo in cui Saramago ha immaginato le varie reazioni delle persone al fatto che non si morisse più. Politici, religiosi, impresari di pompe funebri, criminali, gente comune… ognuno ha reagito in modo diverso, e pur trattandosi di un argomento impossibile e inimmaginabile, ho trovato il tutto estremamente realistico. E la cosa non ha mancato di suscitarmi una miriade di riflessioni, perché a molti risvolti pratici di un’improvvisa immortalità generale non avevo mai pensato!

Però… però dopo un po’ ha cominciato ad annoiarmi. Avrei preferito fosse dedicato meno spazio al racconto di come la gente ha reagito all’interrompersi della morte e alle conseguenze che ha portato. Infatti mi sono un po’ bloccata a metà libro e ho ripreso a leggere con interesse solo dopo che entra in scena proprio lei, la morte. Da quel momento in poi il romanzo è tornato ad interessarmi molto, e mi è piaciuto sempre di più, fino alla fine!

Le intermittenze della morte

On Cello by ~salenaA on deviantART

personaggivioloncellistamorte

L’ambientazione di questo romanzo è anonima quanto i suoi personaggi. Il nome del Paese in cui la morte smette di uccidere non viene mai fatto, ma da alcune caratteristiche che vengono descritte qua e là sembrerebbe un paese dell’Europa centrale. Ma diciamo la verità, ha poca importanza, anzi, in realtà secondo me Saramago non pensava affatto ad un paese reale quando ha scritto questo romanzo, e i pochi dettagli che dà sono anche troppi, perché in realtà questo paese può essere uno qualsiasi, anche il nostro.

stile

Il finale mi è piaciuto immensamente. L’ultima parte (dal momento in cui la morte prende sembianze umane) me la sono divorata, è quella che sicuramente mi è piaciuta di più: se il mio giudizio fosse dipeso solo dalle ultime 60-70 pagine a questo libro avrei dato 5 stelline senza dubbio! Meraviglioso poi l’explicit, proprio l’ultima frase, che è la stessa con cui inizia il libro!

Commento generale.

Dai commenti che leggevo online Saramago mi affascinava e mi spaventava allo steso tempo. Ora che finalmente l’ho letto posso dire che sicuramente ha prevalso il fascino. Questo romanzo mi è piaciuto moltissimo, mi ha colpito in ogni suo aspetto. Purtroppo nella parte centrale ho faticato molto ad andare avanti, trovandola un po’ noiosa e ridondante, e questo mi ha fatto abbassare il voto di una stellina. L’inizio, il tema trattato, l’idea, i personaggi, il finale soprattutto, insomma, tutto il resto è invece il capolavoro che mi aspettavo. Un libro che, raccontandoci della morte, parla della Vita (e che Saramago mi perdoni la maiuscola!).

Motivazione del Premio Nobel per Saramago:
che con parabole sostenute da immaginazione, compassione e ironia ci permette ancora una volta di afferrare una realtà illusoria.

Copertina e Titolo

La copertina di questa mia edizione Feltrinelli mi piace moltissimo (ne avevo infatti già parlato QUI), direi che è geniale! Il titolo anche è molto bello, mi ha attratto da subito tra quelli di Saramago, e l’intuizione è stata davvero felice!

Curiosità

Dopo il recente Kafka sulla spiaggia anche ne Le intermittenze della morte sono citati diversi brani musicali. Anche stavolta mi sono divertita a segnarli:
Suite Numero 6 opera 1012 in Re maggiore di Bach
Opera 25, Numero 9, in Sol bemolle maggiore di Chopin. Un brano breve e intensissimo al pianoforte, che secondo il violoncellista era il suo ritratto fatto musica (non riusciva a vedersi in nient’altro che fosse stato scritto in uno spartito [...]. E’ che in cinquantotto secondi chopin aveva detto tutto quanto si sarebbe potuto dire di una persona che non poteva aver conosciuto.)
Infine, due brani che a causa dei suoi doveri d’ufficio la morte si era ritrovata ad ascoltare molte volte: la marcia funebre di Chopin e l’adagio assai della terza sinfonia di Beethoven.

Bonus

Leggendo questo libro mi è venuto in mente più volte il telefilm Dead Like Me, che parla di una ragazza, George, che muore in un incidente e dopo morta viene assunta per fare la morte, ovvero ha il compito, insieme ad un gruppo di colleghi, di raccogliere le anime delle persone che stanno per morire per condurle nell’aldilà. La sigla di questo telefilm ci mostra svariati mietitori che lavorano come qualsiasi altro impiegato d’ufficio. Ogni volta che Saramago descriveva la morte così abbigliata mi venivano in mente queste immagini!

Grazie a…

…Marycliath98 che mi ha regalato questo libro in occasione della Catena dei Desideri: Christmas Edition.

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Scheda del libro

Le intermittenze della morte

Acherontia atropos by ~4rn on deviantART
(Acherontia atropos è il nome scientifico della sfinge testa di morto, questa particolare falena che ha sul dorso un disegno simile ad un teschio umano. Viene citata nel libro proprio per questa sua particolarità)


TitoloLe intermittenze della morte
Titolo originaleAs intemitências da morte
Genere
Autoresito ufficialebiografia
Nazionalità
Anno prima pubblicazione
Ambientazione
Personaggi
Casa EditriceFeltrinelli
Traduzione
Copertina
Pagine
ProvenienzaCatena dei Desideri: Christmas Edition
Link al libroIN LETTURAANOBIIGOODREADS
inizio lettura
fine lettura

Un po’ di frasi

La diceria [...] non tardò ad arrivare ai giornali, alla radio e alla televisione, e fece rizzare immediatamente le orecchie a direttori, vice e capiredazione, persone non solo preparate a fiutare a distanza i grandi avvenimenti della storia del mondo, ma anche addestrate a ingigantirli ancora di più ogni qualvolta sia conveniente.(Pagina 15)

cardinale: Vuol dire che ha bestemmiato pure lui.primo ministro: Non sono competente per dare giudizi di tale natura, eminenza, vivere con i miei stessi errori mi dà già abbastanza daffare.(Pagina 21)

Se gli esseri umani non morissero, allora tutto passerebbe a essere permesso, E questo sarebbe un male, domandò il filosofo vecchio, Tanto quanto il non permettere niente.(Pagina 39)

Se non riprenderemo a morire non abbiamo futuro.Il primo ministro(Pagina 92)

La lettera Leggi

signor direttore generale della televisione nazionale, stimato signore, per gli effetti che gli interessati riterranno convenienti sono qui per informare che a partire dalla mezzanotte di oggi si tornerà a morire come succedeva, senza proteste notorie, sin dal principio dei tempi e fino al giorno trentuno dicembre dello scorso anno, devo spiegare che l’intenzione che mi ha portato a interrompere la mia attività, a smettere di ammazzare, a rinfoderare l’emblematica falce che fantasiosi pittori e incisori d’altri tempi mi hanno messo in mano, è stata di offrire a quegli esseri umani che tanto mi detestano una piccola dimostrazione di cosa sarebbe per loro vivere per sempre, cioè, eternamente, anche se, detto fra noi due, signor direttore generale della televisione nazionale, devo confessare la mia totale ignoranza se le due parole, sempre ed eternamente, siano tanto sinonimi quanto si creda generalmente, orbene, passato questo periodo di alcuni mesi che potremmo definire come prova di resistenza o di tempo gratuito e tenendo conto degli incresciosi risultati dell’esperimento, tanto da un punto di vista morale, cioè, filosofico, come da un punto di vista pragmatico, cioè, sociale, ho considerato che la cosa migliore per le famiglie e per la società nel suo insieme, vuoi in senso verticale, vuoi in senso orizzontale, sarebbe stata di venire pubblicamente a riconoscere l’equivoco di cui sono responsabile e annunciare l’immediato ritorno alla normalità, il che significherà che per tutte quelle persone che dovrebbero già essere morte, ma che, in salute o meno, permangono a questo mondo, si spegnerà la candela della vita quando nell’aria si sarà estinto l’ultimo rintocco della mezzanotte, si noti che il riferimento al rintocco è puramente simbolico, non sia mai che a qualcuno venga in mente la stupida idea di bloccare gli orologi dei campanili o di smontare il battacchio delle campane pensando così di trattenere il tempo e contrastare quella che è la mia decisione irrevocabile, restituire cioè la paura suprema ai cuori degli uomini, delle persone che c’erano prima nello studio, la maggior parte si era già dileguata, e quelle ancora presenti parlicchiavano sottovoce, quei loro sussurri che sibilavano senza che al regista, pure lui lì a bocca aperta per lo sgomento, venisse in mente di farli tacere con quel gesto furioso che era sua abitudine usare in circostanze ovviamente molto meno drammatiche dunque rassegnatevi e morite senza discutere perché non vi servirebbe a niente, tuttavia, c’è un punto su cui mi sento in obbligo di riconoscere il mio errore, il quale punto ha a che vedere con l’ingiusto e crudele procedimento che stavo seguendo, vale a dire togliere la vita alle persone a tradimento, senza preavviso, senza un’allerta, devo ammettere che si trattava di un’indecente brutalità, non so quante volte non ho dato neanche il tempo di fare testamento, vero è che nella maggior parte dei casi mandavo una malattia ad aprire la strada, ma nelle malattie c’è qualcosa di curioso, gli esseri umani sperano sempre di cavarsela, sicché solo quando ormai è troppo tardi si viene a sapere che quella sarebbe stata l’ultima, insomma, d’ora in poi tutti quanti saranno avvertiti e avranno la scadenza di una settimana per mettere in ordine quanto ancora gli resta di vita, fare testamento e dire addio alla famiglia, chiedendo perdono per il male fatto o facendo la pace con il cugino con cui avevano rotto i rapporti da vent’anni, detto ciò, signor direttore generale della televisione nazionale, non mi resta che chiederle di fare giungere oggi stesso a tutte le case del paese questo mio messaggio autografo, che firmo con il nome con cui generalmente mi si conosce, morte. La lettera della morte letta in diretta tv (Pagine 105-7) Il testo l’ho presto da QUESTO SITO, che ringrazio perché non avevo proprio voglia di ricopiarla tutta!

Sessantaduemila cinquecentottanta, pacificati tutti in una volta per opera di un unico istante, di un attimo di tempo carico di una potenza mortifera di cui si troverebbe comparazione solo in certe deprecabili azioni umane. A proposito, non resistiamo a rammentare che la morte, di per sé, da sola, senza un aiuto esterno, ha sempre ammazzato molto meno dell’uomo.(Pagina 113)

Morire, in fin dei conti, è quello che c’è di più normale e comune nella vita, un fatto di pura routine.(Pagina 137)

Forse un giorno mi deciderò a provare, e intento continuerò a scrivere con penna, carta e inchiostro, ha il fascino della tradizione, e in questa faccenda del morire la tradizione ha un suo bel peso.La morte(Pagina 143)

…quando caino ammazzò abele, [...] avvenimenti tanto esecrabile, che sin dall’inizio del mondo è venuto a dimostrare com’è difficile vivere in famiglia.(Pagina 144)

Da dio, che per dovere d’ufficio deve stare contemporaneamente in tutto l’universo, perché altrimenti non avrebbe alcun senso averlo creato, sarebbe una pretesa ridicola aspettarsi che mostrasse un interesse speciale per quanto accade sul piccolo pianeta terra, il quale peraltro, e questo forse non è venuto in mente a nessuno, è da lui conosciuto con un nome completamente diverso.(Pagina 154)

L’uomo si mosse, forse sognava, forse continuava a suonare i tre brani di schumann e gli era uscita una nota falsa, un violoncello non è come un pianoforte, il pianoforte ha le note sempre negli stessi posti, sotto ogni tasto, mentre il violoncello le disperde in tutta la lunghezza delle corde, bisogna andare a cercarle, fissarle, coglierle nel punto giusto, muovere l’arco con la giusta inclinazione e la giusta pressione, niente di più facile, di conseguenza, che sbagliare una o due note quando si sta dormendo.(Pagina 157)

…partendo dal bambino rugoso e arrossato fra le braccia della madre fino al giorno d’oggi, quando ci domandiamo se siamo veramente quelli che eravamo, o se un genio della lampada non ci starà magari sostituendo con un’altra persona a ogni ora che passa.(Pagina 157)

In tutto il mondo c’è solo un posto dove la morte non può mettersi. [...] Quello che chiamano urna, cassa, tomba, bara, feretro, cataletto, lì, io non c’entro, ci entrano solo i vivi, dopo che li ammazzo, è chiaro.La morte(Pagina 172)

La morte si domanda ora dove sarà anfitrite, la figlia di nereo e doride, dove sarà quel che, pur non essendo, mai esistito nella realtà, ciononostante per breve tempo ha dimorato nella mente umana al fine di crearvi, per breve tempo pure, una certa e particolare maniera di dare senso al mondo.(Pagina 176)

Il sole non molesta le orbite vuote, ragion per cui i crani recuperati negli scavi archeologici non hanno necessità di abbassare le palpebre quando la luce batte improvvisamente sulle loro facce e il felice antropologo annuncia che il suo reperto osseo ha tutta l’aria di essere un neanderthal, anche se un esame successivo viene poi a dimostrare che in definitiva si tratta di un volgare homo sapiens.(Pagina 192)

Il violoncellista: Non capisco niente, parlare con lei è come ritrovarsi in un labirinto senza porte.La morte: Ecco qui un’eccellente definizione della vita.Il violoncellista: Lei non è la vita.La morte: Io sono molto meno complicata.(Pagina 208)

E’ il mio più grande difetto, dico tutto sul serio, anche quando faccio ridere, soprattutto quando faccio ridere.Il violoncellista(Pagina 216)

explicit Leggi

La morte tornò a letto, s abbracciò all’uomo e, senza ben capire quel che le stava succedendo, lei, che non dormiva mai, sentì che il sonno le faceva calare dolcemente le palpebre. Il giorno seguente non morì nessuno.


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