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Le interviste dei Serpenti: Fausta Orecchio (orecchio acerbo)

Creato il 27 febbraio 2012 da Viadeiserpenti @viadeiserpenti

Orecchio acerboNell’ambito dell’approfondimento sull’editore orecchio acerbo, abbiamo intervistato Fausta Orecchio, che ha fondato la casa editrice insieme a Simone Tonucci e attualmente ne è direttore editoriale.

Quando e come nasce orecchio acerbo?
Il nostro primo libro, Il gigante Gambipiombo di Fabian Negrin, è uscito il 6 dicembre del 2001. Fino ad allora, Orecchio acerbo era solo uno studio grafico, che da sempre aveva collaborato con molti fra gli illustratori che poi hanno firmato i nostri libri. Come studio grafico lavoravamo – ed è così anche oggi – nel settore della produzione culturale, dall’editoria al teatro e al cinema. In quel periodo – fra il duemila e il duemilauno – molti degli spazi per fare “buona grafica” si andavano chiudendo, ovunque aumentava il potere decisionale degli uffici marketing, e così, insieme a Sara Verdone e a Simone Tonucci, abbiamo deciso di provare a sperimentare in prima persona se fosse possibile coniugare la qualità alla vendibilità.

Quante persone ci sono in casa editrice e come è suddiviso il lavoro?
Le persone nel tempo sono cambiate. Sara è andata via qualche mese dopo l’inizio della nostra “avventura” editoriale. Oggi, con me e Simone, lavorano: Paolo Cesari che si occupa di redazione e ufficio stampa, Carla Ghisalberti – ultimissimo arrivo – che si occupa di redazione e ufficio diritti, Valeria Genovese che lavora esclusivamente alla cessione diritti all’estero, Alessandra Ranucci che si occupa dell’amministrazione e Federico Ortolani Tonucci che ci dà una mano con il magazzino e le spedizioni. Quanto a me e Simone, siamo rispettivamente il direttore editoriale e quello commerciale. Ma va detto che tutti questi ruoli sono decisamente intercambiabili e le decisioni importanti sono sempre prese collettivamente.

Negli anni il numero di collane è cresciuto. Ci racconta brevemente quali e quante sono?
In verità di collane vere e proprie non ne abbiamo molte. Quest’anno la nostra collana di racconti classici Lampi si è trasformata in Lampi light, libri col poster che si rivolgono a un pubblico di adolescenti e adulti: un tentativo di far varcare all’albo illustrato il confine dei libri per bambini. Lo scorso anno è nata la collana orecchio acerbo comics, fumetti d’autore rivolti ai bambini. Nel 2010, dalla collaborazione con l’associazione Asinitas e un folto gruppo di migranti, è nata Else, libri interamente fatti a mano e stampati in serigrafia. Poi c’è Millemillimetri, la nostra prima collana di libri a organetto, in cui però da qualche tempo non esce nessun titolo. E infine orecchio acerbo expo che ospita cataloghi di mostre legate ai grandi nomi dell’illustrazione. Tutti gli altri titoli sono diversi fra loro e così li abbiamo raggruppati per aree tematiche. Aree tematiche che ben raccontano il nostro progetto editoriale: da un altro punto di vista, raccontare il presente, raccontare la diversità, grandi temi, la difficoltà di crescere, memoria, guerra e pace, vincere le paure, gli altri animali, storie visionarie e dell’assurdo, ridere e sorridere.

Chi è il lettore-tipo di un libro orecchio acerbo?
Bambini e adulti curiosi, ragazzi che amano l’illustrazione e la grafica. Più in generale lettori ostinati che non si rassegnano a essere considerati – loro in prima persona o i loro bambini - semplici oggetti di mercato. Una piccola tribù, ma determinata a non farsi estinguere.

Quali sono i numeri della letteratura per bambini e ragazzi in Italia? È un mercato parallelo, è in perdita, in crescita? Orecchio acerbo quanti libri pubblica in un anno?
Non sono molto ferrata su quest’aspetto. Tuttavia mi pare che tutto il mercato, in questo momento, sia in perdita. Ma per noi e per i librai indipendenti è sempre stato un problema di resistenza, quindi in un certo senso credo che siamo più ferrati alle intemperie rispetto ai grandi gruppi editoriali e alle catene librarie. Noi pubblichiamo fra i dodici e i quindici titoli ogni anno, nel 2012 le novità saranno tredici, ma ci saranno molte nuove edizioni, fra cui Via Curiel 8 di Mara Cerri che presto uscirà con il dvd del film d’animazione firmato insieme a Magda Guidi, che ha vinto il TTF 2011 nella sezione Corti.

Quali sono gli appuntamenti più importanti per chi pubblica libri per bambini?
Senza alcun dubbio la Bologna Children’s Book Fair. Per noi però è molto importante anche il Salon de Petit Édition Jeune Illustration di Saint-Priest, un’occasione unica per scoprire libri ed editori straordinari di tutto il mondo.

La casa editrice si sente coinvolta nei vari dibattiti che in questi ultimi mesi hanno popolato le pagine culturali dei quotidiani e riempito qualche sala di teatro, dalla decrescita felice al movimento TQ, dal ruolo dei premi letterari all’avanzata dell’e-book?
Molti dei temi discussi dal movimento TQ ci appartengono: la difesa dei “libri che valgono”, la trasparenza degli editori, la battaglia contro la concentrazione nelle mani di pochi grandi gruppi editoriali, quella contro il sistema delle recensioni, la fine della critica letteraria e così via. Sono problemi che continuiamo ad affrontare in prima persona, in un certo senso “individualmente”. Ma sono molto d’accordo con Vincenzo Ostuni, quando scrive che «non bisogna arrendersi all’idea di vendere solo la letteratura cattiva, quella digestiva». Soprattutto credo che bisogna continuare a produrre libri nella convinzione che il nostro non è affatto il migliore dei mondi possibili e che – seppur con poche speranze – bisogna continuare a provare a cambiarlo. E la produzione culturale, soprattutto quella rivolta ai bambini, in questo senso ha un ruolo determinante.

Orecchio acerbo è anche uno studio grafico e la grafica per la vostra casa editrice è importante. Che proporzione, in termini di importanza, c’è nei vostri libri tra progetto grafico e contenuto narrativo?
Sono convinta che la grafica sia regia, non solo può creare un ponte fra parole e immagini ma, se ben usata, può dar luogo a un terzo linguaggio narrativo. La grafica
è contenuto, il ruolo della grafica è sempre cruciale, naturalmente non solo in senso buono.

Avete lavorato e lavorate con molti illustratori, alcuni anche molto famosi, è come lavorare con gli scrittori?
Direi che è più difficile, forse perché è più difficile il lavoro dell’illustratore rispetto a quello dello scrittore. Tutti sanno scrivere “cavallo”, ma quanti sono capaci di disegnare un cavallo? E poi quello dell’illustratore è un ruolo delicatissimo perché il più delle volte viene dopo il lavoro dello scrittore. Bisogna essere molto bravi e al tempo stesso molto umili, mettersi “al servizio” della storia.

Silvina Ocampo, Stefano Benni, Art Spiegelman e tanti altri, grandi nomi per piccoli lettori e non solo. Come nasce tutto?
Cercando, leggendo, ascoltando. Insomma, stando sempre con gli occhi – e l’orecchio, naturalmente – ben aperti. E tanto nasce anche dai rapporti umani, dall’amicizia che con molti autori si è sviluppata in questi anni.

Il 15 gennaio è uscito Bruno, il bambino che imparò a volare di Nadia Terranova, illustrato da Ofra Amit. Come è stato lavorare a questo libro?
È stato molto bello. Prima parlavo di mettersi al servizio della storia. Ecco, in questo libro, a partire da Nadia Terranova, lo abbiamo fatto tutti. Ofra Amit si è tuffata nel racconto a capofitto, e ne è riemersa solo quando aveva finito. Non sempre è così, talvolta la lavorazione è lunga, difficile, intermittente. Abbiamo lavorato davvero insieme, pur non conoscendoci, pur con la difficoltà di non parlare la stessa lingua. Perché la lingua che contava era quella della storia di Bruno Shulz.

Che tipo di lettrice è Fausta Orecchio?
Amo i libri che mi fanno crescere, che mi impegnano. Lo so, è un po’ generico, ma è un modo per dire che detesto questa idea che si sta diffondendo della cultura come divertimento.

Quali sono i vostri progetti futuri?
A primavera sarà sugli scaffali un libro al quale molto teniamo, Il grande cavallo blu, dedicato «a tutti coloro che hanno male all’anima» e a Franco Basaglia. Le parole sono di Irène Cohen-Janca, i disegni di Maurizio Quarello che già ci hanno regalato lo straordinario L’albero di Anne.
Con l’autunno arriverà Baci, un albo di sole immagini della disegnatrice belga Goedele G. M. Dewanckel per ricordare a tutti, con grande sensibilità e altrettanta semplicità, che “cada beso es una revolution”.
Infine, per l’inverno, un vero regalo di Natale. Lorenzo Mattotti torna al fumetto con uno strepitoso Huckleberry Finn di Mark Twain.


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