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Le interviste di Allinfo.it : @EnricoNigiotti

Creato il 30 gennaio 2015 da Giovanni Pirri @gioeco

Enrico Nigiotti_foto di Chiara Mirelli _9128_1_M(@EnricoNigiotti)

Bluesman e Rocker di professione è Enrico Nigioti. Livornese di nascita quest’anno è tra le nuove proposte della 65ma edizione del Festival di Sanremo e il suo cuore è profondamente votato alla mescolanza di generi musicali  dall’obiettivo notevole: far  arrivare, al suo futuro  pubblico, in maniera coerente e autentica,  ciò che dentro lo (s)muove.  Spesso sostiene che “Prima di essere artisti bisogna essere uomini”.

Per saperne di più lo abbiamo raggiunto al telefono.

Siamo arrivati. Tra poco  ti esibirai sul palco di  Sanremo. Che effetto ti ha fatto arrivarci e quale sarà la prima cosa che farai una volta salito sul palco?

Mi ha fatto strano. A Sanremo non c’ero mai stato e, sinceramente, sento di dover controllare  l’emozione  restando concentrato. Non mi lascerò distrarre né da fantasie né da leggende. Penso a Sanremo come ad un  habitat. E’ importante viverlo come  familiare per   sentirsi a proprio aggio. Ed è bello vedere che, non appena entri all’Ariston, ci sono tutte le foto degli artisti che hanno cantato. Una volta salito sul palco sarà come indossare un vestito per 3 minuti.

Sei arrivato a Sanremo con il brano “qualcosa da decidere”, giocando con le parole “Cosa hai deciso?”

Ho imparato molto a gestirmi e come ogni lavoro che ha degli oneri e dei doveri credo che si meriti la mia attenzione come professionista. Anche se in passato mi sono tagliato un po’ la strada dopo tre anni di silenzio ho capito bene cosa desidero per me stesso. Ho deciso, soprattutto, che non mi farò più lo sgambetto da solo. Sono convinto che molto possa fare il pubblico che riuscirò a convincere una volta iniziato a cantare.

Il successo è legato alla popolarità. Guardando al tuo talento cosa pensi possa  interessare il tuo futuro pubblico tanto da renderti popolare e cosa vuoi che arrivi a chi ti ascolta?

Vorrei far arrivare la mia idea di fare musica che mi porta a voler trasformare  in parole la melodia  che sento mia. E’ fatta di blues ma anche di rock ed è illuminata da una esigenza di crescita interiore. Una crescita che strizza  l’occhio ad un percorso aperto alle tradizioni che mi appartengono: tutte italiane. Anche noi Italiani siamo bravi.  Penso ad esempio a Britti che non ha nulla da invidiare agli Americani.  Vorrei riuscire ad avere la capacità di fare un album che possa essere internazionale.

Subito dopo Sanremo uscirà il tuo secondo album. Quali realtà filtrano le canzoni del  tuo nuovo lavoro?

Chi compra il mio album può conoscere le mie esperienze. Le mie canzoni sono veri e propri quadri emozionali . I temi sono quelli che vivo   in prima persona o che ho vissuto sotto forma di racconto. Le mie canzoni parlano sia del primo appuntamento d’amore che di ninne nanne  per la mia nipotina senza traslasciare l’amore per una ragazza appena finito. Dentro ci sono anche temi immaginari e citazioni a Piero Ciampi. Temi immaginari che sono venuti fuori dopo molta sofferenza e sono divenuti l’occasione  per uscire dal  contenitore in cui mi sentivo  contenuto.

Da 27enne come leggi i tuoi coetanei ?

C’è un brano che si intitola Loschi anni che ho dedicato alla mia generazione e in una frase emblematicamente, per raccontare ciò che penso dei miei coetanei,  scrivo  “noi siamo il dizionario delle idee sbagliate

La musica è una occasione per rimettere in circolo le buone emozioni? Come la vedi?

Quello della musica è un lavoro serio che merita rispetto e quando le canzoni  si scrivono  per incitare alla protesta o per portare la gente nelle piazze credo proprio che debbano nascere da un presupposto nobile fatto di coerenza e di autenticità e non per far arricchire chi le scrive.

Nella tua vita cosa pensi ti potrà essere d’aiuto per evitare  di sentirti, nuovamente,  un personaggio di Bukoski visto che nel passato dici di esserti sentito tale?

I momenti buii in cui devi fare a botte con i tuoi demoni arrivano per tutti.  La tristezza e la malinconia comunque sono fondamentali perchè ti aiutano a riflettere. Ovviamente il fallimento crea un corto circuito e ti viene voglia di cadere sotto il colpo dei  vizi: vizi come quello del bar che ti può togliere la lucidità. Penso che la felciità porti felicità e la tristezza la tristezza. La crescita personale  ti insegna ad affrontarla

Credo poi sia vitale avere la fortuna di essere affiancato da un team perfetto. Adele di Palma (la mia manager) è vitale per me come lo è Brando (il mio produttore). Ambedue  mi stanno insegnando che il mio centro è cantare e scrivere canzoni senza accusare pensieri ossia restando tranquillo. Dopo aver vissuto nel silenzio più totale e nella solitudine artistica per ben tre anni l’aver incontrato loro due è stato come calpestare il Paradiso terrestre.

Il  passato musicale ti va stretto oppure è, per te, una vetrina di spunti ed opportunità?

Io reputo il passato musicale italiano fondamentale. E’ vero che l’innovazione è importante ma il passato sta all’uomo come l’istinto all’animale. Se lo cancelli finisce tutto. Un artista italiano che vuole fare questo mestiere  non può non conoscere la musica di De André, di Fossati, Tenco. Perché studiare la loro arte è come studiare l’alfabeto a scuola prima di cominciare a parlare.

Il tuo rapporto con la creatività?

E’ utile  comprendersi e volersi bene per saper cogliere le proprie idee al momento giusto senza forzature. Un   artigiano libero da vincoli alla ricerca della propria libertà senza preoccuparsi troppo del futuro ma vivendo il presente nella maniera meno assente possibile.

E…

Una cosa so per certo. Sulla mia lapide sriverò  “Io sono uno che cammina fiero con la testa tra le  nuvole e la merda sotto i piedi”.

di Giovanni Pirri


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