Proseguono le interviste di Via dei Serpenti con Raffaella R. Ferré, autrice di Inutili fuochi (66thand2nd). Qui la nostra recensione.
Intervista di Alessia Caputo
«Rrf, se mi devo spiegare allora è tutto inutile», così c’è scritto in alto sul tuo blog. Noi vogliamo farti spiegare un po’ di cose. La seconda R sta per? Cosa in realtà non vorresti spiegare?
La R può risultare esotica, in realtà sta per Rosaria, un omaggio alla Madonna di Pompei. La storia del mio nome è lunga e articolata, e include liti familiari. Basti sapere che durante il primo giorno di vita non sono stata né Raffaella né Rosaria, bensì Maria Ayslia. Le spiegazioni dei fatti che mi riguardano sono tutte lunghe, per questo alle volte mi annoiano: diciamo che avere due nomi al posto di uno è già indicativo.
La tua biografia è divertente e intelligente. Non c’è scritto come hai cominciato a scrivere e perché. Ce ne vuoi parlare?
Ho cominciato a scrivere per un giornale nel 2003, la prima pubblicazione è, invece, del 2007, un racconto dal titolo Miss Centouno incluso nella raccolta Toilet della 80144 edizioni. In realtà ho sempre scritto, e da quel che ricordo la mia scrittura ha sempre incuriosito gli altri. Che poi mi chiedevano spiegazioni, per l’appunto.
Tre romanzi, tanti racconti, collaborazioni importanti. Com’è la tua vita di scrittrice oggi?
Ho tempi rapidi nella scrittura, ma il pensiero che c’è dietro nasce prima e anche quando non sono impegnata con un nuovo romanzo o racconto, in realtà ci sto pensando. Scrivere è una pratica che deve incastrarsi con la vita, che deve divertire, ci provo nonostante le difficoltà, tra lavori precari, amici, e tutto il resto.
Inutili Fuochi ha i colori dell’estate e dei villaggi vacanze sia dentro che fuori (nella copertina soprattutto). Una scelta particolare e innovativa per un editore come 66thand2nd. Come mai?
La 66thand2nd è stata meravigliosa e per Inutili Fuochi ha creato l’ambientazione giusta. Il progetto grafico è di Silvana Amato ma l’intera redazione ha lavorato al libro come oggetto integro con molta cura: hanno portato in superficie il tono della storia.
C’è la crisi dell’editoria, il passaggio dal libro cartaceo all’ebook e le innumerevoli polemiche sul dilagante fenomeno del self-publishing. Tu che ne pensi?
Penso che lettura e scrittura non siano meccanismi regolabili dall’economia. Si possono influenzare, certo, ma io che sono forse romantica, penso che scrivere con l’idea fissa della pubblicazione, non faccia bene. E che leggere solo quello che è proposto in maniera aggressiva, ancora meno. Entrambi sono processi di ricerca, scelta e cura. Vanno affrontati con lentezza.
I personaggi del tuo romanzo sembrano tante pedine di un gioco senza regole. Si muovono, vivono, sembrano affollare uno spazio minuscolo. Alcuni colpiscono di più, ti ci affezioni, altri meno. Come sono nati e perché li hai incastrati come se si passassero la storia tra loro?
Luisa, Andrea, Marta e Ricardo, Lia coi suoi genitori, Carlos il bagnino, i bambini senza nome che cercano lucertole tra le canne, e infine il lettore stesso che diventa un personaggio con Tu, e resta sdraiato sul letto mentre gli altri prendono a schiaffi con lo stile libero il mare rattrappito della costa, sono nati assieme. Non c’è una trama ben definita a legarli, se non la presenza nello stesso luogo: la storia sono loro e sono i loro stati d’animo, le loro gravidanze, i loro mal di testa, i balli latino-americani, le fantasie che hanno e che nella controra si sciolgono e vanno a fondersi con la realtà a portare avanti il racconto.
Cosa leggerà questa estate Raffaella R. Ferrè? E “come” leggerà? Carteceo o ebook?
Vorrei un bel libro, prima di tutto. Mi lascio portare dal momento, ma mi è sempre difficile trovare un romanzo che mi piaccia davvero, più semplice che sia un saggio a risolvere questi momenti di stallo. In ogni caso, quando succede non importa che il libro sia fatto di carta o che per leggerlo io abbia bisogno di un dispositivo elettronico: l’importante, a quel punto, è che io l’abbia trovato.