Appuntamento al Ritz
di Helene Battaglia
Baldini e Castoldi
in libreria dal 3 luglio
Continua il viaggio della Fenice
nell'universo chick lit che, quest'oggi, approda ad un libro
edito Baldini&Castoldi uscito all'inizio di questa calda
estate torrida, Appuntamento al Ritz, della giornalista
francese Hélène Battaglia, al suo esordio narrativo.
Vorrei iniziare con il dire che da
questo libro mi aspettavo tantissimo: un po' perché desideravo
incontrare la versione “made in Europe” della Bradshaw, un po'
perché, ultimamente, sto sviluppando una vera e propria dipendenza
dal genere chick lit, leggero, spensierato, totalmente pink.
La storia aveva tutte le carte in
regola per risultare piacevole: una giovane giornalista, un debole
per la moda ed un conto in banca alquanto problematico, riceve dal
suo capo una proposta inaspettata. Un lavoro “sotto copertura” al
celebre hotel Ritz di Parigi: Hope, la protagonista di “Appuntamento
al Ritz” dovrà vivere un mese nel celebre palace, per poi
raccontare ai lettori del giornale per cui lavora, cosa si nasconde
dietro la facciata di magnificenza di questo splendido luogo.
Proprio la storia, invece, mi ha
lasciato l'amaro in bocca.
Primo punto: l'orizzonte temporale. Va
troppo, troppo veloce. Nell'arco di pochissimi giorni la protagonista
Hope incontra l'uomo della sua vita, un'amica del cuore ed uno staff,
quello del Ritz, che diventa la sua “seconda famiglia” senza che
nessuno di questi “semi” abbia l'effettivo spazio per crescere e
germogliare in modo convincente e d'impatto. Piuttosto che tutta una
serie di rapporti “extra-strong” senza fondamenta a me visibili
(come lettrice), avrei preferito situazioni più approfondite e
sviluppate un passo per volta, senza fretta e con maggiore attenzione
ai dettagli. Una maggior dilatazione temporale avrebbe sicuramente
portato ad approfondimenti maggiori, più forza nelle relazioni e,
soprattutto, ad una verosimiglianza (non soltanto a livello di
rapporti, ma anche di situazioni lavorative) molto più marcata.

l'autrice
L'esperienza della giovane Hope come tuttofare dell'esclusivo hotel parigino, piuttosto che faticosa dal punto di vista fisico e dura da quello di rapporti con i superiori o con i colleghi, risulta essere una vera e propria passeggiata: dopo un brevissimo momento di incertezza iniziale, la nostra protagonista riesce ad entrare nelle grazie di chiunque abbia a che fare con lei, relegando quella che è la dimensione lavorativa al solo piacere (incontri amichevoli con i clienti, regali inaspettati, confessioni shock da parte della PR dell'hotel). Nessuna cesura netta tra la vita milanese, fatta di party e di glam, e quella parigina che, dovendosi sviluppare nelle quinte di un hotel di super lusso, avrebbe dovuto essere un tantino più dura, magari presentando gli stessi sorprendenti risultati (dopotutto Hope è un vulcano di energia e positività) ma, forse, un tantino più sudati. Per quanto riguarda, invece, il modo di scrivere della Battaglia, devo ammettere di trovarlo piacevole e divertente – per quanto, per mia formazione, non riesco a sopportare l'utilizzo troppo abbondante di punti esclamativi, che trovo più adatto ad un post informale in un blog, piuttosto che ad un libro -. Ecco, Appuntamento al Ritz, risulta un libro in potenza: si intravede il potenziale nascosto ma, così conciato, non rende quanto potrebbe. Un vero, dannato, peccato. Voto: 1 mela e mezzo.




