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La storia
È la cronaca di una dipendenza, la veloce discesa di una ragazza, apparentemente perfetta, nell'immensa voragine della droga. A rendermi ancora più partecipe delle vicende di questa giovane, la consapevolezza che, a scriverle, è stata proprio la madre. Quando si deve affrontare un tema simile, quando la vita di una famiglia viene sconvolta dalla dipendenza di uno dei suoi membri, è difficile che qualcuno se ne assuma la responsabilità, o quantomeno, capisca i suoi errori. È più facile scorgere le radici del male all'esterno, nel gruppo di amici piuttosto che nella società, dimenticandosi che la personalità di un individuo, la sua capacità o meno di distinguere il bene dal male, viene forgiata all'interno del nucleo familiare. Così è stato sorprendente leggere di una madre che affronta le proprie responsabilità senza tirarsi indietro, aprendosi al dolore della colpa, oltre al dolore, di per sé lacerante, di vedere ciò che di più prezioso ha al mondo, distruggersi con le proprie mani.
È una storia cruda, sicuramente vicina alla realtà di tutti i giorni, realtà che spesso evitiamo di vedere. È la cronaca di una rapida salita verso la cima di un benessere artificiale e dell'ancora più rapida caduta nella melma della dipendenza, dell'astinenza, dell'impossibilità di avere una vita normale. Gli episodi più violenti della vita di questa ragazza, sono raccontati apertamente, senza mezzi termini, in modo cruentemente diretto.
Insomma, quella di Crank è una storia più comune di quanto non si pensi, o di quanto non ci si voglia rendere conto.
Perché il mostro come direbbe l'autrice, la droga, ha chiamato e chiama a sé tutt'ora tantissime persone, tantissimi giovani. Distrugge le loro vite, fingendo di renderle migliori. Fa dimenticare loro il dolore naturale dell'esistenza, facendoli suoi schiavi.
Occorre avere il coraggio di dire no al mostro, no alla droga: ma non tutti ce l'hanno.
La struttura
sapere che quello che avevo davanti era un romanzo in versi, mi ha caricato di aspettative, devo ammettere, in parte deluse.
Mi aspettavo poesia, ho trovato pensieri spezzettati, frasi messe una sotto l'altra in modo leggermente caotico. Avrei certamente preferito una struttura diversa, un racconto scritto come fosse un diario, o un romanzo vero e proprio: posto che poetare sia elevare ad un livello aulico la realtà, pur cruda e cruenta questa sia, qua poetare è un po' elencare delle frasi, lasciate a metà o spezzate da una virgola.
Sicuramente questa scelta stilistica da modo al lettore di leggere molto velocemente questo libro, anzi di divorarlo nel vero senso della parola. Ma, da assidua lettrice di poesie, leggere questi “versi”, che poi versi non sono, mi ha davvero lasciato l'amaro in bocca.
Ho trovato il finale decisamente troppo veloce, e poco dettagliato: i pochi accenni al cammino di disintossicazione della protagonista, si rivolgono alla sua gravidanza, al suo amore smisurato per la creatura che aveva in grembo, abbastanza forte da impedirle di cedere al mostro, la maggior parte delle volte, almeno. Ecco, avrei preferito avere un'immagine più delineata della sua lotta contro la droga, del suo tentativo di uscire dalla dipendenza. Questo, non solo per alleggerire la pesantezza delle immagini precedenti, ma anche per fornire al lettore una visione d'insieme.
Il mio voto? Due mele!
Buona Giornata e buona fortuna a tutti!!
Magazine Salute e Benessere
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