Le letture della Fenice - RECENSIONE: Il piccolo Principe

Creato il 28 agosto 2012 da Lafenice


Il piccolo Principe  di Antoine de Saint Exupery Bompiani
da te gli uomini coltivano cinquemila rose in un giardino e non trovano quello che cercano.. non lo trovano – risposi. E tutta via quello che cercano potrebbe essere trovato in una rosa o in un po' d'acqua - certo – risposi. E il piccolo principe soggiunse: ma gli occhi sono ciechi. Bisogna cercare con il cuore.
Frequentavo ancora le scuole elementari quando, grazie ad un regalo di compleanno inaspettato, il Piccolo Principe entrò nella mia libreria. Non fu amore a prima vista, questo no: nauseata da illustrazioni che non trovavo belle, annoiata da un modo di raccontare troppo accondiscendente per una bambina che non si sarebbe mai considerata tale nemmeno sotto tortura, presi il Piccolo Principe, lo tolsi dalla libreria della mia stanza e lo portai a mia madre. “non voglio questo libro” le dissi. E lei lo ripose nella grande libreria del salotto.
Qualche giorno fa, lo ritrovai. E decisi di darmi una seconda chance, di provare a capirlo.
La storia è molto semplice ad un'occhiata superficiale per quanto possa essere complessa ad un occhio maggiormente indagatore. Il nostro narratore, l'autore – Saint Exupéry -, dopo un atterraggio di fortuna nel deserto, si ritrova solo con un motore da riparare, sotto il sole cocente e riserve d'acqua limitate. Proprio in questa circostanza di pericolo estremo un bambino arriva da lui. Era un bambino strano: aveva i capelli d'oro e non rispondeva quando lo si interrogava. Parlava di un pianeta lontano, di una rosa con quattro sole spine, e della necessità di introdurre nel suo piccolo angolo di universo, una pecorella, in modo da proteggere quel minuscolo pianeta dall'invasione dei terribili Baobab, in grado di distruggere, grazie alla loro enorme stazza, qualsiasi forma di vita. E così Saint Exupéry, che non ha mai dimenticato il bambino che viveva in lui, felice anzi di aver incontrato qualcuno che potesse finalmente comprenderlo, decide di ascoltarlo. Ed ecco che il Piccolo Principe racconterà gli uomini e le loro debolezze, la miopia che affigge ognuno di noi, l'incapacità di assaporare il momento, l'arretratezza della nostre convinzioni, lasciando spazio ad un finale tragico: un errore che potrebbe mettere in pericolo il pianeta del nostro Piccolo Principe, l'angoscia di un uomo che sa di aver sbagliato ma che non può fare nulla per riparare ciò che ha fatto. E l'attesa. Unita alla speranza. In un cielo stellato, fatto di risate e di fiori, e non di semplici luci.
Non credo che Il piccolo principe sia un libro per bambini. Serve una conoscenza dell'uomo e della vita che deriva dall'esperienza diretta e dall'introspezione, per capirlo a fondo. Perché Saint Exupéry, attraverso le parole del principe ci racconta la natura umana come pochi altri hanno fatto fino ad ora. Ci parla di uomini che hanno smesso di sognare, che non trovano la propria felicità perché troppo preoccupati a cercarla, piuttosto che viverla, semplicemente. Ci parla del desiderio di molti di accumulare beni materiali, del dolore di chi affoga ogni sua frustrazione nell'alcol, nel non sense di chi vota la sua vita al sapere senza nemmeno sapere di che cosa. Dopotutto l'essere umano è proprio questo: inconsolabile per natura, proiettato verso ciò che ancora non ha tra le mani, stupidamente complicato, irrazionalmente cervellotico. Il fatto che un bambino viaggiatore lo racconti non soltanto all'autore ma anche a noi, rende tutto ancora più incredibile: un essere innocente e solo, che non ha mai avuto esperienza diretta dell'uomo se non nel brevissimo lasso temporale di cui ci parla Exupéry, rende tutto ciò che racconta ancora più importante. Perché lui non comprende ciò che vede. Non capisce perché sia necessario coltivare migliaia di rose senza personalità, quando una sola scalderebbe il cuore. Non capisce per quale ragione l'uomo si crogioli nelle sue domande quando le risposte sono proprio li, di fronte a lui: basterebbe soltanto seguire il cuore, niente di più. Ed ecco che, con la sua semplicità e con la consapevolezza di aver commesso gravi errori (come abbandonare il suo pianeta, la sua rosa dalle quattro spine, i suoi tre vulcani di cui uno sopito) regala a tutti noi che leggiamo una grande lezione: guardiamo il mondo come un bambino farebbe. Con semplicità, innocenza, fiducia. Sebbene quest'ultima possa mettere in pericolo la nostra esistenza, quella del nostro piccolo pianeta. Perché una museruola senza correggia potrebbe distruggere non soltanto i cattivi baobab, ma anche ciò che di più importante possiamo avere, una semplice rosa (dall'enorme personalità). Ma è il viaggio ciò che conta, non la meta. La lezione nascosta tra le situazioni vissute, le emozioni provate, i volti incontrati.
Voto: 5 mele


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