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Le letture della Fenice - RECENSIONE - L'orrore di Dunwich di H.P. Lovecraft

Creato il 28 ottobre 2014 da Lafenice
Buongiorno a tutti amici ed amiche books addicted!
é iniziato tutto una sera d'estate, per quanto la temperatura ambientale, il freddo e la carne che tremava con violenza, facesse pensare ad una poderosa inversione climatica. Ero nel mio piccolo paesello natale con la mia famiglia, passeggiavamo in centro, tremando come delle foglie, mentre io li intrattenevo (o infastidivo, forse?) con il racconto dell'ennesimo disastro messo a punto dalla Luna.
A prescindere da quanto stra-parlassi e cercassi di distrarre loro e me stessa, il mio obiettivo era quello di riuscire a vedere la commedia dialettale che doveva animare la festa della parrocchia, quella stessa sera. Ho un debole per la commedia dialettale: mi diverte e mi permette di toccare con mano la cultura, così vecchia ed orgogliosa, della mia sezione di regione, la Romagna.
Date le condizioni meteo, però, decisi immediatamente di accantonare il mio orgoglio regionale, abbandonando l'idea di assistere alla commedia. Per quanto non riuscisse a trasmettere nulla di culturale, il bar e le sue quattro mura di mattoni, sembrava molto ma molto più allettante. Almeno dentro era caldo. Stavo per andarmene, quindi, quando mi resi conto che avevo perso la mia famiglia: mi ci volle un attimo per capire dove fossero. Erano davanti alla canonica, tutti sorridenti, e scherzavano con altri concittadini/parenti/volontari Caritas.
Ma, soprattutto, stavano pescando da una grande urna di vetro verde.
Io non potevo essere da meno. Vado, pago 1€ per un biglietto, lo prelevo dall'urna dopo aver mescolato con cura, ed arriva lui.. Un numero che non dice nulla. Una sorta di "XXXXX4", per intenderci, uno di quei numeri che non paga niente.
La volontaria della Caritas che si occupava dei premi, mi dice "No ma vai tranquilla: c'è il premio di consolazione!". Forse aveva iniziato a percepire il disappunto sul mio volto.
Sparisce per qualche istante dal mio campo visivo, mentre penso a quale schifezza immonda potrebbe portarmi, ed ecco che ritorna con un libro: L'orrore di Dunwich di H.P.Lovecraft, ancora incartato nel cellophane trasparente, una versione nuova come Matusalemme di Newton Compton (ricordate i libri a 1000 lire?, ecco).
- Premio di consolazione? - le fa mio babbo - regalare all'Elena un libro è darle il primo premio! -
E quanto aveva ragione!
Tutta contenta me ne vado con il mio bottino: e lo porto al sicuro, a casa.
Le letture della Fenice - RECENSIONE - L'orrore di Dunwich di H.P. Lovecraft L'orrore di Dunwich
(raccolta di racconti)
di H.P.Lovercraft
Newton Compton
pagg. 47
Scritto nel 1929, L'orrore di Dunwich, ci narra le vicende accadute in una piccola cittadina del Massachussets settentrionale, nella valle del fiume - inventato - Miskatonic, Dunwich, per l'appunto. Apparentemente una cittadina come tutte le altre, magari soltanto troppo proviciale, un tantino povera e vittima di una sconvolgente superstizione che faceva guardare ad alcuni dei suoi abitanti con l'occhio del dubbio e del sospetto: magia, orrore, stregoneria. Ecco cosa i cittadini di questa piccola città imputavano ad una delle famiglie che la abitava, quella dei Whateley. Dopotutto, abitavano in una oscura casa su di una collina, da cui provengono suoni misteriosi e sconvolgenti: una prova vera e tangibile che qualcosa di sconvolgente stava accadendo tra quelle misere mura. Quando uno strano bambino nasce, ed entra a far parte della famiglia, le stranezze aumentano, sempre di più. Il suo modo di crescere, il suo modo di esprimersi, il suo modo di vivere.. tutto spaventa, tutto fa pensare al peggio. Soprattutto perché quella collina scura e quella vecchia casa che si erge su di essa, nascondono qualcosa di oscuro: qualcosa che il giovane Whateley conosce, qualcosa che non racconta a nessuno, qualcosa che potrebbe cambiare il destino dell'intera umanità.
Non so se qualcuno di voi vive in un piccolo paese in collina: io ci vivevo, fino a qualche tempo fa. Non mi è stato troppo difficile provare ad immedesimarmi nella storia, cercando di dare un volto conosciuto al paese di Dunwich. La curiosità imperante, le malelingue senza controllo, gli sguardi carichi di sospetto e di curiosità, un pò come quando vi sentite molto osservate rientrando a casa e trovate gli occhi del vicino che fanno capolino dai buchetti delle tapparelle. Prima di inventare il Grande Fratello, insomma, sono nati i piccoli paesi di provincia, quelli in cui tutti sanno tutto e se non lo sanno inventano, quelli in cui tutti si conoscono e quelli in cui, tendenzialmente, è tutto talmente noioso che, se non si crea una notizia di tanto in tanto, le persone non sanno più di cosa parlare.
Ecco, devo ammettere che la prima cosa a cui ho pensato quando ho iniziato a leggere "L'orrore di Dunwich" è che H.P.Lovecraft deve aver vissuto in un paesino piccolo come il mio e, a quanto pare, deve averlo amato così tanto da parlarne ed odiato a tal punto da renderlo il centro di un inferno letterario, il regno di una probabile Apocalisse, la terra di mezzo dove il mondo si prepara a vivere la propria distruzione. Ok, un mero parere personale, un piccolo viaggio della sottoscritta su quale possa essere la radice di questo racconto che non sono riuscita a tenere nella mia testa; viaggio, però, che mi piacerebbe potesse essere vero. Darebbe alla storia una dimensione umana ed ironica che non disprezzerei.
In realtà, però, Dunwich vive come luogo letterario, non troppo distante dalla ben più famosa Salem, la città magica per eccellenza, dove streghe, donne, hanno trovato la propria morte perchè accusate di essere streghe. Il territorio del Massachussets, evidentemente, ispira magici orrori e tormentati sonni alle menti più creative.
Normalmente non sono una fan del genere horror in letteratura: lo trovo macabro ma senza troppa eleganza. Certo è che quando si parla di H.P.Lovecraft, o anche di Edgar Allan Poe, questi due termini si colorano di un nuovo significato e di una forte accezione positiva: sono moderati nel senso di equilibrati, il terrore è nelle ambientazioni, nella suspance derivante da un determinato fatto che da vita alla trama, nell'oscurità che pare essere senza fine, o in un mondo soprannaturale che va al di là della nostra immaginazione dato che non possiamo conoscerlo. Ma che, se esistesse davvero, magari prenderebbe i contorni da loro creati: quelli del demonio figlio bastardo di una strana creatura o quello di un cuore che batte contrariamente a quanto le leggi della vita o della morte vogliono, solo per fare qualche esempio.
Anzi: L'orrore di Dunwich diventa un racconto che non riesci a lasciare sospeso, un mistero da risolvere passo dopo passo, orrore dopo orrore. Insomma, qualcosa di universalmente bello, non solo perché ben scritto, ma perché ben strutturato. Una matassa che si dipana man a mano che la lettura procede. Un racconto universalmente bello, a prescindere dal genere di pertinenza.
Bellissimo. Consigliato.
Voto: 5 mele

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