Le letture della Fenice - RECENSIONE: La figlia di Rapaccini

Creato il 19 settembre 2012 da Lafenice

La figlia di Rapaccini Nathaniel Hawthorne “Twin Stories” Corriere della Sera/E-ducation.it Uscita n°12
Nuova uscita per il Corriere della Sera, nuova recensione per il Diario della Fenice. Twin Stories ci ha omaggiato di un nuovo, grande mostro sacro della letteratura internazionale, Nathaniel Hawthorne – La lettera scarlatta – che, ne La Figlia di Rapaccini, mantiene la sua scrittura su atmosfere gotiche e misteriose, sicuramente drammatiche, orfane di un lieto fine di cui, in questo caso, non sentiamo minimamente la mancanza.
Rapaccini è un medico/ricercatore senza alcuno scrupolo. Proprio a causa della sua volontà di progresso, sacrifica l'integrità della figlia, Beatrice, somministrandole piccole dosi di potenti veleni ogni giorno, sin dalla sua nascita, rendendo ella stessa uno dei più potenti veleni mai esistiti. Per preparare i veleni, utilizza l'enorme varietà di piante presenti nel suo giardino, luogo di cui si occupa insieme alla bellissima figlia. Un giorno, però, un ragazzo affitta un minuscolo appartamento affacciato al giardino di Rapaccini, Giovanni: da lì, giorno dopo giorno, vedrà la splendida Beatrice e se ne innamorerà. Dopo qualche titubanza, finirà per entrare nel giardino della morte, preda della follia amorosa. E la sua vita cambierà per sempre.
Iniziamo quindi da ciò che davvero ho apprezzato in “La figlia di Rapaccini”. C'è più di un piano narrativo in questo racconto. C'è la storia, e su questo siamo tutti concordi, ma ci sono anche tutta una serie di riferimenti sia biblici che letterari, che rendono il racconto sicuramente più importante, certamente di maggior spessore.
Prendiamo il nome Beatrice, ad esempio. Posto che quella di Hawthorne è “la donna angelicata” esattamente come quella di Dante, entrambe le figure servono a spingere i protagonisti attraverso un viaggio che li porterà poi alla consapevolezza. L'unica differenza è che se Dante si trova ad attraversare prima l'Inferno, poi il Purgatorio ed infine il Paradiso, il nostro caro Giovanni parte dal Paradiso per scendere, anzi precipitare, direttamente all'Inferno. Ed ecco che arriviamo alla seconda, grande dimensione: quella biblica. Il giardino di Rapaccini è un piccolo ed isolato Eden, Beatrice non é altro che Eva, Rapaccini il serpente, Giovanni un vanesio Adamo. Giovanni commette peccato, un peccato letteralmente mortale, cedendo al fascino di questa nuova Eva, che – questa volta a dispetto della tradizione biblica – rimane fondamentalmente senza colpa. Dopotutto, è il serpente/Rapaccini, ad averla resa quello che, avvelenata, capace di uccidere con il solo respiro. Ed è proprio Rapaccini ad aver contaminato anche la natura di Giovanni, rendendolo proprio come la sua Eva. Ma non c'è nessuna terra dove andare: il Paradiso Terrestre, per Beatrice e Giovanni, è l'unica dimensione possibile. Una volta abbandonato, l'unico luogo che può accoglierli, non potendo rimanere tra gli esseri umani, è l'aldilà.
Pur essendo un racconto breve, in qualche punto il ritmo rimane un tantino lento e noioso. Poco male se si pensa alla sua importanza nei termini sopra indicati.
Consigliato!
Voto: 3 mele e mezzo
NB: Marvel Comics – la Signorina Rapaccini è un personaggio che compare nei fumetti Marvel, tra cui Hulk. Genio biochimico, appartiene all'AIM, l'organizzazione costituita da brillanti scienziati che hanno come scopo quello di sovvertire i governi del mondo attraverso l'uso di mezzi biologici.

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