Le letture della Fenice - RECENSIONE - Superman è arabo

Creato il 05 aprile 2013 da Lafenice
Questo è parte della bellezza di tutta la letteratura. Scopri che i tuoi desideri sono desideri universali, che non sei solo e isolato da chiunque altro. Sei parte di qualcosa. Francis Scott Fitzgerald

Oggi voglio parlarvi di un libro che si discosta in modo decisamente netto da quelli di cui vi ho parlato fino a questo momento. Mantiene, ad ogni modo, un collegamento importante con una mia grande passione: la condizione femminile ed il mondo arabo – vedi mia tesi di laurea, vedi corsi preferiti durante il periodo universitario, etc.etc. Di quale libro sto parlando? Di “Superman è arabo” di Joumana Haddad edito Mondadori! NB: ho deciso di affrontare questa recensione, mettendo a fuoco due aspetti fondamentali. La struttura, in quanto particolare e differente da quella dei libri che sono solita leggere e, soprattutto, la grande volontà di innovazione e cambiamento con cui l'autrice è riuscita a plasmare il suo ultimo lavoro: questo libro è un concentrato di forza, e non potevo non parlarne in questi termini. Vi sono, comunque, taluni punti in cui la mia opinione politica non collima – nemmeno da lontano – con quella della Haddad: ma questo non cambia il risultato finale. Superman è arabo è un libro da leggere.. senza esitazioni!   Superman è arabo

di Joumana Haddad Piccola biblioteca Oscar Mondadori pagg. 242 prezzo: 10,50€ Il mondo, e soprattutto le donne che lo abitano, non ha bisogno di uomini d'acciaio. Ha bisogno di uomini veri. Non di Superman, ma di Clark Kent: timido, onesto, dolce, capace di riconoscere le proprie debolezze. Invece il modello che va per la maggiore è quello del macho indistruttibile, stile “lascia fare a me che risolvo io la situazione”. E se questo è vero in Occidente, tanto più è valido per il mondo arabo: anzi, come ha notato Joumana Haddad, Superman è arabo. Sostiene di salvare il mondo, ma in realtà è il mondo che deve essere salvato da lui. Che fare allora? Joumana usa l'unico superpotere di cui dispone, il più efficace di tutti: le parole. E in questo libro, spietato e pungente come sempre, va al cuore della questione demolendo, con i suoi versi, le sue invettive e le sue narrazioni, i molti miti del supereroismo in salsa macha che avvelena le relazioni tra i sessi e la vita delle donne non solo nell'universo arabo: dal senso del peccato alla battaglia tra sessi, dal matrimonio all'imperativo dell'eterna giovinezza. Benvenuti nell'universo di Joumana Haddad, scrittrice, giornalista, poetessa e traduttrice libanese che da sempre combatte - attraverso le parole, l'esempio di vita ed una invidiabile forza di volontà - per il riconoscimento di eguali diritti tra uomini e donne – soprattutto in un'area del mondo in cui, molto spesso, questi diritti vengono calpestati, a causa di società paternalistiche incapaci di considerare la donna come un essere umano con la propria dignità imprescindibile. In questo libro Joumana ci illustra un concetto molto interessante, quello di uomo superman, il maschio alfa, l'uomo – tutto muscoli e testosterone che anima taluni film made in US, per comprenderci. Lo fa con un tono a tratti ironico e, sicuramente, arrabbiato: il tema è caldo, vicino all'autrice (oltre a noi lettrici) e quindi non potrebbe essere altrimenti. Il romanzo è strutturato in un modo del tutto particolare: non avendo una conoscenza profonda della bibliografia di questa autrice, essendomi fermata soprattutto alla produzione poetica, non posso dirvi se questa struttura è una sorta di leitmotiv dei suoi romanzi.. Ad ogni modo: ogni capitolo è costituito da una parte “introduttiva/poetica” che da l'incipit alla narrazione e delinea l'argomento di trattazione. Segue “l'invettiva”, la parte in cui si definisce il soggetto della rabbia narrativa – e non solo – della Haddad. È la parte in cui emergono più emozioni, quella sicuramente più diretta e senza troppi filtri. Ogni capitolo si conclude con la parte “narrativa”, la parte in cui l'autrice sviluppa (in modo sicuramente più discorsivo anche se non troppo approfondito) la tesi espressa nella parte introduttiva o nell'invettiva. Grazie a questa costruzione, poco narrativa e sicuramente più saggistica, ogni capitolo è un cerchio che si chiude: individuiamo l'oggetto della trattazione, i personaggi ed il concetto che forma l'idea della voce narrante, l'autrice. Questo da all'Haddad la possibilità di parlare di più microargomenti senza confondere il lettore; di contro, quest'ultimo riesce a seguire il filo del discorso senza fraintendimenti o inutili pause. Il mondo della Haddad è.. direi affascinante: perché è lotta, dibattito costruttivo, crescita continua. Una delle cose che ho maggiormente apprezzato in questo libro, è la definizione che Joumana da alla sua stessa rabbia, a mio avviso esemplificativo della sua concezione politica: “sono arrabbiata perché troppe poche persone lo sono”. In un mondo in cui la paura e l'ignoranza immobilizza le menti, in cui l'accettazione “a prescindere” prende lo spazio dell'indagine e della protesta – pacifica e votata al raggiungimento di ideali più alti, non fraintendiamoci – c'è bisogno di qualcuno che prenda in mano la situazione. C'è bisogno di qualcuno che, in un modo o nell'altro, ci desti dal nostro torpore e ci dica “ehi, hai visto cosa ti stanno facendo? Ti stanno spogliando di ogni tuo diritto e tu cosa fai? Stai li, fermo ed immobile, con quello stupido sorriso stampato sulle labbra, davanti a quello sterile rettangolo appeso al muro e non fai nulla.. non chiedi neanche cosa stia effettivamente succedendo.” E' una sfida, quella che lancia la Haddad, a rimanere fermi nonostante tutto, nonostante il dolore di chi non può decidere, l'umiliazione delle maltrattate, il perpetrarsi dell'ingiustizia. Il cambiamento e la rabbia, così espressi e senza una caratterizzazione forte, corrono il rischio di rimanere contenitori vuoti facilmente depredabili. La Haddad li riempie con l'uguaglianza uomo/donna che, chiaramente, ha poco a che fare con caratteristiche fisiche (ci mancherebbe solo questa!) ma con l'uguaglianza nei diritti a questi garantiti. La lotta al paternalismo ed alla sottomissione coatta del “gentil sesso”, non passa soltanto attraverso la rivolta femminile ma, soprattutto, attraverso la cooperazione tra donne – ormai stanche della propria inferiorità, del tutto indotta – e uomini che hanno smesso di temere l'altro sesso ed iniziano a comprendere di doversi attivare per la sua vera e totale emancipazione, che non significa superiorità, non significa imposizione, non significa violenza. Sta a significare armonia: tra uomo e donna. Una visione personale molto interessante, quella dell'Haddad, e, soprattutto, ricca di spunti di riflessione: Consigliatissimo! Voto: 4 mele


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