Questo è parte della
bellezza di tutta la letteratura. Scopri che i tuoi desideri sono
desideri universali, che non sei solo e isolato da chiunque altro.
Sei parte di qualcosa.
Francis Scott Fitzgerald
Oggi voglio parlarvi di un
libro che si discosta in modo decisamente netto da quelli di cui vi
ho parlato fino a questo momento. Mantiene, ad ogni modo, un
collegamento importante con una mia grande passione: la condizione
femminile ed il mondo arabo – vedi mia tesi di laurea, vedi corsi
preferiti durante il periodo universitario, etc.etc. Di quale libro
sto parlando? Di “Superman è arabo” di Joumana Haddad
edito Mondadori!
NB: ho deciso di affrontare
questa recensione, mettendo a fuoco due aspetti fondamentali. La
struttura, in quanto particolare e differente da quella dei
libri che sono solita leggere e, soprattutto, la grande volontà di
innovazione e cambiamento con cui l'autrice è riuscita a plasmare il
suo ultimo lavoro: questo libro è un concentrato di forza, e non
potevo non parlarne in questi termini. Vi sono, comunque, taluni
punti in cui la mia opinione politica non collima – nemmeno da
lontano – con quella della Haddad: ma questo non cambia il
risultato finale. Superman è arabo è un libro da leggere.. senza
esitazioni!
Superman è arabo
di Joumana Haddad
Piccola biblioteca Oscar
Mondadori
pagg. 242
prezzo: 10,50€
Il mondo, e soprattutto
le donne che lo abitano, non ha bisogno di uomini d'acciaio. Ha
bisogno di uomini veri. Non di Superman, ma di Clark Kent: timido,
onesto, dolce, capace di riconoscere le proprie debolezze. Invece il
modello che va per la maggiore è quello del macho indistruttibile,
stile “lascia fare a me che risolvo io la situazione”. E se
questo è vero in Occidente, tanto più è valido per il mondo arabo:
anzi, come ha notato Joumana Haddad, Superman è arabo. Sostiene di
salvare il mondo, ma in realtà è il mondo che deve essere salvato
da lui. Che fare allora? Joumana usa l'unico superpotere di cui
dispone, il più efficace di tutti: le parole. E in questo libro,
spietato e pungente come sempre, va al cuore della questione
demolendo, con i suoi versi, le sue invettive e le sue narrazioni, i
molti miti del supereroismo in salsa macha che avvelena le relazioni
tra i sessi e la vita delle donne non solo nell'universo arabo: dal
senso del peccato alla battaglia tra sessi, dal matrimonio
all'imperativo dell'eterna giovinezza.
Benvenuti nell'universo di
Joumana Haddad, scrittrice, giornalista, poetessa e
traduttrice libanese che da sempre combatte - attraverso le parole,
l'esempio di vita ed una invidiabile forza di volontà - per il
riconoscimento di eguali diritti tra uomini e donne – soprattutto
in un'area del mondo in cui, molto spesso, questi diritti vengono
calpestati, a causa di società paternalistiche
incapaci di considerare la donna come un essere umano con la propria
dignità imprescindibile.
In questo libro Joumana ci
illustra un concetto molto interessante, quello di uomo
superman, il
maschio alfa, l'uomo – tutto muscoli e testosterone che anima
taluni film made in US, per comprenderci.
Lo fa con un tono a tratti ironico e, sicuramente, arrabbiato: il
tema è caldo, vicino all'autrice (oltre a noi lettrici) e quindi non
potrebbe essere altrimenti. Il romanzo è strutturato in un modo del
tutto particolare: non avendo una conoscenza profonda della
bibliografia di questa autrice, essendomi fermata soprattutto alla
produzione poetica, non posso dirvi se questa struttura è una sorta
di leitmotiv dei suoi romanzi.. Ad ogni modo: ogni capitolo è
costituito da una parte “introduttiva/poetica” che da l'incipit
alla narrazione e delinea l'argomento di trattazione. Segue
“l'invettiva”, la parte in cui si definisce il soggetto della
rabbia narrativa – e non solo – della Haddad. È la parte in cui
emergono più emozioni, quella sicuramente più diretta e senza
troppi filtri. Ogni capitolo si conclude con la parte “narrativa”,
la parte in cui l'autrice sviluppa (in modo sicuramente più
discorsivo anche se non troppo approfondito) la tesi espressa nella
parte introduttiva o nell'invettiva. Grazie a questa costruzione,
poco narrativa e sicuramente più saggistica, ogni capitolo è un
cerchio che si chiude: individuiamo l'oggetto della trattazione, i
personaggi ed il concetto che forma l'idea della voce narrante,
l'autrice. Questo da all'Haddad la possibilità di parlare di più
microargomenti senza confondere il lettore; di contro, quest'ultimo
riesce a seguire il filo del discorso senza fraintendimenti o inutili
pause.
Il mondo della Haddad è..
direi affascinante: perché è lotta, dibattito costruttivo, crescita
continua.
Una delle cose che ho
maggiormente apprezzato in questo libro, è la definizione che
Joumana da alla sua stessa rabbia, a mio avviso esemplificativo
della sua concezione politica: “sono arrabbiata perché troppe
poche persone lo sono”. In un mondo in cui la paura e
l'ignoranza immobilizza le menti, in cui l'accettazione “a
prescindere” prende lo spazio dell'indagine e della protesta –
pacifica e votata al raggiungimento di ideali più alti, non
fraintendiamoci – c'è bisogno di qualcuno che prenda in mano la
situazione. C'è bisogno di qualcuno che, in un modo o nell'altro, ci
desti dal nostro torpore e ci dica “ehi, hai visto cosa ti
stanno facendo? Ti stanno spogliando di ogni tuo diritto e tu cosa
fai? Stai li, fermo ed immobile, con quello stupido sorriso stampato
sulle labbra, davanti a quello sterile rettangolo appeso al muro e
non fai nulla.. non chiedi neanche cosa stia effettivamente
succedendo.” E' una sfida, quella che lancia la Haddad, a
rimanere fermi nonostante tutto, nonostante il dolore di chi non può
decidere, l'umiliazione delle maltrattate, il perpetrarsi
dell'ingiustizia.
Il cambiamento e la rabbia,
così espressi e senza una caratterizzazione forte, corrono il
rischio di rimanere contenitori vuoti facilmente depredabili. La
Haddad li riempie con l'uguaglianza uomo/donna che, chiaramente, ha
poco a che fare con caratteristiche fisiche (ci mancherebbe solo
questa!) ma con l'uguaglianza nei diritti a questi garantiti. La
lotta al paternalismo ed alla sottomissione coatta del “gentil
sesso”, non passa soltanto attraverso la rivolta femminile ma,
soprattutto, attraverso la cooperazione tra donne – ormai stanche
della propria inferiorità, del tutto indotta – e uomini che hanno
smesso di temere l'altro sesso ed iniziano a comprendere di doversi
attivare per la sua vera e totale emancipazione, che non significa
superiorità, non significa imposizione, non significa violenza. Sta
a significare armonia: tra uomo e donna.
Una visione personale molto
interessante, quella dell'Haddad, e, soprattutto, ricca di spunti di
riflessione: Consigliatissimo!
Voto: 4 mele