Le letture di Emy - Recensione: “Mare al mattino” di Margaret Mazzantini

Trama: Farid e Jamila fuggono da una guerra che corre più veloce di loro. Angelina insegna a Vito che ogni patria può essere terra di tempesta, lei che è stata araba fino a undici anni. Sono due figli, due madri, due mondi. A guardarlo dalla riva, il mare che li divide è un tappeto volante, oppure una lastra di cristallo che si richiude sopra le cose. Ma sulla terra resta l’impronta di ogni passaggio, partenza o ritorno che la scrittura, come argilla fresca, conserva e restituisce. Un romanzo di promesse e di abbandoni, forte e luminoso come una favola.
Autrice: Margaret Mazzantini , attrice e scrittrice, si è laureata all´Accademia di Arte Drammatica di Roma. Pluripremiata per le sue interpretazioni come per i suoi libri, ha esordito nella narrativa nel 1994 con Il catino di zinco, cui sono seguiti Non ti muovere (2001, Premio Strega), che l´ha consacrata tra le mag-giori autrici italiane, Venuto al mondo (2008, Premio Campiello) e, infine, Nessuno si salva da solo. Del 1999 è la pièce teatrale Manola, mentre il monologo Zorro è stato scritto nel 2002 per il marito Sergio Castellitto.
In “Mare al mattino”, romanzo breve (128 pp) di Margaret Mazzantini pubblicato da Mondolibri (ma anche da Einaudi), si alternano due storie di fuga, speranza e integrazione, dove i protagonisti sono due madri e i rispettivi figli. Nella prima storia conosciamo la giovane Jamila e Farid, abitanti del deserto che partono per fuggire dalla Libia in guerra e raggiungere l’Italia in un viaggio disperato, ammassati in un barcone insieme a tanti altri profughi che lottano per la sopravvivenza. Farid ripensa alle dune di sabbia che si è lasciato alle spalle per navigare tra le onde del mare, quella grande distesa blu che comincia dove finisce il cielo, e alla gazzella con cui ha stretto una dolce amicizia. Jamila lo stringe a sé, mentre fa progetti per il futuro e canta con la sua bella voce. Nella seconda storia incontriamo Vito, giovane siciliano, e Angelina, la cui famiglia faceva parte di quei coloni italiani spinti in Africa dal fascismo e negli anni ‘70 costretti da Gheddafi a ritrovare rifugio in Italia. Angelica e i suoi genitori non hanno mai perso la speranza di ritornare un giorno a Tripoli, dove hanno trascorso anni felici. Vito è cresciuto a stretto contatto col mare, ascoltando le storie dei nonni e della madre, così conosce il dramma degli immigrati di ieri e di quelli di oggi e cerca un modo per mantenere vivo il ricordo del loro vissuto. Margaret Mazzantini ci propone due racconti paralleli in bilico tra presente e passato, che alla fine si sfiorano appena; due famiglie le cui vite sono state spezzate dalla guerra e attraversate dagli stessi sogni, ma i cui destini avranno esiti diversi. Testimone di tutto ciò è il mare, silenzioso, immenso, volubile, un ponte due terre temute o agognate, che custodiscono la chiave della salvezza e della felicità dei nostri protagonisti. Lo stile dell’autrice, secco e deciso, è spesso ammorbidito da sprazzi di poesia che donano alla narrazione un tono favoleggiante. “Mare al mattino” è una lettura adatta a chi cerca una storia forte, toccante e malinconica e a chi vuole riscoprire realtà spesso dimenticate.
Voto: 3 mele