Le lezioncine sul posto fisso da professori e manager bancari proprio non ci vanno giù!

Creato il 07 febbraio 2012 da Iljester

Ecco l’ultima. Dopo il Martone della laurea e degli sfigati che la prendono dopo i 28 anni, arriva la Cancellieri (ministro della giustizia) che va giù duro contro chi ambisce a un posto fisso (in verità, la battuta primeva fu di Monti). Dice chiaro e tondo che gli italiani sono mammoni e vogliono il posto fisso per restare vicino a mamma e papà. Poi si scusa e afferma che è stata una battuta infelice e che serve più competitività nel mondo del lavoro. Detto da una dipendente del ministero. Si unisce al coro la Fornero, parlando del posto fisso come di una «illusione», ma non per la figlia.

Mi chiedo: ma chi li ha fatti questi qui ministri? Possibile che fossero davvero il meglio del meglio del nostro paese? Mi sembra assurdo — lo dico e lo ripeto — che non ci fossero altre persone delle medesime (se non superiori) competenze per svolgere questo ‘ingrato’ compito. Chi li ha scelti? Ma da dove arrivano? Qualcuno si incazzava di brutto quando le sparate arrivavano dalla Gelmini e da Brunetta (che almeno erano stati eletti e dunque erano responsabilità degli elettori), ed ecco che adesso tutti zitti, tutti muti, per le assurdità (assurdità!) che vanno a sparare questi ministri eletti dal signor nessuno e che proprio dovrebbero star zitti, visto che i suddetti ministri o provengono da un posto fisso, oppure hanno figli che lavorano non in posti fissi, ma blindati.

E a proposito. Del posto fisso ne ho già parlato. Ho detto già che essenzialmente è un mito e che fin da piccoli ci hanno insegnato che è a quello che dobbiamo ambire da grandi. Non a fare i soldi e a creare nuove opportunità per noi e per gli altri, ma a trovarci un posticino sicuro e con un reddito costante. Qui preciso solo che se andiamo a vedere, tutto intorno a noi è costruito ed è ritagliato per chi ha un posto fisso: dai prestiti in banca, ai servizi, fino alla pensione. Chi ha un posto non fisso (è imprenditore o è precario) è fuori da qualsiasi cosa (a meno che non abbia un reddito vertiginoso, il che è impossibile con le tasse attuali, usate soprattutto per pagare gli stipendi a chi ha i posti fissi nella pubblica amministrazione).

E allora che vengono a dirci questi ministri? A parte il fatto che proprio loro — ripeto — dovrebbero evitare di darci lezioncine inappropriate e fuori luogo, e per due motivi: non sono stati eletti da nessuno e sono il prodotto, la quintessenza del mito del posto fisso; a parte questo, per bacchettare gli sfigati che non hanno un nome famoso o non sono figli di qualcuno, dovrebbero muovere le mani anziché la bocca. Dovrebbero fare in modo che il posto non fisso (l’attività imprenditoriale o il lavoro flessibile) diventi la via privilegiata (dalla società e dalla legge) per realizzarsi e non un’attività di ripiego per chi non trova il posto fisso o la conseguenza inevitabile della sua mancanza. Dovrebbero, in altre parole, mettere il sedere sullo scranno di ministro e scrivere norme di legge che agevolino l’attività imprenditoriale, l’attività creativa, che avvantaggi chi vuole fare impresa nel credito e nella fiscalità. E dovrebbero fare in modo che chi ha un lavoro flessibile guadagni il doppio e sia protetto il doppio rispetto a chi ha un posto fisso.

E invece? Invece pare che questo Governo predichi bene e razzoli male. Predica che il posto fisso è un’illusione (la Fornero) e che gli italiani dovrebbero adattarsi alla flessibilità (la Cancellieri), e poi schiaccia chi non lavora in un posto fisso (esempio: gli imprenditori) con le tasse e i balzelli, tanto da uccidere chi ha solo il pensiero di fare un po’ di impresa. Lo Stato è un debitore insolvente. Per pagare gli stipendi e le pensioni di chi ha avuto un posto fisso, non paga gli imprenditori, e poi — puntualmente — chiede a loro i soldi delle tasse con una puntualità svizzera da far paura e che mortifica l’attività in proprio.

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Insomma, questa storia che noi non dobbiamo sognare il posto fisso, dopo che per decenni la scuola comunista ci ha educato a questa cultura e ha fatto le leggi apposta affinché noi ambissimo a questo genere di lavoro, sembra solo una grossa presa per il culo, oppure — che è peggio — un tentativo maldestro di cambiare la mentalità delle persone nel momento peggiore (il momento della fame). Ma la mentalità delle persone disperate o quasi non si cambia con una battuta fuori luogo e detta da chi forse dovrebbe evitarle. Si cambia con esempi positivi, con una normativa che riconsideri l’occupazione flessibile e la competitività come un valore e non come un danno collaterale per la creazione di posti fissi, a vantaggio (troppo spesso) dei figli di papà, di amici o parenti prossimi e congiunti per i quali la regoletta del lavoro flessibile sembra non valere.

Fonti: Libero, Il Fatto Quotidiano

di Martino © 2012 Il Jester 


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