Le liberizzazioni del Governo svendono il nostro mare alle lobby del petrolio

Da Roxioni

Tre articoli del decreto sulle liberalizzazioni concedono la libertà di trivellare in Italia per la ricerca di petrolio e gas anche in aree sensibili dal punto di vista ambientale. È a rischio il nostro patrimonio naturale ed il nostro futuro… alla faccia della green economy!
Proprio mentre la Costa Concordia, arenata sulle coste dell’Isola del Giglio, rischia di immergersi e di provocare un enorme disastro ambientale, inondando l’Arcipelago Toscano
ed il Santuario dei Cetacei di carburante, il Governo Monti, svende il nostro mare ed il territorio italiano alle grandi lobby petrolifere. Infatti, gli articoli 20-21-22 del decreto sulle liberalizzazioni, concedono la libertà di trivellare in Italia per la ricerca di petrolio e gas. Questi 3 articoli daranno la possibilità alle lobby petrolifere di trivellare anche in aree sensibili dal punto di vista ambientale . Queste norme, volute dal ministro dell'Ambiente e dello Sviluppo Economico, riducono i vincoli di tutela ambientale. Nell'articolo 21 viene ridotta la distanza entro la quale è vietato trivellare e fare attività di ricerca di idrocarburi nelle aree marine protette da 12 miglia a 5 miglia. L’articolo 22 afferma che: “si deve facilitare la ricerca di idrocarburi nelle acque territoriali italiane ampliando e velocizzando la possibilità di trivellare e sfruttare i giacimenti petroliferi”.
Non solo: si prevede di aumentare gli investimenti in infrastrutture estrattive; si abbassano drasticamente i limiti per la trivellazione in mare e si liberalizza la ricerca di nuovi giacimenti. Nella relazione di questi articoli, il Governo giustifica questa decisione dicendo che le agenzie di rating, come Standard e Poor's, individuano tra i parametri di solidità economica lo sviluppo delle attività di trivellazione.
Le parole di Antonio Decaro, capogruppo Pd alla regione Puglia, sono molto forti e chiare: «Concedere per decreto alle lobby del petrolio la gestione del nostro sottosuolo e dei nostri mari come fossero serbatoi dai quali estrarre profitti equivale a scegliere consapevolmente di condannare il nostro ambiente al rischio di inquinamento perenne. Praticamente, dopo il nucleare, siamo davanti a un nuovo incubo per tutto il Paese, e all’ennesimo schiaffo per la nostra regione al largo delle cui coste la Northern Petroleum sta già ricercando idrocarburi in spregio totale di ogni correttezza istituzionale».
Il Presidente della regione Puglia, Nichi Vendola, ha lamentato che la ripresa in grande stile della coltivazione di giacimenti petroliferi contrasta in maniera evidente con le politiche disegnate con il protocollo di Kyoto. Ha affermato: “Perché continuate a ostinarvi a venire a cercare petrolio nel mare Adriatico. Il nostro oro sono il paesaggio e il turismo.”
Monopoli, paese della provincia di Bari, è stata letteralmente invasa sabato da circa dieci mila persone per la manifestazione contro le trivellazioni per le ricerche di petrolio in Adriatico alla quale hanno aderito associazioni ambientaliste e partiti di ogni schieramento politico.
Questo è il commento di Lorenzo Nicastro, assessore della regione Puglia all'Ambiente, sulla manifestazione avvenuta sabato a Monopoli: “Tantissimi movimenti, associazioni, sindaci e rappresentanti delle istituzioni compatti nel ribadire il proprio no alle trivellazioni in Adriatico, a confermare che le attività economiche prevalenti per il nostro territorio devono continuare ad essere collegate sì al mare, ma per il turismo e la pesca. Un grande momento di affermazione della propria volontà e di essere protagonisti delle decisioni che riguardano non solo la Puglia di oggi ma anche quella che consegneremo alle generazioni future. La Puglia si oppone, non solo con la piazza ma anche con atti amministrativi, alle decisioni calate dall'alto, alla supremazia delle multinazionali sui nostri mari, alla morte scientificamente calcolata di attività turistiche e della pesca sull'Adriatico”.
Il Mar Mediterraneo, già troppo martoriato dall'inquinamento e non solo, è una grande risorsa per l’Italia. Dovrebbe essere tutelato e salvaguardato con regole e progetti che lo valorizzino, che contemplino la protezione dell'ambiente e che garantiscano sviluppo, occupazione e sicurezza. Salvare il nostro patrimonio naturale e proteggere il nostro mare significa salvare il nostro futuro.
Per concludere, invito il Presidente del Consiglio Monti ed i fautori di queste “geniali” norme a passare le loro vacanze estive qui in Puglia, chissà, magari guardando ciò che vogliono distruggere, si ricrederanno. fonte

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