Gli organizzatori della Milano-Sanremo avranno tirato un sospiro di sollievo, quando Simon Gerrans ha vinto la 100^ Liegi. Vincitore della Sanremo pochi anni fa, l’australiano si è tolto di dosso il sospetto di essere stato un vincitore quasi casuale quando, in quel della costa ligure, ebbe la meglio nella classica di primavera. Le luci che hanno acceso la Decana sono state anche italiane. Situazione a cui, specie nel finale, non eravamo più abituati. Un tempo le gare delle Ardenne erano il nostro pane, ma siccome la storia non ti fa vincere le corse, inutile ritornarci troppo. Restiamo quindi inchiodati al 3° posto nella Freccia Vallone della Longo Borghini come miglior piazzamento, sempre senza offesa per i maschietti. Dopo le luci di Bono in eterna fuga (quasi 500 chilometri tra Sanremo e Liegi), ed il tentativo del tandem Caruso/Pozzovivo quasi andato a segno, le ombre non mancano. Continuano le apparizioni ectoplasmatiche di Cunego, campione-fantasma da troppo, che anche ieri era coi primi ma quando questi ultimi iniziano a menare duro sui pedali per giocarsi la corsa di turno, scompare senza colpo ferire. Nibali era considerato il migliore dei nostri, ma la sua testa e ogni suo colpo di pedale già dall’inverno sono incentrati e dediti al mese di luglio. Difatti RCS non ha gradito molto il fatto che il siciliano non abbia corso nemmeno la Tirreno adriatico, sapendo che facilmente avrebbe scartato il Giro. Chi ieri ha nuovamente deluso è stato Andy Schleck, che ormai da tre stagioni corre con pesanti alti e bassi – rari i primi – registrando apparizioni spesso grigie e inconcludenti. Se fino a una stagione addietro lui e Cunego viaggiavano assieme sul binario delle incertezze, adesso il lussemburghese è sempre più smarrito. Cosa sia scattato dentro la testa di questo ciclista nessuno lo sa, e di certo queste figure è lui per primo a volerle evitare. Il suo fulminante talento ciclistico si è esaurito? La sua sicurezza si è persa nel vedersi assegnare in Tour a tavolino? La Liegi vinta da campione anni fa dovremo tenercela come un bel ricordo sportivo? Sia Cunego sia Schleck hanno percorso e stanno percorrendo una carriera al contrario. Negli anni in cui la maturità ciclistica dovrebbe esprimersi al meglio, questi atleti si sono persi per strada. Ma se Cunego è seguito da un’ambiente (Lampre) che da due stagioni vive anche troppo alla giornata, Schleck è seguito dal nostro Luca Guercilena che forse è il più bravo nel suo campo, ma che non riesce a cavare un ragno dal buco. Che Schleck abbia avuto magagne extra-ciclistiche è cosa nota, e di certo se la testa non è tranquilla le gambe si appesantiscono. Ma l’Andy che vediamo (se lo vediamo!) da due anni e mezzo sembra presente più per ragioni di contratto che di voglia vera e propria.
Magazine Ciclismo
Le luci, le ombre, la notte fonda. Quel che resta del post-Liegi.
Creato il 28 aprile 2014 da Manuel
Gli organizzatori della Milano-Sanremo avranno tirato un sospiro di sollievo, quando Simon Gerrans ha vinto la 100^ Liegi. Vincitore della Sanremo pochi anni fa, l’australiano si è tolto di dosso il sospetto di essere stato un vincitore quasi casuale quando, in quel della costa ligure, ebbe la meglio nella classica di primavera. Le luci che hanno acceso la Decana sono state anche italiane. Situazione a cui, specie nel finale, non eravamo più abituati. Un tempo le gare delle Ardenne erano il nostro pane, ma siccome la storia non ti fa vincere le corse, inutile ritornarci troppo. Restiamo quindi inchiodati al 3° posto nella Freccia Vallone della Longo Borghini come miglior piazzamento, sempre senza offesa per i maschietti. Dopo le luci di Bono in eterna fuga (quasi 500 chilometri tra Sanremo e Liegi), ed il tentativo del tandem Caruso/Pozzovivo quasi andato a segno, le ombre non mancano. Continuano le apparizioni ectoplasmatiche di Cunego, campione-fantasma da troppo, che anche ieri era coi primi ma quando questi ultimi iniziano a menare duro sui pedali per giocarsi la corsa di turno, scompare senza colpo ferire. Nibali era considerato il migliore dei nostri, ma la sua testa e ogni suo colpo di pedale già dall’inverno sono incentrati e dediti al mese di luglio. Difatti RCS non ha gradito molto il fatto che il siciliano non abbia corso nemmeno la Tirreno adriatico, sapendo che facilmente avrebbe scartato il Giro. Chi ieri ha nuovamente deluso è stato Andy Schleck, che ormai da tre stagioni corre con pesanti alti e bassi – rari i primi – registrando apparizioni spesso grigie e inconcludenti. Se fino a una stagione addietro lui e Cunego viaggiavano assieme sul binario delle incertezze, adesso il lussemburghese è sempre più smarrito. Cosa sia scattato dentro la testa di questo ciclista nessuno lo sa, e di certo queste figure è lui per primo a volerle evitare. Il suo fulminante talento ciclistico si è esaurito? La sua sicurezza si è persa nel vedersi assegnare in Tour a tavolino? La Liegi vinta da campione anni fa dovremo tenercela come un bel ricordo sportivo? Sia Cunego sia Schleck hanno percorso e stanno percorrendo una carriera al contrario. Negli anni in cui la maturità ciclistica dovrebbe esprimersi al meglio, questi atleti si sono persi per strada. Ma se Cunego è seguito da un’ambiente (Lampre) che da due stagioni vive anche troppo alla giornata, Schleck è seguito dal nostro Luca Guercilena che forse è il più bravo nel suo campo, ma che non riesce a cavare un ragno dal buco. Che Schleck abbia avuto magagne extra-ciclistiche è cosa nota, e di certo se la testa non è tranquilla le gambe si appesantiscono. Ma l’Andy che vediamo (se lo vediamo!) da due anni e mezzo sembra presente più per ragioni di contratto che di voglia vera e propria.
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