Le magie dell’artista orlan sulle copertine di modem

Creato il 27 ottobre 2015 da Dmoda

Le dieci immagini che raffigurano le Maschere dell’Opera di Pechino – presenti in “Self-hybridations artworks with Mask of the Pekins’ Opera“, uno degli ultimi lavori dell’artista francese ORLAN -  prendono vita sulle copertine e sui divisori di Modem Parigi e Modem Milano di settembre 2015.

Le edizioni dedicate alle collezioni SS16, attraverso la realtà aumentata rompono i tradizionali schemi di fruizione dell’opera d’arte, diventando “magiche”. Scansionando, infatti, le immagini con Augment,un’applicazione che permette di visualizzare modelli 3D in realtà aumentata, integrati in tempo reale e con le loro effettive dimensioni e ambientazioni,  gli spettatori hanno la possibilità di vedere emergere un modello animato 3D.

Si tratta di un’originale tecnologia interattiva capace di evocare sentimenti nuovi. L’artista, pioniera nell’uso di nuove tecniche nel campo delle arti visive, utilizza la tecnologia della realtà aumentata per fare interagire le dieci opere con le relative performance integrate.

Con questa azione ‘virtuosa’ ORLAN intende andare oltre le regole dell’opera di Pechino, che vietano alle donne di mostrare il proprio viso e il proprio corpo al pubblico ed anche di connotare personalmente l’interpretazione del proprio ruolo. Tutte cose che invece l’artista francese compie nelle particolari interpretazioni/performance che scaturiscono dalle dieci immagini con cui è possibile anche giocare.

Questa serie è stata esposta alla Gallery Sejul di Seul e alla Galerie Michel Rein di Parigi, che rappresenta l’artista.

ORLAN, nella sua dimensione creativa, utilizza scultura, fotografia, performance, video, 3D, videogiochi, e realtà aumentata, unendo questi medium a tecniche scientifiche come la chirurgia e la biotecnologia. L’artista, che utilizza il suo corpo come una tela, una materia prima, uno strumento per il suo lavoro, è la figura di maggior rilievo nel movimento della “Body Art”, definito in seguito “Carnal Art” nel suo manifesto del 1989.

Mara Franzese

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