Dio o il diavolo si nascondono nei dettagli secondo le varie versioni di una frase erroneamente attribuita a Flaubert, ma in realtà dello storico dell’arte Aby Warburg, cosa che di questi tempi sembra cadere più a fagiolo visto che il personaggio era figlio di un grande banchiere tedesco, ma si sentiva fiorentino d’adozione. Tuttavia il diavolo dei dettagli di cui stiamo parlando risiede a Bruxelles dove si gioca a fare gli dei: si nasconde in una piega della capitolazione imposta alla Grecia, in un piccolo, insignificante particolare che ci parla della stupidità della buro oligarchia europea, ma anche se non soprattutto della sua corruzione.
L’Eurogruppo ha infatti continuato ad imporre alla Grecia la liberalizzazione totale delle farmacie in maniera da farle aumentare di numero, una misura che era stata a suo tempo suggerita a Monti che tentò di realizzarla giustificandola con castronerie professorali sulla diminuzione dei prezzi, ma fallì per le accanite resistenze corporative. Bruxelles lavora con gli stampini, come i bimbi sulla spiaggia e non si rende conto che un gran numero di greci non ha più le risorse per comprare i farmaci e che semmai è questo il problema.
Però c’è qualcosa che proprio non funziona, che ci suggerisce come questa misura non derivi dall’ottusità totale, ma da altre e inconfessabili ragioni. Come potete vedere dalla tabella qui sotto, la Grecia è il Paese nella Ue che ha di gran lunga il maggior numero di farmacie rispetto alla popolazione, tre o quattro volte in più di Francia, Germania, Gran Bretagna, Italia e addirittura 17 volte di più della Danimarca.
![Le mani di Bruxelles sui farmaci Farmacie](http://m2.paperblog.com/i/292/2921924/le-mani-di-bruxelles-sui-farmaci-L-IWTWvK.jpeg)
Vediamole un po’ da vicino queste società: Celesio è una multinazionale tedesca che si serve del marchio Admenta per gestire migliaia di punti vendita in tutta Europa, comprese 160 farmacie comunali in Italia. Alliance boots è invece un gigante della distribuzione del farmaco con sede a Zurigo, alleata con la cinese Nanjing Pharmaceutical e gestita dall’italiano Stefano Pessina: gestisce direttamente 3280 tra farmacie, drugstore e affini, e rifornisce nel mondo 160 mila tra punti vendita, ospedali, centri sanitari. La più interessante è Phoenix, anch’essa tedesca, presente in Italia attraverso il grossista Comifar le cui pratiche tariffarie nei confronti delle piccole farmacie è stata spesso all’attenzione di Federfarma. Dico interessante perché nel 2009 Phoenix andò in crisi a causa degli investimenti sballati del suo proprietario Adolf Merckle, finito suicida sotto un treno benché avesse un patrimonio personale di 9 miliardi. Dico interessante perché proprio nel corso del 2009 venne formulata da Bruxelles la singolare dottrina della liberalizzazione delle farmacie nei confronti della Grecia già in crisi e poi dell’Italia, Paesi che si erano rivelati poco permeabili ai disegni delle grandi multinazionali. Non c’è bisogno di aggiungere che con la distribuzione dei farmaci in poche mani, l’influenza sulle politiche sanitarie aumenta esponenzialmente.
Il numero della farmacie o una presunta concorrenza fra di esse non c’entra proprio nulla, è solo frutto del lobbismo selvaggio delle oligarchie europee che poi produce la corruzione dei clan dei burocrati. Al punto che non ci si preoccupa più di dare una parvenza di verosimiglianza ai provvedimenti che vengono imposti. L’Europa è solo un grande business che si prende gioco dell’intelligenza dei suoi sudditi, i quali sono abbastanza coglioni da credere a ogni cosa.