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Le mani di Francesco

Creato il 01 dicembre 2014 da Gaetano63
Le mani di FrancescoDa Ankara a Istanbul nel segno del dialogo
dal nostro inviato
Gaetano ValliniI gesti a volte dicono più delle parole, andando anche oltre il loro valore simbolico. Così le visite compiute nella mattinata di oggi, sabato, da Papa Francesco alla moschea Sulthjan Ahmet, la “Moschea Blu”, e al museo di Santa Sofia — primi significativi momenti della seconda e ultima tappa di questo viaggio in Turchia, Istanbul — sono ulteriori segni di apertura verso i musulmani, che confermano la volontà di proseguire in amicizia sulla strada di un dialogo sempre più convinto, nel rispetto reciproco.Incontri che avevano avuto un importante prologo nel pomeriggio di ieri ad Ankara, con la visita alla Diyanet, la Presidenza per gli affari religiosi, e i primi colloqui con alcuni esponenti della comunità musulmana turca. A Istanbul il Pontefice si fermerà fino a domenica, giorno in cui è previsto l’appuntamento culminante: la partecipazione alla celebrazione della divina liturgia al Fanar nella festa di sant’Andrea, patrono del Patriarcato ecumenico di Costantinopoli, dopo una prima visita già questo pomeriggio. Partito alle 9.30 locali dall’aeroporto internazionale Esenboğa di Ankara, dopo una breve cerimonia di saluto cui ha partecipato un rappresentante del Governo turco, l’aereo papale è atterrato dopo circa un’ora allo scalo internazionale Atatürk. Qui il Pontefice è stato salutato, con un caloroso e fraterno abbraccio, dal Patriarca ecumenico di Costantinopoli, con il quale erano presenti il governatore di Istanbul e altre autorità locali. Francesco e Bartolomeo si sono dunque ritrovati insieme. Ed è la quarta volta, dopo gli incontri del 19 marzo 2013 in San Pietro in occasione dell’inizio del pontificato, — avvenimento storico, perché mai prima un Patriarca di Costantinopoli vi aveva partecipato — del maggio scorso in Terra Santa e dell’8 giugno in Vaticano durante a preghiera per la pace con Mahmoud Abbas e Shimon Peres.Dall’aeroporto il Papa ha raggiunto in automobile l’Hippodrome, la grande piazza antistante la “Moschea Blu”, dove si era radunata una piccola folla per porgergli un saluto. Ad accoglierlo nel cortile è stato il gran mufti di Istanbul, Rammy Yaran. All’ingresso, il Pontefice ha tolto le scarpe ed è stato accompagnato all’interno, dove gli hanno dato il benvenuto alcuni imam e altri esponenti della comunità musulmana. La visita si è svolta in un’atmosfera di grande cordialità. Il Papa ha ascoltato con attenzione tutte le spiegazioni  dell’ospite, tradottegli da padre Andrés Vicens Nadal. E per due volte ha sottolineato l’importanza della preghiera di adorazione: «Dobbiamo adorare Dio e non solo lodarlo e glorificarlo». Quindi una volta giunti davanti al Mihrab — che indica l’esatta direzione della Mecca e che nelle moschee di Istanbul riporta un verso della Sura 19  dedicato a Maria — il gran mufti e il Papa si sono soffermati in silenzio per un momento di adorazione, durato circa tre minuti. Le mani di FrancescoLasciata la moschea, sempre  in auto il Pontefice ha percorso un chilometro per raggiungere il museo di Santa Sofia. Ad accoglierlo, presso la “porta dell’imperatore”,  è stato il direttore, Hayrullah Cengiz, che lo ha poi accompagnato nella visita guidata all’antica basilica, edificio simbolo di una città che già nelle sue diverse denominazioni — Istanbul, Costantinopoli, Bisanzio — evoca  un passato carico di storia; una storia ultramillenaria che qui trova quasi una sintesi: fatta edificare da Costantino nel 325, distrutta e ricostruita più volte nel corso dei secoli, Santa Sofia è stata cattedrale cristiana di rito bizantino fino al 1054; quindi sede patriarcale greco-ortodossa, cattedrale cattolica, poi moschea, prima di essere definitivamente trasformata in museo da Atatürk nel 1935. Un luogo, come scrisse Olivier Clément, dove «Dio e l’uomo, il cielo e la terra non conoscono separazioni». Prima di lasciare l’edificio, Papa Francesco ha scritto una frase in ricordo della visita sul libro d’oro: in greco «santa sapienza di Dio» e in latino «quanto amabili i tuoi santuari, Signore».In automobile si è poi trasferito nella sede della Rappresentanza pontificia, dove ad attenderlo, nel giardino della residenza, c’era una piccola delegazione delle comunità cattoliche locali (latina, armena, sira e caldea) guidate dai rispettivi vescovi: una sessantina di persone con le quali il Pontefice ha avuto un incontro quasi familiare, caratterizzato da strette di mano, foto-ricordo e tanti sorrisi, soprattutto da parte dei numerosi bambini. Una testimonianza di gioia per la presenza del vescovo di Roma qui, in una terra in cui la comunità ecclesiale è una minoranza che comunque sente forte il legame con il successore di Pietro, come ha sottolineato nel saluto monsignor Ruggero Franceschini, arcivescovo di Izmir (Smirne), amministratore apostolico del vicariato dell’Anatolia e presidente della Conferenza episcopale turca.Nel pomeriggio è in programma il secondo, più ampio, appuntamento con il “piccolo gregge”:  la messa nella cattedrale dello Spirito Santo, alla quale partecipano vescovi, sacerdoti, religiosi e numerosi fedeli in rappresentanza delle diverse comunità cattoliche del Paese. Successivamente il Pontefice si reca al Fanar, sede del patriarcato, per la preghiera ecumenica nella chiesa di San Giorgio e per un incontro privato con Bartolomeo.  Come anticipato, nel pomeriggio di ieri, invece, ad Ankara il Papa era stato in visita alla Diyanet. L’istituzione fu fondata nel 1924 da Atatürk nel suo sforzo di trasformare la Turchia in uno Stato laico. A fare gli onori di casa, in un clima di grande cordialità, è stato il presidente del dipartimento, Mehmet Gormez, che dopo averlo accolto all’ingresso, ha accompagnato Francesco nel proprio studio privato, dove erano alcuni esponenti della comunità musulmana. Quindi i due si sono trasferiti  in un salone dove hanno tenuto i discorsi ufficiali, alla presenza di giornalisti della stampa internazionale. Ricordando quanto sta drammaticamente accadendo nella regione del Medio oriente, entrambi hanno condannato ogni violenza compiuta in nome di Dio. E hanno ribadito l’importanza del dialogo tra le religioni, che il Papa si è augurato diventi creativo e trovi nuove modalità.La prima giornata di Francesco in Turchia si era chiusa con un incontro non previsto nel programma ufficiale, nella sede della nunziatura apostolica: quello con una decina di fedeli della piccolissima comunità cattolica di Ankara. Il Pontefice si è intrattenuto per circa mezz’ora con loro e poi con i sacerdoti gesuiti che ne hanno la cura pastorale.L'Osservatore Romano, 30 novembre 2014

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