Le meraviglie

Creato il 23 maggio 2014 da Veripaccheri
Le meraviglie
di Alice Rohrwacher
con  Maria Alexandra Lungu, Alba Rohrwacher, Monica Bellucci 
Italia, 2014
genere, drammatico
durata, 110'
Siamo sicuri che anche nel cinema esiste ed è attivo un inconscio comune. Se così non fosse dovremmo rinunciare all'ebbrezza del mistero di una metempsicosi filmica che permette al nocciolo fondante dell'esistenza umana di rinnovare i suoi miti. "Le meraviglie", il nuovo film di Alice Rorhwacher ("Corpo Celeste"), si presta naturalmente a questo gioco di specchi, essendo intriso di morbidezze ancestrali e di una ispirazione che non nasconde suggestioni di cinema dal sapore antico. A cominciare da una forma cinematografica che, nell'uso di pratiche e di estetiche documentarie, ripropone i principi della lezione neorelista; come lo sono la scelta di rappresentare l'esistenza umana senza alcun artificio, il naturalismo della recitazione (perfetta quella dell'esordiente Maria Alexandra
 

Lungu), per non dire dell'opzione pauperistica derivata dal protagonismo di personaggi socialmente deboli, come lo sono quelli creati dalla fantasia della regista.
Ma la diversità del film della Rohrwarcher, e nel contempo il suo pregio, è la formulazione di uno sguardo primigenio che si posa su cose e persone come fosse prima volta. La meraviglia cui si allude è dunque lo stato d'animo e la reazione di una bambina che cerca di rimanere tale, nonostante le responsabilità che i genitori le assegnano. Sono lo stupore e il rapimento che la colgono all'irruzione di un universo altro, temuto e insieme desiderato, e rappresentato dalla fascinazione per la star della tv interpretata da Monica Bellucci, fasciata nel candore virginale e kitsch del suo costume di scena. Ma è anche l'attitudine dell'occhio filmico, capace di rendere l'incantesimo di una natura primordiale e arcaica con un realismo a maglie larghe, pronto a dilatarsi in una contemplazione che si carica di simboli e allusioni; come lo è la circolarità delle scene che aprono e chiudono il lungometraggio, legate all'atto del dormire e quindi alla materia onirica di cui il film è impregnato. Come dimostra in maniera eloquente l'ultimo fotogramma, con la casa paterna improvvisamente spoglia e disabitata, a instillare il dubbio che nulla di quanto abbiamo visto sia realmente accaduto, e ancora prima, l'incontro fra Gelsomina e il suo giovane amico, rubato della sua concretezza e consegnato alla magia di un sogno a occhi aperti. Emergono dalla memoria echi felliniani, evocati dal nome della giovane protagonista e dalla presenza di Milly Catena, diva televisiva che alla maniera de "Lo sceicco bianco" traduce l'incantesimo di quella apparizione in una sorta di fenomeno circense. Ma anche quelli di film più recenti come "Stop the Pounding Heart" di Roberto Minervini, che si sovrappone a quello della Rohrwacher non solo negli ambienti e nella dinamiche famigliari, ma soprattutto nella percezione minacciosa e disgregante dell'universo esterno al nucleo originario; e poi dell'ultima fatica di Edoardo Winspeare (In grazia di Dio") di cui "Le meraviglie" condivide la predominanza di un gineceo altrettanto attivo, e una visione politica che si oppone alla crisi con un modello arcaico e bucolico, in cui il ritorno alla terra è una questione economica e di valori fondativi. Certo, il film non è esente da difetti, che in questo caso si trovano nella tendenza della storia a rimanere ipnotizzata dalla bellezza del suo stesso sguardo. E poi nell'estensione del minutaggio che in alcuni passaggi l'esilità della trama non riesce a giustificare.

Ciò non toglie che, avvicinato senza pregiudizi e con il cuore aperto, "Le meraviglie" sia in grado di offrire allo spettatore una poesia umana di rara bellezza. 

(pubblicata su ondacinema.it)

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