T’appartengo, hit di un’ Ambra Angiolini fresca di Non è la Rai, trasmissione cult degli anni ’90, non solo è la colonna sonora di un film italiano tra i più belli visti negli ultimi anni, ma, in quanto canzone preferita di Gelsomina (Alexandra Lungu), la giovane protagonista del film, anche simbolo del progressivo insinuarsi nel suo nucleo familiare di valori e riferimenti che ne altereranno irrimediabilmente l’omeostasi: Le meraviglie di Alice Rohrwacher narra di come non esistano più le condizioni economiche e psicosociali per tirare dritto sulla strada del ruralismo, anche le ultime sacche di resistenza, non importa se legittima o del tutto anacronistica, sono destinate a essere spazzate via dalle esigenze del mercato.
Wolfgang (Sam Louwyck), un padre all’antica, sua moglie Angelica (Alba Rohrwacher) e quattro figlie (l’adolescente Gelsomina, la poco più piccola Marinella e due bambine) vivono in una ormai fatiscente casa di campagna, pieni di debiti, proprietari di un terreno dove producono un buonissimo miele e poco altro; hanno scarsi contatti col resto del mondo e un raggio d’azione limitato ad alcuni km dall’abitazione. In casa sono presenti televisione e stereo, inoltre saltuariamente Gelsomina frequenta coetanee più al passo con i tempi: quanto basta per far intuire alla figlia più grande la possibilità di un diverso stile di vita. L’incontro fortuito di padre e figlie con una troupe televisiva, venuta in zona a fare dei sopralluoghi, mette in moto gli eventi che porteranno Gelsomina a iscriversi a una trasmissione TV, in cui viene allestita una competizione tra famiglie di contadini sulla base delle loro produzioni. In mezzo a tutto questo le giornate scandite dal lavoro di apicoltura.
Lo stile scelto da Alice Rohrwacher è ambizioso: il tentativo di mostrare attraverso movimenti di camera e inquadrature il legame possibile tra uomo e natura ricorda le scelte metafisiche di Terrence Malick, ma senza suggestioni religiose. Il tema trattato è complesso, se è vero che sul rapporto tra ruralismo ed egemonia culturale si era pronunciato Pier Paolo Pasolini con parole che ancora oggi vengono interpretate in molti modi; a prescindere da letture ostiche però, viene da pensare che, per il fatto stesso di resistere al modello unico di sviluppo in cui viviamo, a Pasolini questa sgangherata famiglia sarebbe piaciuta non poco. Noi invece siamo liberi di scegliere da che parte stare, perché il film non ci spinge a prendere una posizione pro o contro il cedere il passo ai tempi che corrono, e anche in questo sta la sua forza.
Le Meraviglie dimostra come anche in Italia un cinema diverso dagli standard mainstream e da quelli autorial-fighetti più in voga è in grado di produrre frutti genuini, della cui qualità forse non rende sufficientemente contro nemmeno il Gran Prix della Giuria conquistato a Cannes, ma che sicuramente ci ricorda qual è davvero, senza fronzoli o stucchevoli manierismi, la bellezza della settima arte.
A cura di ADRIANO.
TRAILER: