Lucio è un uomo molto curioso. Si trova in Tessaglia, presso la casa di Milone e della moglie Panfile, che è dedita alla magia. Si ingrazia la bella servetta Fotide e se ne innamora perdutamente.
Un giorno assiste alla trasformazione di Panfile in gufo e ne rimane affascinato. Anche lui vorrebbe diventare un uccello pervolare e seguire la bella Fotide. Sarebbe un modo per amarla di più, così la convince a rubare il magico unguento della metamorfosi.
Ma la servetta si sbaglia! Con sottile umorismo a Lucio si uniscono le dita in zoccoli, si indurisce la pelle, i denti crescono a dismisura. Altro che ali, il poveretto diventa un asino!
La raffinatezza idilliaca, a metà tra gusto classico e lusso tardo-antico, precipita sulla groppa di Lucio che sopporta pesi e maltrattamenti dagli occasionali padroni.
Il protagonista narra le vicende in prima persona: un asino umano che parla con grande autoironia. Assiste silenzioso agli eventi e si rivolge al lettore. Commenta le peripezie che gli serviranno per recuperare la forma umana.
Tornerà uomo, ma non sarà più come prima. La sua avventura sembra una espiazione delle colpe in nome di una religiosità mistica rinnovata. Questa tensione caratterizza l'epoca dello stesso Apuleio, vissuto nel secondo secolo dopo Cristo. L'Asino d'oro, noto anche con il titolo "Le metamorfosi", è autobiografico, e racconta molto del suo autore e del tempo in cui visse.
L'intreccio è arricchito dalla narrazione di favole , ispirate alle fabulae milesiae, licenziose, violente e un po' pulp. Sono metaracconti, di passaggio tra un fatto e l'altro: intrattengono e sorprendono il lettore. La favola di Amore e Psiche interrompe la narrazione per ben tre libri ed è un vero cammeo che raffigura divinità pettegole e divertenti che usano le loro abilità per capriccio.
Un miracolo che questo romanzo, unico nella letteratura latina, sia giunto integro fino a noi. Nonostante il suo argomento umano e licenzioso ha attraversato il medioevo indenne. La tensione alla religiosità è stata letta come percorso di avvicinamento cristiano al Dio. Per questo, secondo alcuni, Sant'Agostino aggiunse al titolo l'aggettivo "aureus", che significa "d'oro".
È molto prezioso a livello storico-letterario, perché testimonia la bellezza della civiltà classica e riesce a interessare ancora oggi.
In qualche modo è un antesignano del fantasy moderno e, soprattutto, è attuale e divertente!