Quando ho aperto Macchine e invenzioni bizzarre di William Heath Robinson (Elliot, € 19,50, pp. 93) sono scoppiata a ridere: ma questa è la mia vita, ho pensato! Ogni mia giornata sembra una macchina di Heath Robinson… Tra le magie che i libri sanno produrre c’è quella di mostrarti ciò che stai vivendo in modo inatteso e ironico. Un po’ come certi sogni, quando l’inconscio sfodera il suo sense of humour per riassumere qualcosa che ti tormenta e, mostrandotelo in un’immagine folgorante, ti aiuta a prenderne coscienza (e – si spera – a venirne a capo).
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Mosso dal desiderio di raccontare – e deridere – le diavolerie del progresso tecnologico, Heath Robinson, nato nel 1872 da una dinastia di illustratori inglesi, passa la sua vita a disegnare tavole piene di meccanismi arditi e astrusi che solo una mente che ha conservato l’occhio felice del bambino avrebbe potuto produrre.
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Dalla macchina per mangiare comodamente i piselli a quella per schiacciare le noci;
dalla sedia per fare lo shampoo al tosacapelli per ragazzini disposti in fila indiana;
dall’aiuto meccanico per servire il pranzo di Natale al bilanciatore magnetico di bretelle per averle sempre diritte.
Ogni disegno è un marchingegno folle con pulegge, carrucole, tiranti e oggetti di casa a fare da contrappeso o catapulta, un percorso insensato ma logicissimo da seguire con gli occhi nella certezza che ogni “contraption” (si chiamano così i marchingegni inventati da Heath Robinson) ha un innesco che, una volta spinto, lo farà funzionare davvero.
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Queste macchine pompose e ridicole resero Heath Robinson famoso e amatissimo in Inghilterra nella prima metà del ‘900, tanto che il suo nome è, per gli inglesi, sinonimo di ogni cosa assurdamente complessa messa in atto per ottenere un risultato banale.
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Riguardarle oggi è un piacevole gioco (mio figlio, a cui ho appena dato il libro, ha lasciato raffreddare la colazione rapito dai disegni!).
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Ed è anche uno spunto ironico per riflettere su qualcosa che personalmente mi fa ridere molto meno: la follia di vite e lavori ‘moderni’ e di una società ridondante e decadente (quella italiana) in cui da un punto a un altro punto lì vicino sembra impossibile percorrere una strada semplice e diritta, ma solo arzigogoli assurdi e spesso improduttivi – nonché privi della giocosità lieve delle creazioni di Heath Robinson…
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Scritto da: Francesca Magni
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