Quindi, considerate che sono solo annotazioni di una povera autodidatta che si diletta (ma come suona bene questa frase, cos’è? Un’assonanza? Ho rimossa tutto il mio bagaglio culturale che mi forniva gli strumenti per analizzare un testo)…
All’esistenzialismo non ricordo più come mi sono approcciata, comunque da sola, al liceo non ci siamo arrivati. Però ho scoperto che Guccini (oltre a qualche altra figura che mi sta molto simpatica) è un esistenzialista e questo mi piace, quindi per sillogismo, non posso che abbracciare questo pensiero.
«Il mondo... questo grosso essere assurdo. Non ci si poteva nemmeno domandare da dove uscisse fuori, tutto questo, né come mai esisteva un mondo invece che niente. Non aveva senso, il mondo era presente dappertutto, davanti, dietro. Non c'era stato niente prima di esso. Niente. Non c'era stato un momento in cui esso avrebbe potuto non esistere. Era appunto questo che m'irritava: senza dubbio non c'era alcuna ragione perché esistesse, questa larva strisciante. Ma non era possibile che non esistesse. Era impensabile: per immaginare il nulla occorreva trovarcisi già, in pieno mondo, da vivo, con gli occhi spalancati, il nulla era solo un'idea nella mia testa, un'idea esistente, fluttuante in quella immensità: quel nulla non era venuto prima dell'esistenza, era un'esistenza come un'altra e apparsa dopo molte altre».
Jean-Paul Sartre, “La nausea”Comincio col mio modo confusionario di aprire Parentesi e Regressioni come non ci fosse un domani. Il Caos regna sovrano in me.
IL PARNASSIANESIMO
(Perché me ne salto fuori con sta cosa qui?
Sartre si occupò di un progetto personale, un’anali della creazione letteraria del XIX secolo e soprattutto dalla critica di Flaubert,
un autore di cui non ha mai condiviso lo stileparnassiano.
[ Ecco che capendo cosa non condivide,
posso cogliere meglio il suo pensiero che gli si contrappone].)
·
Questo
movimento è una reazione all'eccesso sentimentale del Romanticismo.
·
Esso esalta
il riserbo e l'impersonalità;
·
Rigetta
assolutamente l'impegno sociale e politico dell'artista. Per i Parnassiani l'arte non deve essere utile o virtuosa e
il suo solo scopo è la bellezza. È la rinomata teoria de «l'art pour l'art»
(L'arte per l'arte) di Théophile Gautier.
Ovvero: il concetto di arte per l'arte, l'arte
deve essere giudicata con parametri estetici.
LO STRUTTURALISMO
“Gli arguti intellettuali trancian pezzi e
manuali,
poi
stremati fanno cure di cinismo,
solo se si parla di strutturalismo.
In fondo mi sono simpatici
da quando ho incontrato Descartes:
ma pensa se le canzonette
me le recensisse Roland Barthes!”
F. Guccini – Via Paolo Fabbri 43
Lo strutturalismo rifiuta il concetto di libertà e scelta umana e si concentra invece sul modo in cui l'esperienza e il comportamento umano sono determinati da varie strutture.
Lo strutturalismo è in qualche modo l'avversario dell'esistenzialismo: in effetti nello strutturalismo non c'è molto spazio per la libertà umana, essendo ogni uomo imbrigliato nelle strutture che lo sovrastano e sulle quali non ha presa.
Molto bene, presa coscienza di questo, attraverso concetti chiave (molto base, ma pur sempre utili), passo all’ESISTENZIALISMO. Ma quello ATEO di Sartre.
Il termine Esistenzialismo venne adottato daJean-Paul Sartreil quale, il 29 ottobre 1945, discusse la propria posizione esistenzialista durante una conferenza alClub Maintenant di Parigi. La lezione fu pubblicata comeL’existentialisme est un humanisme (L'esistenzialismo è un umanismo), un piccolo libro che contribuì molto a diffondere il pensiero esistenzialista.
Il tema principale posto in essa è la fondamentalelibertàdi realizzarsi di ogni uomo come uomo-dio e l'ineludibilità di rimanere sempre un dio-fallito. Ciò che evidenzia il fallimento è l'angoscia che attanaglia l'uomo nel vivere il suo esistere come una libertà fasulla, basata sul nulla.
L'esistenzialismo, che proclama la libertà totale, così come la responsabilità totale degli atti dell'uomo di fronte agli altri e a sé stesso. · Contingenza dell'essere: il mondo è «assurdo», senza ragione. È «di troppo». Esiste semplicemente, senza «fondamento». Le cose e gli Uomini esistono di fatto, e non di diritto. (Vedere La nausea.) · L'Uomo è definito dalla coscienza. Ovvero ogni coscienza è coscienza di qualcosa (idea d'intenzionalità ripresa da Husserl). L'Uomo è dunque fondamentalmente aperto sul mondo, «incompleto», «girato verso», esistente (proiettato fuori di sé): c'è in lui un niente, un «foro nell'essere» suscettibile di ricevere gli oggetti del mondo.
La coscienza è ciò che non coincide mai con se stessi, ciò che è potenza di "nullificazione" (cioè di negazione, cioè d'azione) grazie all'immaginazione (che può pensare ciò che non è). La coscienza rende dunque il progetto possibile. · L'Uomo è assolutamente libero: egli non è nient'altro che ciò che egli fa della sua vita, egli è un progetto. L'esistenza precede l'essenza. · "L'Uomo è condannato ad essere libero": non impegnarsi è ancora una forma d'impegno, poiché se ne è responsabili. Inoltre, Dio non esiste (e in ogni caso "se esistesse ciò non cambierebbe nulla"), per cui l’uomo è unica fonte di valore e di moralità; è condannato ad inventare la propria morale. · Rifiuto del concetto freudiano d'inconscio, sostituito con la nozione di «malafede»: l'inconscio non saprebbe diminuire l'assoluta libertà dell'Uomo. Il criterio della morale non si trova dunque al livello delle "massime" (Kant) ma degli "atti". La «malafede», sul piano pratico, consiste nel dire: "quel che conta è l'intenzione". · Intersoggettività: il soggetto tende a fare degli altri un oggetto e a percepirsi come l'oggetto d'altri (esempio particolare del "gesto sporco" sorpreso mentre fatto di nascosto). [immagine canta come se nessuno ti stesse ascoltando, danza come nessuno ti stesse guardando, ama come nessuno ti avesse mai ferito..] L'uomo non vive se non in relazione all'altro, e l'"IO" sartriano non è più soggettivo ma oggettivo, in quanto è riferito ad ogni uomo in chiave universale. Sintetizzando: siamo come una stanza con una finestra che si affaccia sul mondo esterno... e sta a noi, e solo a noi, decidere di aprirla.
LA NAUSEA La nauseaè quindi un romanzo filosofico nella misura in cui ripropone, sia pure in maniera del tutto originale, una specie di dualismo tra ciò che è cosciente e ciò che è incosciente. Per Sartre infatti la coscienza è l'elemento che distingue due categorie ontologiche distinte, appartenenti a due livelli ben distinti dell'essere La vita, secondo Roquentin (il protagonista del romanzo), nel momento in cui ci appare come un unico e inevitabile flusso di esperienze senza un senso proprio, provoca la grande vertigine della nausea. Si può dunque dire che Sartre lamenta il fatto che larealtànon ci diasignificatoda sé, ma che è la coscienza dell'uomo a doverglielo dare. In questa impresa l'uomo è del tutto solo, perché non c'è un Dio a cui fare riferimento e porre domande. L'esistenzaè di per sé già compiuta nella sua evidenza, l'esistenzaè assoluta e gratuita. La condizione di chi si sente esistere è già vissuta come un esistente, seppure assurda perché senza uno scopo apparente, viviamo per vivere e per morire, gli eventi ci vengono incontro come fenomeni e non possiamo dedurli se non vengono in contatto con il nostroIo.
Alcune citazioni Ciò che non è assolutamente possibile è nonscegliere. Noi non abbiamo né dietro a noi, né dinanzi a noi, in un dominio luminoso dei valori, delle giustificazioni o delle scuse. Siamo soli, senza scuse. Non facciamo quello che vogliamo e tuttavia siamo responsabili di quel che siamo.
Per ottenere una verità qualunque sul mio conto, bisogna che la ricavi tramite l' altro. L'altro è indispensabile alla mia esistenza, così come alla conoscenza che io ho di me.