C’è stata la settimana della moda a Milano. Sfilate sulle varie passerelle, con i vari stilisti, delle varie case di moda, con le varie proposte. Ma non è questo che mi interessa, qui. Per carità, a me la moda piace. Sono una che va a caccia della scarpa che ha sognato la notte, perché deve trovarla esattamente così, quando si sveglia e va in giro in una decina di negozi. La moda mi piace eccome. Sono una femminista che porta il tacco 12 e pure 14, io.
Detto questo. Detto tutto il bene possibile di un settore che crea lavoro per giovani e non solo, che crea indotto, che crea esportazione, che rappresenta benissimo il nostro Paese all’estero…. detto questo. Dico pure che ho visto le foto delle sfilate. E sotto il vestito non c’era niente. Sì, “sotto il vestito niente”. Forse il messaggio degli stilisti è questo? Che dobbiamo vedere solo i vestiti, senza tener conto delle donne-manichino che li indossano?
Molte di noi, molte femministe, si scagliano contro il fatto che queste modelle siano magre, troppo magre, eccessivamente magre. Io non focalizzo solo o soprattutto su questo, perché da donna magra (taglia 40) che mangia come uno scaricatore di porto, capisco che possano anche esistere donne come me , magre ma felicemente amanti della pasta, della pizza, della cioccolata. Non esistono solo le formose, esistono anche quelle magre. L’eccesso non va mai bene, ma le donne magre hanno diritto di respirare come le altre.
Non voglio quindi fare come nella bottega del macellaio e soppesare un tanto al chilo: magra-grassa-secca-formosa… Non mi piace fare così. Ciascuna ha la propria costituzione. Ovviamente, senza entrare nello specifico di disturbi dell’alimentazione come l’anoressia: allora lì sono problemi seri.
Qui, vorrei sottolineare ben altro di quelle foto di moda. Vorrei riflettere sul fatto che vedo spesso (non sempre, ma spesso) delle MODELLE BAMBINE- ADOLESCENTI (ad occhio e croce di 14-15 anni). E la cosa che mi dà fastidio nell’osservarle, sono i loro visi, non i loro corpi magri. Vedo visi truccatissimi come maschere teatrali, con capelli cotonati, occhiali da sole grandi come il loro viso. Finte, troppo finte. E il loro sguardo, fisso nel vuoto, senza un cenno di sorriso. Tutto senza emozioni, senza vita, come bloccato. Sembrano bambole di plastica.
Perché, mi chiedo, usare della bambine? Perché i loro bellissimi visi sono senza una ruga, senza occhiaie, senza imperfezioni? Va bene. Ma le donne che poi comprano abiti non sono bambine. Sono donne.
Io sono di una generazione diversa: quando ho iniziato ad appassionarmi di moda, da ragazzina, le modelle erano Naomi Campbell, Claudia Schiffer, Cindy Crawford, Monica Bellucci. Ragazze grandi, con una presenza sul palco da star. Con fisici mozzafiato, non magrissimi. Con carattere, forte personalità. Sono state le dive della moda. Per me, le donne della moda erano e rimangono quelle. Con le loro gote, i loro sorrisi, gli occhi che perforano lo schermo. Vive. Non manichini.
Ora, da anni ormai, questo “uso” delle BAMBINE MODELLE mi fa davvero tristezza. Perché non fa bene alla moda, non fa bene al sistema socio-culturale (la moda è anche cultura), non fa bene ai consumatori. Soprattutto non fa bene a tutte quelle bambine “normali” che si identificano con queste bambine-modelle.
Perché il pericolo dell’identificazione non esiste per noi donne adulte. Ma per le bambine, per le ragazzine, sì, esiste.
E oltre a quei corpi magri, io temo quegli sguardi da avatar, fissi, senza vita. Quello scimmiottare il mondo adulto. Quel voler essere grandi a tutti i costi. Quell’annullare l’infanzia e l’adolescenza come se non servissero. Tolto il pannolone, ecco fatto che si è donne. Due chili di mascara, tacco alto, borsa griffata e sono pronte per affrontare il mondo. Non mi piace. Il messaggio che passa non è giusto.
Quegli abiti bellissimi dovrebbero essere indossati da donne. Le bambine vanno lasciate stare. Fatele giocare, fatele sognare. Non usatele come manichini senza vita.
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