Le molecole affettuose del lecca lecca

Creato il 25 marzo 2015 da Diletti Riletti @DilettieRiletti

Come li scegliete i libri? Io non ho un modo solo, certe volte arrivano a me attraverso il passaparola, altre volte ne leggo in rete, altre volte entro in libreria e una copertina rosa shocking si intona perfettamente al mio disturbo mentale di quel giorno. Altre volte succede tutto, di un libro me ne parlano, ne leggo girovagando tra siti e blog, o esso stesso ha un titolo così strano da solleticare qualche zona sempre in ombra della mia testa, eppure. Eppure niente, non lo compro, non me lo regalano, non me lo prestano e lo so che devo leggerlo, non perché se non lo faccio morirò sette giorni dopo solo perché devo e basta ma passano anni e quasi quasi me ne dimentico. Poi arriva lei, la spacciatrice, una di quelle amiche che lo sa che dovresti campare cento anni più che in solitudine in eremitaggio completo per leggere tutto ciò che possiedi e vorrai possedere ma lei, maligna, se ne frega e che fa? Ti fa un regalo. Inutile dire che Le molecole affettuose del lecca lecca, col suo titolo assurdo e invitante, con la sua prima pubblicazione ad opera di una piccola e combattiva casa editrice, con gli amici che me lo consigliavano, ha fatto tutto questo giro tortuoso per poi, vigliacco, imporsi alla lettura quando gli pareva. Come un ciccione che suona alla porta di casa a ora di cena e voi avete solo una piccola, deliziosa, untuosa frittata di maccheroni (se tu che mi leggi sei del nord non sai che ti perdi) e niente, gliela dovete offrire per forza e sapete che lui la mangerà. Solo che questo ciccione prepotente, con la mia pasta dorata in bocca, si è rivelato di così piacevole compagnia che la mia cena gliel’ho ceduta proprio volentieri.

Troverete qua e là qualcuno che definisce questo libro, di Francesco Consiglio, un flusso di coscienza. A me tale non è parso. Forse un monologo, ma nemmeno. È un vero e proprio dialogo in cui uno dei due partecipanti sta zitto perché l’altro non lo fa mai. Eh già, Ciccio Pesce, il protagonista, sta parlando di quello che gli è capito in pochi anni durante l’adolescenza, vuole proprio spiegare al lettore che, tutto sommato, le rocambolesche e sanguinarie ed erotiche peripezie delle quali è stato vittima e artefice, non sono state colpa sua. I genitori, fissatisi con una sua deficienza prima, e una forma di autismo poi, non lo hanno aiutato a evolversi come un normale adolescente. Anche se ha tutti i sintomi di qualcuno che tanto normale non è. Le donne della sua vita lo hanno deluso, quando lui non voleva altro che amore. Anche se poi le delusioni non erano esattamente quelle che percepiva lui, o forse non erano nemmeno delusioni. E tutte queste informazioni le vomita Ciccio, te le sputa in faccia, e tu lettore vorresti rispondergli, dirgli la tua perché lui insiste a voler avere ragione pure quando dice delle assurdità, ma niente, non c’è modo perché Ciccio non tace mai.

Risate, tante e grasse. In special modo nella prima metà del libro, una trama avvincente pure quando in alcuni punti si lascia scoprire tanto da poter essere definita scontata. Scontato però vuol dire che non c’è giallo, che ci sono delle morti di cui noi sappiamo molto più del protagonista e questo è senza dubbio affascinante. Noi, lettori, ne sappiamo molto più del personaggio così come vuole l’autore che ci ha fatti divenire suoi complici e osservatori di questo ragazzo che si sbrodola nel tentativo di fornirci una versione della realtà fasulla, diversa da quella che noi invece già sappiamo essere un’altra.

La scrittura originale, le frasi brevi, le citazioni cinematografiche rendono il risultato godibilissimo, a tratti entusiasmante e a tratti irritante senza però mai far venire voglia di chiudere il libro. Questa lettura è stata un diversivo in una tabella di marcia che non la prevedeva affatto – sì, io ho una tabella di marcia perché altrimenti finisco al manicomio, e poi ci finirò lo stesso perché non la rispetto mai – e mi ha lasciata addosso una sensazione stranissima: l’affanno per una corsa dietro ad un bus ripagata dal fatto che son riuscita a salirci al volo.

Insomma se un ciccione goloso vi bussa alla porta e vuole la vostra frittata di maccheroni (no davvero, se non la conoscete non sapete cosa vi perdete), apritegli la porta e offritegli la suddetta: potrebbe essere il principe azzurro con la calzamaglia extra-large o un qualche nuovo supereroe.


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