Diverse osservazioni, fatte anche da terra da un team italiano, mostrano che le strutture più brillanti sul pianeta nano sono associate a fenomeni transitori, nebbie o foschie (hazes) con un ciclo diurno, probabilmente dovute alla sublimazione del ghiaccio d'acqua.
Cerere, il più grande corpo nella fascia principale di asteroidi, orbita quasi tre volte più lontano di noi dal Sole; secondo gli attuali modelli di evoluzione termica, quando si è formato ha subìto una "differenziazione" chimica al suo interno, eventualmente associata a una attività geologica. Come indicato da un recente articolo su Nature, già prima dell'arrivo della sonda Dawn, da Terra si erano osservate le righe in assorbimento dell'acqua e dell'ossidrile (OH) nello spettro di Cerere, facendo pensare alla presenza di acqua sulla superficie del pianeta nano. Ora, al contrario di quanto avviene nei satelliti ghiacciati di Giove e Saturno, dove le forze mareali esercitate dai pianeti giganti forniscono l'energia per scagliare nello spazio i cristalli di ghiaccio provenienti dalle profondità, negli asteroidi della fascia principale questo meccanismo non può funzionare. Il meccanismo responsabile dell'emissione di acqua su Cerere è stato invece associato ai famigerati " bright spot", regioni con elevata albedo osservate dalla sonda Dawn ed evidenziate nell'immagine in apertura. Secondo gli autori dell'articolo su Nature, le aree luminose suggeriscono la presenza di solfati idrati di magnesio, mescolati con il materiale più scuro sottostante. Nel caso del cratere Occator e anche Oxo (entrambi ingranditi in alto nell'immagine di apertura), dal fondo del cratere il ghiaccio d'acqua sublima e produce nubi di nebbia all'interno dei crateri, con un ciclo diurno di apparizione/scomparsa che è chiaramente legato all'irraggiamento solare. Al contrario, il cratere ingrandito in basso non mostra segni di attività ed è un esempio di "bright spot asciutto", in cui i sali minerali non contengono più sostanze volatili.
Le immagini Dawn qui sopra mostrano appunto questo ciclo diurno, con una opacità diffusa che riempie il cratere Occator intorno al mezzogiorno locale (in alto a sinistra), scomparendo quasi completamente al crepuscolo (in alto a destra). Nelle due "viste radenti" inferiori si vede come la foschia chiara riempie parte del cratere ma non supera l'altezza delle pareti. I ricercatori giungono alla conclusione che, per avere questo ghiaccio d'acqua in quantità, Cerere deve aver raccolto materiale volatile da una regone al di là della "snow line" dove queste molecole condensano.
In un altro articolo sul Monthly Notices of the Royal Astronomical Society Letters, a firma di ricercatori italiani, vengono iportati i risultati di misure spettrografiche ottenute con lo strumento HARPS montato sul telescopio di 3.6m di La Silla (ESO). Le misure di velocità radiale mostrano che la luce riflessa da Cerere subisce modulazioni complesse, legate alla rotazione del pianeta nano. Anche in questo caso, ci sono cambiamenti di albedo associati ad Occator con un ciclo diurno, suggerendo di nuovo la presenza di nebbie che diffondono la luce in certe ore del giorno.
Tutte queste osservazioni non fanno altro che aumentare l'attesa e le aspettative intorno alle nuove immagini e misure ravvicinate sul cratere Occator, previste intorno al prossimo fine settimana...
Per concludere, ecco un paio di nuove immagini LAMO pubblicate recentemente nella galleria Dawn.
Immagine PIA20313, ripresa il 2 Gennaio a 78° di latitudine Sud. Da notare, in alto a sinistra, un cratere da impatto che ha causato, sulla parete di un grande cratere più antico, una frana a sua volta successivamente craterizzata. Image credit: NASA/JPL-Caltech/UCLA/MPS/DLR/IDA
Immagine PIA20315, ripresa il 6 Gennaio a 40° Sud. Il cratere sulla sinistra si chiama Meanderi e presenta evidenti segni di crolli e di "dissipazione" di materiale - Image credit: NASA/JPL-Caltech/UCLA/MPS/DLR/IDA
Fonti: - -
http://www.media.inaf.it/2016/02/15/quella-strana-foschia-su-cerere/
http://photojournal.jpl.nasa.gov/catalog/PIA20183