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Le negano l’aborto, Savita muore

Da Marypinagiuliaalessiafabiana

Le negano l’aborto, Savita muore

Si chiamano prolife. Per la vita.
Ma per la vita di chi?

Non per quella di Savita.

Nell’ospedale universitario di Galway, nella cattolica Irlanda, Savita Halappanavar muore il 28 Ottobre scorso. Savita si trovava in quell’ospedale per una interruzione volontaria di gravidanza, sentiva che qualcosa non andava, voleva abortire.

Pare che le abbiano risposto che l’Irlanda è un paese cattolico. Savita non era irlandese e nemmeno cattolica, ma non importa, loro sono prolife, loro sono perlavita. Savita è morta di setticemia.

In Irlanda l’aborto è illegale, vi si può ricorrere solo nei casi in cui la vita della madre è a rischio. Ma quali siano questi casi non si sa. Il caso di Savita era uno di questi?

Una ragazza di 31 anni è morta perché le è stato negato quello che dovrebbe essere un diritto di tutte le donne, in qualsiasi parte del modo, il diritto di decidere sul proprio corpo, sulla propria vita.

Ma loro, quelli perlavita, non hanno permesso a Savita di scegliere. Pare le abbiamo detto che finchè c’è battito cardiaco del feto non si può intervenire. Loro sono perlavita! Hanno aspettato che il battito del feto si fermasse e solo allora lo hanno estratto dal corpo della ragazza. Peccato troppo tardi, Savita è morta, però loro non hanno interrotto il battito cardiaco del feto, perché loro sono prolife, perlavita.

“È di vitale importanza riconoscere in questo momento che l’Irlanda, senza l’aborto indotto, è riconosciuta dalle Nazioni Unite e dall’Organizzazione mondiale della sanità come leader mondiale nella protezione delle donne in gravidanza ed è uno dei luoghi più sicuri […]”  Il presidente del movimento prolife irlandese Ruth Culle ha pronunciato queste parole dopo la morte di Savita, accompagnandole con sentite condoglianze per il marito e la famiglia. (fonte qui) Non aggiungo altro.

La morte di Savita riapre il dibattito in Irlanda sulla mancanza di una legge per l’interruzione volontaria di gravidanza. E’ inimmaginabile che in un paese europeo ancora oggi venga negato alle donne il diritto fondamentale di scegliere se portare avanti o meno una gravidanza, con gravi ripercussioni sulla salute che non di rado, purtroppo, arrivano ad esiti tragici come questi.

Ma anche nei paesi dove esistono leggi che regolano l’IVG non si è mai al sicuro dagli attacchi dei prolife e dei fondamentalisti religiosi di varia provenienza.
In Italia la legge 194 sull’aborto è limitata nella sua applicabilità dall’elevatissimo numero di medici obiettori. Questo numero sembra essere aumentato, raggiungendo il 70% del totale dei ginecologi italiani. In alcuni ospedali italiani il servizio di IVG è sospeso per mancanza di medici non obiettori. Per questo motivo  l’International Planned Parenthood Federation European Network e la Laiga (libera associazione dei ginecologi per l’applicazione della 194) hanno presentato ricorso alla Consiglio d’Europa. Il ricorso è stato accolto, le strutture ospedaliere devono garantire un numero di medici non obiettori per la regolare attuazione della legge 194. (fonte qui)

Nonostante ciò questo diritto sacrosanto all’autonomia delle scelte e alla salute è in continuazione minacciato da movimenti legati al fondamentalismo cattolico che vogliono infilarsi nei consultori, che vogliono equiparare i diritti di una donna a quelli di un feto, che bloccano l’aborto farmacologico (ru486) perché se devi abortire come minimo devi farlo con dolore, non puoi mica prenderti una pillola, altrimenti ci prendi gusto e abortisci in continuazione! E poi fanno disinformazione, sostengono tesi antiscientifiche, come quella secondo la quale la pillola del giorno dopo sarebbe un farmaco abortivo, quando in realtà è classificato come un farmaco anticoncezionale, perché è un farmaco anticoncezionale! E fanno contro-campagne in cui dicono che “l’obiettore è un buon medico”  ( qui la vera! campagna della consulta di bioetica “il buon medico non obietta”) e poi quella retorica, quelle immagini photoscioppate di piccoli bambini “uccisi” già completamente formati alla seconda settimana di gravidanza.

Le negano l’aborto, Savita muoreE si lamentano anche, si lamentano che noi limitiamo la loro libertà. Noi limitiamo la libertà dei prolife, siamo al paradosso!

Questo scrive l’Osservatorio sull’intolleranza e le discriminazioni dei cristiani in Europa: “Temiamo che i governi, o i tribunali locali, pensino di stabilire una zona di divieto alle manifestazioni intorno ai luoghi in cui si abortisce, il che costituirebbe di per sé una violazione della libertà di associazione. Senza una ragione particolarmente cogente, questo tipo di proibizione non è giustificato” (fonte qui) 

 Non è giustificata la presenza di questi fanatici religiosi nei consultori e negli ospedali pubblici e laici!
La legge 194 in Italia non si tocca, anzi va garantita la sua massima applicabilità, perché tutte le donne, non solo quelle che possono permettersi la clinica privata, dove gli obiettori non ci sono mai maguardaunpo’, possano accedervi, e possano accedervi senza essere aggredite, senza essere additate come assassine, senza doversi sentire in colpa.
Il diritto all’aborto dovrebbe essere garantito anche in Irlanda, perché non si ripeta mai più quello che è successo a Savita. Uccisa da chi si osa definire perlavita.



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