Magazine Cultura
LE NINFE DI ALYARI, di Daniela Leone.
Zerounoundici edizioni, 219 pagine, € 15,00
Giudizio: 3/5
Da leggere: se amate gli high fantasy e le ninfe della cultura classica
Di solito io do le stelline in base a una media aritmetica e il voto di questo libro sarebbe stato 2, ma siccome è un esordio do 3 per incoraggiamento.
Si tratta di un fantasy classico, anche se gli elementi sono rimescolati in modo abbastanza originale.
E' scritto in maniera formalmente corretta, scorrevole e senza refusi, con la punteggiatura al posto giusto (caratteristica non scontata per un esordiente).
La storia si svolge nella terra di Ghyoron e ha per protagonisti umani, nani e, sopratutto, ninfe. Proprio queste ultime sono l'aspetto più interessante del romanzo. L'autrice le immagina come streghe votate a due divinità tra loro contrastanti, Alyari e Tuoren, e le suddivide in tre gruppi con caratteristiche differenti: ninfe del bosco, sirene e amazzoni.
Il difetto più grande che ho riscontrato è la quasi totale mancanza di azione, che rende la lettura noiosetta. Da metà circa migliora, ma per le prime 100-150 pagine non si fa altro che descrivere una situazione di fatto, piuttosto statica. Ogni tanto viene inserita qualche rivelazione, ma nulla che faccia effettivamente venire voglia di continuare a leggere per scoprire come va a finire.
Alcuni personaggi sono fatti abbastanza bene, ma la maggior parte ha una caratterizzazione un po' confusa.
C'è un intreccio tipico di un film di Barbie: ragazza del popolo orfana (per altro irritante), amica per la pelle del principe azzurro (che come tutti i principi azzurri è da schiaffi), che si scopre... indovinate un po'? Principessa anche lei!
Il peggior personaggio è comunque Mitria, il cattivo di turno.
Devo dire che è apprezzabile il tentativo di dargli un minimo di motivazione per voler distruggere il mondo (non è un cattivo-perché-sì), ma non si capisce se l'autrice voleva che lo odiassimo, che avessimo paura di lui o che ne provassimo pena. In pratica è un mago psicolabile oppresso da un profondo senso d'inferiorità dovuto a un'infanzia traumatica, che scrive lettere a un figlio che non ha nemmeno ancora concepito e che conta di avere da un'amazzone reticente. Inoltre è potentissimo, tanto da poter domare raptor e soggiogare la mente di intere popolazioni.
E' troppo cattivo, troppo potente per poterlo trovare plausibile. Alla fine risulta come una macchietta ridicola.
La trama in sé ha altri punti deboli (per esempio, non si capisce come faccia un drago a stare in una cella assieme ad altre due persone, dato che notoriamente un drago è grande quanto un campo da calcio) e inoltre molte cose sono raccontate e non mostrate e altre non sono raccontate nemmeno (mancano molte descrizioni che avrebbero fatto comodo).
Comunque tutti questi difetti sono tipici degli esordienti e possono essere corretti con un po' d'esercizio.
Almeno il libro è scritto in italiano e questo è già tanto. Avrebbe bisogno di essere ristrutturato per rendere la trama più coerente e credibile.
Potrebbero interessarti anche :