Le nostre armi? I fiori!

Creato il 05 gennaio 2012 da Abattoir

giovedì 5 gennaio 2012 di Andrea Ventura

Foto di Andrea Ventura

Abbiamo già parlato in un precedente articolo di “Guerrilla gardening”: una forma di attivismo ecologico nato a New York negli anni ’70 che consiste nel curare il giardino di qualcun altro senza alcun permesso.

In questo articolo cercherò di spiegare lo spirito con cui è nato il movimento, perchè si parla di “guerriglia” (termine in contrapposizione all’idea di pace e natura), quali sono le “armi” usate dai guerriglieri.

I “ribelli giardinieri” sono spinti dai più disparati motivi, dall’amore per il verde a motivazioni politiche e di provocazione, ma l’obiettivo è chiaro e condiviso: rendere le squallide e grigie città dai caratteristici terreni abbandonati e dalle aiuole trascurate  giardini rigogliosi e fioriti.

Uno dei loghi più famosi dei Guerrilla Gardening

I guerriglieri, spesso col favore delle tenebre, “attaccano” una rotonda, una via o un’aiuola armati di vanga e bombe di semi1. Tutto può trasformarsi in giardino, persino i muri e i marciapiedi opportunamente trattati possono ospitare piante e fiori, diventando, di fatto, rispettivamente giardini verticali e aiuole. Più estrosa è la trasformazione, più clamorosa diventa l’azione di protesta. Gli attacchi dei giardinieri sono quasi esclusivamente autofinanziati, a volte però alcuni vivai dal cuore verde offrono agli attivisti piante, fiori e semi da piantare per contribuire a migliorare “l’arredo urbano”.

Un aspetto interessante che caratterizza le azioni di guerriglia è la metaforica violenza che accompagna la semina di alcuni “gardener”. Le bombe di semi possono essere lanciate come fossero granate (ne esistono in commercio modelli che ne riproducono l’aspetto), tramite fionde o mortai giocattolo. I guerriglieri più estremi a viso coperto non sembrerebbero tanto diversi dalle flange violente di un gruppo di manifestanti. L’ossimoro violenza-fragile germoglio trionfa quando a seminare su larga scala le aree desertificate ci pensa un bombardiere militare, come promette un progetto di Yanko Design, pronto a sganciare decine di “caramelle”, missili biodegradabili contenenti semi di piante autoctone, per prevenire il maggior danno dell’introduzione di specie non native, e tutto ciò che è necessario alla germinazione.

L’idea di bombardare la terra con simboli di vita è molto suggestiva e alimenta la speranza di pace e riconciliazione  con la natura.

Esistono numerosi gruppi “Guerrilla gardening” più o meno organizzati, dai “Badili Badola” torinesi al gruppo facebook “Guerrilla gardening Palermo“. La suddivisione in piccole realtà locali è fisiologica, ciascun gruppo infatti mira prevalentemente ad abbellire la propria città, ma tra esse vengono scambiati consigli e foto dei “prima e dopo” le azioni di guerriglia verde. Oggi infatti esiste un sito web che cerca di raccogliere le diverse realtà mondiali www.guerrillagardening.org  e uno che riunisce quelle italiane www.guerrillagardening.it.

E allora che aspettate gente dal pollice verde o dalla voglia di rivoluzione ecologica?

Munitevi di pala, bombe di semi  e qualunque altra simbolica arma riuscite a inventare e colorate di profumi floreali le nostre città!

1. Le bombe di semi sono palline di argilla (o terricio) e semi avvolte da carta umida, usate dagli attivisti per colpire “a distanza” aree urbane altrimenti irraggiungibili.



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